MESSINA. Di sicuro sarà una celebrazione più “istituzionale“: il 4 novembre, festa delle forze armate, quest’anno non vedrà più la bandiera della pace, sventolata dal sindaco Renato Accorinti durante i cinque anni della sua sindacatura. Cateno De Luca, infatti, oggi primo cittadino, alla ricorrenza sembra tenerci parecchio, anche per rimarcare le differenze dal suo predecessore, e invita i messinesi a partecipare: “Domani (oggi, il post è stato scritto ieri, ndr) dalle ore 9:30 in poi si svolgerà la manifestazione in onore dei caduti di tutte le guerre. Sua Eccellenza il Prefetto di Messina, tutte le forze armate unitamente al Sindaco ed alla giunta municipale invitano la comunità a partecipare. In caso di pioggia la manifestazione si svolgerà nella galleria Vittorio Emanuele”.

Diametralmente opposto invece il pensiero di Renato Accorinti, che affida ad una nota le sue riflessioni: “Sono passati 100 anni e ogni 4 novembre si celebra la “vittoria” e “l’inutile strage” della prima guerra mondiale. Ma quale “vittoria”? La guerra è la più grande sconfitta dell’umanità e dopo l’immane tragedia della prima guerra mondiale l’uomo riesce a fare di peggio: fa la seconda guerra mondiale e sgancia le bombe atomiche…è l’inferno. Per la prima volta l’uomo comprende che la specie umana può scomparire dalla faccia della terra. Subito dopo si costituisce l’Onu per dire stop alla guerra e iniziare un cammino di pace”.

“Ancora una volta si ricade nello stesso errore: si rifanno le guerre e si sperperano immense e incalcolabili risorse economiche per riarmarsi e vendere armi anche ai più feroci dittatori dei paesi più poveri; hanno “giustificato” e difeso l’indifendibile. È la barbarie. Risultato? Alcuni Paesi si arricchiscono, ma sulla pelle e sulla vita di miliardi di esseri umani, condannandoli a sopravvivere a guerre, torture e miseria”.

“Solo pochissimi riescono a fuggire dai loro Paesi e dalla certezza di morte o miseria, affrontando con i loro bambini il buio del mare nelle “carrette” e nei barconi. Ma finalmente arrivano in occidente. Evviva, ce l’hanno fatta: è la salvezza, la libertà! Poi scoprono che sono arrivati proprio in quei Paesi che, con le loro politiche e la loro finanza feroce, hanno travolto le loro comunità e le loro vite. Ti fanno sentire che sei tu l’invasore, che ruberai il loro lavoro e la loro sicurezza”.

“Come sono geniali questi politici! Sanno ribaltare la realtà. Depredano le risorse dei vostri Paesi poveri per foraggiare la propria economia e, al tempo stesso, spendono miliardi per le armi e non trovano risorse per i più poveri, a casa propria come all’estero. Fanno la loro fortuna, costruiscono il loro capitale di consenso politico sulla vostra pelle, umiliandovi quando arrivate qui nudi e disperati. Il problema siete voi! Benvenuti migranti, siamo tutti migranti, conclude l’ex sindaco, non prima di aver lanciato lo slogan che lo ha fatto conoscere da Donald Trump: “Peace, no war”.

Sulle celebrazioni del 4 novembre, si sono espressi (in maniera ovviamente piuttosto critica) anche i componenti di Cambiamo Messina dal basso: “Da 5 anni Cambiamo Messina dal Basso è presente a Piazza Municipio il 4 novembre, giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. Siamo presenti in silenzio, con le nostre bandiere della Pace, per dire in modo nonviolento che non può essere considerata festa una giornata di lutto: perché è vero, sì, che quel giorno l’Italia ha vinto una guerra, ma a che prezzo? Alcuni ci hanno accusati, negli anni, di non aver rispetto per i caduti che quel giorno si commemorano: è invece proprio il rispetto per le vittime delle guerre, di ieri e di oggi, a portarci in piazza, a dire che non esistono guerre giuste, e che ci sono modi altri per dirimere le controversie. Siamo lì, in rispetto dell’art.11 della nostra Costituzione, quello che è calpestato e offeso ogni volta che il nostro Paese sceglie di partecipare a guerre travestite da “missioni di pace”, di destinare quasi il 2% del proprio PIL (più della maggior parte dei Paesi Europei) alle spese militari, di offrire il proprio territorio come base per il militarismo americano.

