MESSINA. Messina Capitale della Cultura 2020? Tra il dire e il fare non c’è di mezzo il mare, ma rapporti da allacciare con privati ed altri enti, la realizzazione di infrastrutture a carattere permanente e tempi risicatissimi per elaborare la candidatura. Insomma, al di là del meritorio incontro pubblico per discutere il da farsi organizzato ieri dall’assessore Federico Alagna, gli obiettivi e i criteri previsti dal Ministero per i Beni Culturali rendono la conquista del titolo una salita con pendenza 90°. Ed ecco perché.

SOLO DUE MESI E MEZZO. Il primo ostacolo è il tempo. Il Comune, infatti, dovrà consegnare entro il 15 Settembre 2017, alle 12.00 (pena l’esclusione dal procedimento di selezione), il Dossier di candidatura che dovrà contenere: il programma delle attività culturali previste, della durata di un anno; la struttura incaricata dell’elaborazione e promozione del progetto, della sua attuazione e del monitoraggio dei risultati, con l’individuazione di un’apposita figura responsabile; una valutazione di sostenibilità economico-finanziaria; gli obiettivi perseguiti, in termini qualitativi e quantitativi e gli indicatori che verranno utilizzati per la misurazione del loro conseguimento.

LO SPIRITO DELL’INIZIATIVA. Lo scopo del Ministero è “sostenere, incoraggiare e valorizzare la autonoma capacità progettuale e attuativa delle città italiane nel campo della cultura, affinché venga recepito in maniera sempre più diffusa il valore della leva culturale per la coesione sociale, l’integrazione senza conflitti, la creatività, l’innovazione, la crescita e infine lo sviluppo economico e il benessere individuale e collettivo”. Il conferimento del titolo (in linea con l’Azione Ue “Capitale Europea della Cultura 2007-2019), ha questi obiettivi: “il miglioramento dell’offerta culturale, crescita della inclusione sociale e superamento del cultural divide; il rafforzamento della coesione e dell’inclusione sociale, nonché dello sviluppo della partecipazione pubblica; l’incremento dell’attrattività turistica; l’utilizzo delle nuove tecnologie; la promozione dell’innovazione e dell’imprenditorialità nei settori culturali e creativi; il conseguimento di risultati sostenibili nell’ambito dell’innovazione culturale”.

I CRITERI DI AGGIUDICAZIONE. Non bastassero i tempi ristretti e gli obiettivi, a rendere l’asticella quasi irraggiungibile per il Comune di Messina, sono i criteri di aggiudicazione. I primi due punti, “coerenza del progetto rispetto alle finalità di legge e alle altre iniziative di valorizzazione del territorio e grado di coordinamento e sinergia degli interventi proposti” ed “efficacia del progetto come azione culturale diretta al rafforzamento della coesione e dell’inclusione sociale”, in fondo, sono superabili: si tratta di una parte teorica che, se ben elaborata, può andare tranquillamente a valutazione. I guai, invece, iniziano con il terzo: previsione di forme di co-finanziamento pubblico e privato, condivisione progettuale con altri enti territoriali e con soggetti pubblici e privati portatori di interesse presenti sul territorio. In buona sostanza, al di là dell’assemblea indetta da Alagna, il Comune, sin da ora, dovrà trovare privati con cui dialogare (ad esempio, anche i Franza dei traghetti) e aprire interlocuzioni con gli altri enti territoriali portatori di interessi, come Regione (Soprintendenza, Museo, Corpo Forestale), Curia arcivescovile, Università e Autorità Portuale (con cui i rapporti non sono certamente idilliaci), per condividere la progettualità. E se il quarto e il quinto punto sono abbordabili (“efficacia della struttura incaricata per lo sviluppo e l’attuazione del Dossier di candidatura e del monitoraggio dei risultati” e “innovatività e capacità delle soluzioni proposte di fare uso di nuove tecnologie”), lo è meno il sesto (“capacità del progetto di incrementare il settore turistico”, che richiede uno studio che va oltre ai semplici sbarchi dei croceristi) ed è quasi insormontabile il settimo: realizzazione di opere e infrastrutture di pubblica utilità destinate a permanere sul territorio a servizio della collettività. Soldi? In cassa, il Comune non ne ha. L’unica via di uscita possibile sono gli interventi previsti dal “Patto per lo Sviluppo” siglato nell’autunno scorso, che, per il settore turistico e culturale, prevede interventi mirati a “a riqualificare e valorizzare gli spazi urbani, promuovere il turismo ambientale e paesaggistico attraverso il recupero dei borghi rurali ed il risanamento conservativo di unità edilizie da destinare ad ‘albergo diffuso’. Nel piano presentato, sono inclusi interventi per il recupero e la valorizzazione del patrimonio culturale e storico e per il potenziamento di ‘attrattori’ di flusso turistico e di promozione del territorio metropolitano, ‘finalizzati anche alla valorizzazione del crescente flusso crocieristico che interessa la città metropolitana”. Importo totale previsto, 196.322.048 euro, di cui 72.500.000 sono risorse già assegnate.

UNA PARTITA A POKER. Nel dossier, quindi, dovranno andare gli interventi previsti dal Patto che, però, hanno un iter particolare e non esente da intoppi, con il concreto rischio che, quanto indicato nella candidatura a Capitale della Cultura, non veda la luce nel 2020.

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