MESSINA. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 18 anni per due nonni chiamati a rispondere di violenza sessuale e riduzione in schiavitù. Vittime due bambini, loro nipotini, costretti a subire atti sessuali ed essere ceduti ad altre persone. Nel processo fu coinvolto anche un  trentenne, che ha sempre sostenuto la sua innocenza: in primo grado era stato condannato, in appello è stato assolto con formula piena. 

Al centro del processo la storia terribile di un bambino ed una bambina rimasti fin da piccoli orfani senza la mamma morta e senza il padre. Furono affidati ai nonni ed andarono a vivere con loro fino all’età di 8 ed 9 anni. Era  l’agosto del 2009 quando, su intervento dei servizi sociali, furono allontanati dalla casa dei nonni ed affidati ad una comunità di tipo familiare. La decisione fu del Tribunale per i minorenni alla luce degli atti e delle relazioni degli assistenti sociali. Inizialmente il campanello d’allarme era stato lanciato dalla scuola: gli insegnanti si erano accorti che i bambini manifestano sintomi di disagio nel comportamento.  Particolari atteggiamenti che non erano passati inosservati, subito riferiti agli assistenti sociali.  Una  volta in comunità, i due bambini, che all’inizio presentavano delle carenze nell’aspetto e nella cura di se stessi, a poco a poco si sarebbero aperti con i responsabili del centro e sarebbero venuti fuori le sofferenze e i particolari della loro terribile storia. Dal racconto dei due piccoli era scaturita l’indagine, seguita da un incidente probatorio che portò ai nonni.

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