MESSINA. Quattro omicidi a Barcellona Pozzo di Gotto commessi tra il 1997 e il 2001 e quattro le persone indiziate per concorso in omicidio aggravato dal metodo mafioso finite in carcere questa notte nel corso dell’operazione Nemesi.  Viene contestato a Salvatore Micale l’omicidio di Giovanni Catalfamo, commesso il 29 settembre 1998 a Barcellona P.G. A Giovanni Rao l’omicidio di Domenico Tramontana il 4 giugno 2001 a Barcellona PG. A Antonino Calderone attribuito l’assassinio di Santino Bonomo il 12 dicembre 1997 a Barcellona P.G. Infine a Sebastiano Puliafito contestato l’omicidio di Stefano Oteri il 27 giugno 1998 a Milazzo.

Fino a oggi erano rimasti senza colpevoli gli omicidi di Santino Bonomo e Stefano Oteri. Per quanto riguarda le accuse a Giovanni Catalfamo e Domenico Tramontana, erano già state trattate in Gotha 6 con precedenti provvedimenti. Le odierne investigazioni hanno permesso di contestare alcuni reati anche ad altri indiziati oltre che a risolvere due, dei quattro casi, rimasti senza autore all’epoca delle prime indagini. L’intervento è stato realizzato questa notte dai ROS con il supporto del Comando provinciale dei Carabinieri di Messina. Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio, sono nate in seguito alle dichiarazioni del pentito Aurelio Micale. Decisivo il riconoscimento delle armi che venivano utilizzate ogni volta: una 357 o una 38 special. Tutti i dettagli sull’operazione sono stati presentati in conferenza stampa anche dal Colonnello dei Carabinieri Lorenzo Sabatino.

Antonio Catalfamo. Omicidio dipeso dall’usura che veniva eseguita dalla vittima insieme a Filippo Milone , soggetto interno all’associazione mafiosa. Un segnale voluto dare proprio a Milone attraverso Catalfamo che è stato ucciso a colpi di arma da fuoco da killer giunti a bordo di una moto rubata mentre provava a rifugiarsi nel condominio in cui abitava. Colpisce in questo caso l’efficienza militare della mafia barcellonese: prima dell’esecuzione Carmelo D’Amico, esecutore, ha assegnato i compiti ai vari soggetti che sono entrati in campo per compiere l’omicidio. Carmelo D’Amico e Calderone sono stati gli esecutori materiali, altri due, Aurelio Micale e Filippo D’Amico, hanno poi preso il cadavere. Il contributo decisivo di Micale è stato quello di indicare agli inquirenti il momento in cui i killer sono entrati in azione. La coincidenza fra le armi hanno aiutato a ricostruire l’assassinio. D’Amico, Calderone e Milone sono tutti in carcere.

Stefano Oteri. Omicidio “nuovo”, cioè mai stato trattato come omicidio di mafia all’epoca dei fatti. L’esecutore materiale è stato Sebastiano Puliafito su mandato di Sam Di Salvo. L’eliminazione di Oteri è avvenuta perché la vittima, pur non facendo parte di associazioni mafiose, si “atteggiava a boss” controllando il territorio di Milazzo dove già operavano i barcellonesi. Casus belli una ditta che pagava già il pizzo ai barcellonesi che ha denunciato la presenza anche di Oteri. Ucciso mentre si trovava nella casa della sorella sulla riviera di Ponente a Milazzo, Oteri è stato raggiunto da colpi di arma da fuoco da due killer in moto. Colpisce che, ad avvenuta esecuzione, chi materialmente premeva il grilletto riceveva 5 milioni di lire come compenso.

Domenico Tramontana. Già trattato in “Gotha 6”, è un omicidio complesso dal punto di vista della dinamica perché Tramontana faceva parte dell’organizzazione con un ruolo di responsabilità nella zona di Terme Vigliatore. Eliminato perché “si stava allargando”, è stato ucciso dal'”élite” della mafia barcellonese. La novità è che viene riconosciuto per la prima volta il ruolo di mandante di Giovanni Rao, uno dei vertici della mafia barcellonese e, all’epoca, anche capo (durante Gotha 6 non gli è stato riconosciuto alcun profilo mafioso). Le armi utilizzate per portare a termine l’omicidio danno misura di come il tentativo non potesse andare a vuoto data l’importanza nell’associazione mafiosa di Tramontana (anche i fucili furono utilizzati in quel caso).

Santi Bonomo. Caso di “Lupara Bianca”. Omicidio che per la prima volta oggi viene affrontato e risolto con l’individuazione degli autori e con l’arresto di uno di questi, cioè Antonino Calderone. Bonomo, un tossicodipendente, è stato ucciso perché portava a compimento furti senza l’autorizzazione dei boss mafiosi: per le famiglie non era tollerabile che vi fossero persone autonome. Calderone ha esploso i colpi di pistola contro Bonomo, il cui corpo è stato occultato in una canaletta non molto lontana dal luogo dell’omicidio e mai più ritrovata. Carmelo D’Amico che ha collaborato con gli inquirenti ha indicato oltre al luogo in cui è stato occultato il cadavere di Oteri anche alcuni altri siti di cadaveri.

«Dagli anni Ottanta a oggi sono stati duecentosettanta gli omicidi commessi dalla mafia barcellonese – ha spigato Di Giorgio – Gli atteggiamenti della mafia barcellonese sono molto simili a quelli di Cosa Nostra. Alcuni degli assassini di questo lungo periodo sono stati risolti, altri no. Ci sono famiglie che ancora aspettano di sapere che fine hanno fatto i loro familiari. Nostro compito è riportare giustizia anche in questi casi».

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