MESSINA. Gli universitari No Ponte, il gruppo di 620 tra professori, ricercatori e personale tecnico amministrativo che si oppone alla realizzazione della grande opera, scrive ai componenti del Cipess, il comitato interministeriale per la programmazione economica, che è l’organismo che dovrebbe approvare il progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina, chiedendo di non procedere al “via libera”, stavolta per le grosse incongruenze legate alla realizzazione dell’opera perchè militarmente strategica, come sostiene il governo.
“Nelle ultime settimane abbiamo assistito a un parossistico restyling d’immagine del progetto del ponte sullo Stretto di Messina che, da opera di importantissima rilevanza ai fini del traffico merci e passeggeri, è improvvisamente divenuta essenziale e strategica infrastruttura militare, assertivamente “voluta dall’Europa e dalla NATO”. Si tratta di una bugia strumentale, fondata su documenti irreperibili e non verificabili e che, peraltro, rende inapprovabile dal CIPESS il progetto. Indipendentemente da altre ragioni di incompletezza e di contrasto con normative comunitarie (Direttiva “Habitat” e Direttiva “Appalti”), infatti, la presunta valenza militare dell’opera renderebbe necessario un adeguato e approfondito parere preventivo da parte delle strutture tecniche e gestionali dell’Esercito, che affrontino tutti i punti di seguito segnalati e che, soprattutto, revisionino il progetto secondo le esigenze tecniche della mobilità militare. Il Movimento “Universitari No Ponte”, sorto lo scorso anno con l’adesione ad oggi di 620 persone – numero che cresce di giorno in giorno – appartenenti a Università italiane, europee ed extraeuropee, esponendone di seguito i perché, chiede al CIPESS di non procedere all’approvazione del progetto.
1. Perché è un inganno. Il ponte non nasce e non è mai stato pensato come un oggetto militare o dual-use (civile/militare). Prove ne sono 1) che è stato commissionato a un’azienda privata senza impiegare la normativa per gli appalti nel settore della difesa e della sicurezza (che avrebbe previsto un iter completamente diƯerente); 2) che nella relazione del progettista del 20/01/2024 – così come nell’analisi trasportistica del progetto – non compare mai nessun riferimento all’utilizzo militare dell’infrastruttura; 3) che il progetto è stato sviluppato senza alcun coinvolgimento dell’Esercito, cui non è mai stato chiesto parere tecnico con riferimento alle esigenze strutturali legate alla mobilità militare. Anche la gestione e la tutela del ponte secondo i contratti a suo tempo sottoscritti a seguito della gara, e che la recente normativa intende richiamare in vita, sarebbero delegate a gestione privata ai fini della regolamentazione e sfruttamento economico del flusso di passeggeri e merci in attraversamento dello Stretto per mobilità privata e civile. La caraterizzazione militare dell’opera è stata evidenziata solo di recente e sembra strumentalmente indirizzata a eludere o scavalcare del tutto la valutazione di incidenza ambientale (invocando i cosiddetti IROPI) per presunto interesse imperativo legato alla Difesa e a mettere le somme a bilancio all’interno dell’impegno preso dal governo sulle spese NATO, cercando eventualmente anche di eludere i vincoli di bilancio debito/PIL. Operazione che è tutta da dimostrare nella sua fattibilità e accettabilità da parte degli altri partner NATO.
2. Perché è pericoloso Definire il ponte come opera di interesse militare lo renderebbe automaticamente obiettivo legittimo in caso sciagurato di una guerra. Un suo attacco (o del cantiere in fase di realizzazione) non sarebbe più inquadrabile come una violazione del diritto internazionale e, in particolare, delle Convenzioni di Ginevra. Questo diventa particolarmente preoccupante rispetto all’orizzonte storico che ci stiamo dando, con l’impennata delle spese dedicate alla difesa e il contesto geopolitico che stiamo alimentando. La vulnerabilità militare del ponte e l’imponenza del costo della sua difesa sono stati evidenziati dalla “Rivista Militare” dell’Esercito Italiano, che ha perentoriamente dichiarato: “la soluzione «ponte sospeso» sembra davvero essere quella meno valida dal punto di vista della Difesa”.
3. Perché è infondato Il ponte non è militarmente utile in quanto le reti ferroviarie italiane, e in particolare calabresi e siciliane, non sono idonee al trasporto di mezzi blindati pesanti (cingolati e gommati). Il trasporto di munizioni avviene, e continuerebbe ad avvenire, via mare in quanto più sicuro. La rete ferroviaria risulta essere troppo sensibile ad eventuali incidenti per tali tipi di trasporto, a prescindere che sia in guerra o in pace. Il collegamento stradale e ferroviario fra le basi NATO (navali e aeree) di Sigonella e Napoli è lungo oltre 600 km; dovessimo considerare militarmente strategico questo collegamento sarebbe insensato “militarizzare” un segmento di appena 3,6 km, dovendosi estendere questa classificazione (e gestione) all’intera rete autostradale e ferroviaria che collega le località.
4. Perché è controproducente Piuttosto è vero il contrario, cioè che il ponte sarebbe il primo degli obiettivi (legittimi o meno) se non altro per questioni di visibilità e prestigio, in caso di guerra convenzionale o no. Il ponte di Kerch, come esempio celebre, tra Russia e Crimea è stato attaccato 3 volte nell’arco di 3 anni (ottobre 2022, luglio 2023 e giugno 2025), ogni volta con metodologie diƯerenti (camion-bomba, minamento, droni subacquei), rendendolo un problema piuttosto che una risorsa militare. Il ponte piuttosto diventerebbe un ostacolo al transito di navi alte di interesse militare, come le portaerei americane delle classi Ford e Nimitz, che hanno un’altezza libera incompatibile con il franco navigabile del ponte.
5. Perché è dissennato Un costante disinvestimento nei mezzi di attraversamento su nave ridurrebbe la resilienza del sistema di trasporto, creando potenziali problemi, anche gravi, nel caso di temporanea inagibilità del ponte o del sistema ferroviario. Basti pensare al fatto che, a seguito di un attacco militare o cibernetico, un sisma o anche solo un incidente, la regione si troverebbe isolata. In alternativa, mantenere flotte di backup significherebbe sforare ogni obiettivo di presunto risparmio presentato nelle inverosimili analisi costi-benefici prodotte.
6. Perché è semplicemente un falso La strategicità del ponte è stata invocata dal nostro governo, ma non è stata mai confermata dagli organismi di difesa UE o NATO. Non esistono (o non sono pubblici) dossier NATO che includano il ponte tra le opere comprese nelle Main Supply Routes (MSRs) né è incluso nell’Action Plan for Military Mobility dell’UE, impropriamente citato dal “Rapporto IROPI” approvato dal Consiglio dei Ministri, dove viene citato un documento della Commissione Europea in realtà irreperibile ai servizi di ricerca documentale del Parlamento Europeo. Per essere inserito nel piano di mobilità NATO ai sensi dello STANAG 2021 (STANdardization AGreement NATO), ogni ponte deve essere classificato con un numero MLC, che indica la massima capacità portante per veicoli militari (sia cingolati sia ruotati). Il ponte non ha una classificazione MLC.
Per quanto precede, i 620 del Movimento “Universitari No Ponte” ribadiscono al Governo e ai componenti del CIPESS che l’eventuale approvazione del progetto definitivo allo stato prodotto sarebbe nulla e impugnabile, perché priva di elementi essenziali, contraria a norme Europee inderogabili e incoerente con la destinazione funzionale ultimamente indicata.