MESSINA. Lo psicodramma di inizio estate è nato con una interrogazione presentata dal consigliere metropolitano Carmelo Pietrafitta (Forza Italia), ed è continuato con una dichiarazione del sindaco di Messina Federico Basile, e con un minacciosissimo post del leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca: il motivo del contendere è che il partito di cui De Luca è stato fondatore riceve donazioni e contributi (molti, qui i 400mila euro ricevuti solo a dicembre) dai suoi iscritti, molti dei quali politici d’area, componenti di partecipate e membri di “sottogoverni”. Il tutto, come legge prescrive, reso pubblico tramite il sito di Sud chiama Nord (qui i contributi, qui le donazioni): lo stesso De Luca aveva chiamato a raccolta i sostenitori per la campagna elettorale delle europee del 2024, con un discreto successo in termini di fondi raccolti. Su questo Pietrafitta, in un’interrogazione a Basile in qualità di sindaco metropolitano, chiede “se non ritenga che detta condizione possa rappresentare una potenziale condizione conflittuale”.
La questione ha fatto saltare la mosca al naso a De Luca, che ha iniziato il suo post avvertendo che “Stavolta qualcuno si farà male!”, e concludendolo con “Saranno comunicate le azioni legali intraprese ed i retroscena che configurano un tentativo di estorsione andato male!”, e annunciando una conferenza stampa di De Luca stesso, Basile, Laura Castelli (presidente nazionale) e Danilo Lo Giudice (coordinatore regionale) in merito alle modalità di finanziamento di Sicilia Vera e Sud chiama Nord.
A intervenire sulla legittimità della questione è stato Federico Basile: “Tutti i bilanci del partito – ha dichiarato il sindaco metropolitano – sono sottoposti a controllo di legittimità. È bene ricordare che la normativa vigente disciplina in maniera chiara e puntuale la materia dei finanziamenti ai partiti politici. In base a tale normativa, persone fisiche e giuridiche possono effettuare donazioni fino a 100.000 euro all’anno per ciascun partito. La legge impone inoltre ai partiti l’obbligo di adottare una contabilità certificata e di pubblicare i dati relativi ai contributi ricevuti, nel pieno rispetto dei principi di trasparenza e legalità. In questo contesto, è opportuno sottolineare che Sud Chiama Nord è regolarmente iscritta nel registro dei partiti politici e che i bilanci del movimento vengono annualmente depositati e sono sottoposti a controllo di legittimità, come previsto dalla normativa vigente. Alla luce di ciò, si precisa dunque che l’eventuale sostegno economico da parte di soggetti privati a formazioni politiche, effettuato nel rispetto delle norme di legge, non costituisce di per sé alcuna condizione di incompatibilità o conflitto d’interessi, né può pregiudicare l’accesso a incarichi o posizioni nell’ambito della pubblica amministrazione“.
A “calcare le cicche” sono stati però i tre consiglieri comunali del Pd Antonella Russo, Alessandro Russo e Felice Calabrò. “A Messina, negli ambienti della politica e dell’amministrazione, sono emersi nomi di professionisti, imprenditori, privati cittadini che finanziano – in modo tracciabile, certo – il partito del Sindaco. Finanziamenti una tantum, altri ricorrenti. Fin qui, nulla da dire: la legge lo consente. Tuttavia dobbiamo sollevare un interrogativo eticopolitico. Sicuramente costituisce una coincidenza, assolutamente accidentale, tuttavia non appare singolare che alcuni dei soggetti o delle ditte presenti negli elenchi dei finanziatori di “Sud Chiama Nord” siano contestualmente o successivamente beneficiari di nomine in seno ai C.d.A. di aziende controllate dal Comune o dalla Città Metropolitana? Ovvero siano coinvolti in appalti pubblici sempre degli stessi enti? Ammettendo la legittimità formale dei passaggi che emergono in queste ore, il nostro interesse più importante è quello di ribadire come nell’amministrare la cosa pubblica, non si possano e non si debbano in alcun modo costituire zone grigie, sovrapposizioni di ruoli e responsabilità che possano contaminare i rapporti tra la politica e la pratica amministrativa e di gestione. Il punto che a noi interessa evidenziare non è tanto quello giuridico – questo profilo, se rilevante, sarà trattato dagli organi competenti – ma soprattutto quello politico ed etico. E’ opportuno che queste pratiche accadano? Seppure legittime, non è interesse di chi governa che si evitino anche solo ipoteticamente situazioni che possano essere lette come zone grige di sovrapposizione di interessi che alla lunga screditano la stessa attività di chi è chiamato a gestire la cosa pubblica? Se davvero il Sindaco crede nella trasparenza, chiarisca con nomi e cognomi con quali donatori (che non siano gli eletti) sono stati instaurati rapporti professionali o pubblici con il Comune o con la Città Metropolitana. Chi amministra dovrebbe rispondere alla città, non solo al proprio partito. La res publica non è un bancomat – parafrasando qualcuno – e neppure può essere una ricompensa. Siamo certi che per primo Basile capirà quanto la chiarezza sia necessaria per mettere al riparo da ogni dubbio l’azione politica amministrativa della sua giunta; ecco perché ci attendiamo che su questi interrogativi risponda chiaramente a noi e alla città, fugando ogni dubbio e dietrologia”