PALERMO. Nell’inchiesta sull’ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro spuntano anche due talpe: un colonnello dell’Arma che avrebbe dato informazioni riservate su indagini all’ex governatore, Stefano Palminteri, e una dirigente regionale che gli avrebbe passato sotto banco in anteprima i bandi. Entrambi sono indagati. “Ha visto qualcosa perché? “, chiedeva Cuffaro al suo avvocato Claudio Gallina, che gli aveva procurato un incontro col militare. L’ufficiale e l’ex presidente si sarebbero poi visti. In cambio delle informazioni, lo dice lo stesso Cuffaro non sapendo di essere intercettato, il militare aveva cercato di avere un incarico per la moglie.

Al centro dell’indagine c’è la sanità. I vertici delle aziende sanitarie oggetto di spartizione meticolosa. “Noi abbiamo Enna, Palermo e Siracusa”: diceva Cuffaro, non sapendo di essere intercettato dalla Procura di Palermo. Parole che, secondo i pm che due giorni fa hanno chiesto l’arresto dell’ex governatore e di altre 17 persone, dimostrano “l’influenza e l’ingerenza nella gestione strategica dei posti di maggiore responsabilità nel mondo della sanità regionale”. I magistrati, nella richiesta di misura cautelare sottolineano che le ragioni di tanto interesse “sono di immediata intuizione e vanno ravvisate nell’enorme quantità di risorse economiche, e non solo, che circolano in questo settore, sulla cui regolamentazione, gestione e normazione, peraltro, la competenza è regionale”.Il progetto dell’ex governatore era secondo le indagini di accaparrarsi un terzo delle posizioni di vertice delle Asp siciliane nello specifico, quelle di Palermo, Enna e Siracusa.

Mettere al posto giusto gli uomini ‘giusti’ avrebbe consentito, secondo chi indaga, all’ex governatore di condizionare appalti, truccare concorsi, il tutto per consolidare il suo potere.  Nell’indagine sono coinvolte altre 17 persone tra cui l’ex ministro Saverio Romano, ora deputato di Noi Moderati. “Tranne il rapporto con Caltagirone non mi interessa di valorizzare…ma se si fa un quadro complessivo perché il Civico a Palermo se lo devono prendere Forza Italia o Fratelli d’Italia?” diceva Romano non sapendo che Cuffaro fosse intercettato e alludendo a Alessandro Maria Caltagirone, poi nominato direttore generale dell’azienda ospedaliera di Siracusa. Il parlamentare e Alessandro Maria Caltagirone sono indagati per turbativa libertà degli incanti in merito a un appalto bandito dall’ente sanitario che sarebbe stato illecitamente aggiudicato alla ditta Dussmann.

E gli appetiti della politica sulla sanità vengono fuori, secondo l’accusa, anche nel capitolo dell’inchiesta dedicata alla nomina di Roberto Colletti ai vertici dell’azienda ospedaliera Villa Sofia. “Io lavoro per te”, gli diceva Cuffaro.

Nell’inchiesta su Cuffaro spunta anche il Ponte sullo Stretto: secondo le intercettazioni, «alcuni soggetti del suo entourage l’avevano attivato – scrivono i carabinieri – per sfruttare le potenzialità occupazionali e finanche di finanziamento della Nuova Dc dall’annunciato inizio dei lavori di realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina», riporta Repubblica. Si tratta di un capitolo degli accertamenti pieno di omissis dedicato agli interessi suscitati dall’opera.

La prossima settimana i 18 indagati nell’inchiesta della procura palermitana su appalti truccati saranno sentiti dal gip che dovrà decidere sui domiciliari richiesti dai pm.

La gip Carmen Salustro ha stabilito che Ferdinando Aiello, Marco Dammone, Mauro Marchese, Paolo Bordonaro, Giuseppa Di Mauro, Paolo Emilio Russo, Vito Fazzino e Sergio Mazzola saranno sentiti lunedì 11 novembre, alle 9:30.

Il 13 novembre, alle ore 10, toccherà ad Alessandro Maria Caltagirone, Roberto Colletti, Antonio Iacono, Giovanni Giuseppe Tomasino e Alessandro Vetro.

Il 14 novembre alle 9:30 davanti al gip compariranno Antonio Abbonato, Salvatore Cuffaro, Carmelo Pace, Vito Raso e Saverio Romano.

Fonte Ansa

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