Siamo lì, ogni 4 novembre, non contro le singole persone impiegate nelle Forze Armate, ma contro grosse e decisive scelte di governo che non possiamo condividere. Quest’anno abbiamo vissuto sulla nostra pelle il disagio dovuto alla mancanza di sicurezza delle scuole cittadine. Negli ultimi tempi l’Italia ha destinato alla messa in sicurezza delle scuole circa 2 miliardi e mezzo l’anno; la previsione di spesa per il 2018 solo per l’acquisto di nuovi armamenti è di quasi 6 miliardi: questo significa che il nostro Governo sceglie di destinare all’acquisto di strumenti di morte (F-35, navi, elicotteri, carri armati di ultima generazione) più del doppio di quanto dedica a questioni di “vita”, come la sicurezza degli studenti negli edifici scolastici. E’ questo solo un esempio (ma potremmo aggiungere i costi della “servitù nucleare”, legati alle spese di stoccaggio e sorveglianza delle testate atomiche tattiche americane B-61 nelle basi italiane, o, ancora, parlare di sanità, di istruzione, di ricerca, di lotta al dissesto idrogeologico,…) del motivo per cui la nostra presenza in piazza il 4 novembre è tutt’altro che un gesto retorico o provocatorio: è, invece, un modo per chiedere una cosa forte, concreta, che ha un impatto sulle vite di ciascuno di noi. “Svuotate gli arsenali”, diceva Pertini, sapendo quanto fosse insufficiente commuoversi di fronte alle foto di bambini mutilati dalle mine antiuomo made in Italy, o versare lacrime di coccodrillo di fronte alle malattie provocate dalle radiazioni del MUOS, o scandalizzarsi di fronte al crollo di un tetto di una scuola, se non si ha il coraggio di chiedere a gran voce scelte politiche, sociali, economiche e culturali differenti, se non si opta con forza per una scelta concreta di pace.
Per questo anche quest’anno, il 4 novembre, saremo a piazza Municipio, e tra i colori arcobaleno delle nostre bandiere sarà scritto con inchiostro invisibile che vogliamo un mondo in cui lo strumento atroce della guerra venga bandito, in cui non si debbano più piangere vittime innocenti, in cui i popoli possano autodeterminarsi anche nella scelta dell’uso dei fondi pubblici a favore dei diritti e non a vantaggio delle multinazionali dell’industria bellica. Né provocazione né oltraggio, ma voce altra, diritto di dire NO ad una parata che, purtroppo, non si è mai limitata ad essere memoria sobria e commossa di persone morte, ma è diventata pretesto per una retorica militarista ed, in fondo, inno a quella guerra che la nostra Costituzione ripudia“.
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Nino Principato
Nino Principato
5 Novembre 2018 12:06

Cosa c’entra la guerra (che va condannata sempre) con il 4 novembre che celebra il ricordo dei Caduti e del Milite Ignoto? Persone che hanno dato la loro vita per un ideale di libertà anche per Accorinti e per i componenti di “Cambiamo Messina dal Basso”

Nino Principato
Nino Principato
5 Novembre 2018 12:09

Cosa c’entra la guerra (che va sempre condannata) con la commemorazione dei Caduti e del Milite Ignoto che hanno sacrificato la loro vita per un ideale di libertà, anche per Accorinti e i suoi amici di “Cambiamo Messina dal Basso”?