MESSINA.  «Questo è un post lungo. Spiace ma la vicenda è complessa. Quindi, siete avvertiti». È la premessa che introduce la lunga nota stampa inviata dal consigliere comunale Alessandro Russo in merito alla estensione della Messina Family Card ai portatori di disabilità grave, una vicenda (su cui è intervenuto ieri il sindaco Cateno De Luca) che Russo ricostruisce passo dopo passo, con l’obiettivo di “dare a Cesare ciò che è di Cesare”. Cosa è successo? Ieri, in un Trionfale comunicato, il sindaco Cateno De Luca annunciava un’altra vittoria dell’amministrazione contro ls mala burocrazia regionale, spiegando che anche i portatori di handicap avrebbero avuto accesso pieno alla familycard, che fino a quel momento era stata decurtata dalle somme di denaro da loro percepite come accompagnamento, che secondo la prima interpretazione del Comune di Messina, avrebbero costituito reddito.

E invece, come sottolineato già più volte da CittadinanzAttiva, un sentenza del Consiglio di Stato fin dal 2016 aveva escluso l’interpretazione dal Comune di Messina, sostenendo che contrariamente a quanto recitava la delibera di attuazione della familycard, gli aiuti per l’invalidità non costituiscono reddito. Una circostanza che la Regione aveva già chiarito in settimana, e che ha ribadito dopo una richiesta di parere scritto da parte del deputato regionale del PD Franco De Domenico, mentre il Comune per una settimana ha continuato ad ignorare il chiarimento arrivato dalla stessa Regione qualche giorno prima via pec, salvo poi assumersi i meriti in seguito alla risposta dell’assessorato regionale a De Domenico.

Della vicenda, oltre a cittadinanza attiva e a De Domenico, se ne sono interessati a più riprese i consiglieri Massimo Rizzo di LiberaMe e Alessandro Russo del PD, che la lunga e complicata vicenda La ricostruisce così.

Di seguito il comunicato integrale:

«Come per via PEC da me richiesto urgentemente ieri al Sindaco, a seguito delle dichiarazioni rese l’altro ieri dal Dirigente Regionale alle Politiche Sociali in risposta al quesito formulato dall’On. Franco De Domenico, oggi De Luca annuncia l’estensione dei termini di accesso alla “Family Card” anche ai soggetti portatori di disabilità gravi che percepiscono assegni di invalidità. Come previsto dalle norme, dal Consiglio di Stato e dal buonsenso, infatti, quegli assegno non possono fare reddito, perché sono destinati a sostenere spese per cure mediche e assistenziali.

Quindi: per tutti questi giorni, i disabili gravi e gli invalidi gravi che godessero di assegni di assistenza, non hanno potuto chiedere la “Family Card” perché – per i criteri applicati dal Comune – risultavano (ripetiamo: in maniera errata) percettori di reddito, quindi non in stato di bisogno tale da poter accedere alla domanda di Family Card. Per fortuna, oggi il Sindaco decide di correggere questa stortura come gli si chiedeva.

A onore del vero, spiace dover vedere attribuito al solo merito della Giunta questo risultato. Spiace perché credo che essere responsabili significhi anche attribuire il giusto peso al contributo di chi sui temi ci lavora in silenzio da tempo.

Ebbene: nel maggio 2019 (il 3/5/2019) presentai – grazie allo studio congiunto con CittadinanzAttiva Messina, Dino Smedile e Angela Rizzo – una interrogazione urgente al Sindaco per chiedere le ragioni per cui il Comune di Messina – Dipartimento Politiche Sociali – facesse pagare delle quote di compartecipazione al costo dei servizi sociali anche alle famiglie con portatori di disabilità gravi e gravissime che godessero di assegni di assistenza. Perché avveniva (a avviene ancora) questo? In super sintesi e fuori dai tecnicismi noiosi, perché anche in quel caso l’assegno di assistenza viene considerato “reddito”, quindi, confluendo nel reddito complessivo familiare, viene fuori che la famiglia col il portatore di disabilità grave al cui interno magari sia presente un altro percettore di reddito, anche piccolo, come una pensione, sia erroneamente ritenuta di livello reddituale alto, facendosi cumulo, ad esempio, la pensione e l’assegno di invalidità. Quindi, a questa famiglia viene fatta pagare una quota di compartecipazione elevata. Specifico ancora: l’assistenza domiciliare per soggetti con disabilità grave viene fatta pagare perché gli assegni di assistenza (che ripeto: sono erogati per la sola sopravvivenza di cure e assistenza medica del portatore di disabilità e che per questa ragione lo Stato NON riconosce come reddito) sono cumulati col reddito familiare. Summa iniustitia.

Ed è somma ingiustizia anche e soprattutto alla luce di numerose sentenze della Giustizia italiana, le più rilevanti delle quali sono delle sentenze del Consiglio di Stato del 2016 (badate: 4 anni fa), in cui espressamente si chiariva che gli assegni di assistenza ai portatori di disabilità gravi non sono da cumulare nei redditi familiari.

Ebbene, all’interrogazione del 2019, non si diede risposta soddisfacente. La Giunta, in Aula a Zanca, rispose che era la Regione che imponeva quelle linee guida e quindi la Giunta non faceva altro che applicare quei criteri.

Risposta insoddisfacente, come dissi in Aula quando mi venne data dall’assessora alle Politiche Sociali, perché le espressioni giurisprudenziali del Consiglio di Stato (meno male che c’è! N.d.A.) consentivano certamente la disapplicazione dei criteri meno favorevoli ai portatori di disabilità grave. Prevaleva il dal Sindaco tanto contestato (a parole…) predominio delle burocrazie sulla vita della gente.

Nel Settembre 2019, sulla scorta di quella mia interrogazione del Maggio precedente e per impegno ancora di CittadinanzAttiva Messina, persino la trasmissione televisiva “Le Iene” venne a Messina a farsi spiegare come mai le cose funzionassero così. Il Sindaco di Messina rispose ai giornalisti che: “Entro 10 – 15 giorni al massimo” si sarebbe risolto la grave lacuna a danno dei portatori di disabilità.

Non è mai accaduto. Le cose sono rimaste le stesse anche 7 mesi dopo.

Si arriva all’oggi, pertanto. Crisi del Covid19 e partenza della “Family Card”. Ebbene, si ripresenta alla stessa maniera il problema già verificatosi con la compartecipazione dei servizi sociali. Anche per chiedere la “Family Card”, il Comune – Dipartimento Politiche Sociali – piuttosto che includere anche i portatori di disabilità grave tra i soggetti titolati alla richiesta di “Family Card”, li esclude. Perché? Perché… percettori di assegni di disabilità! Esattamente quegli assegni che da almeno 4 anni sono a tutti i livelli giurisprudenziali e giurisdizionali ritenuti non cumulabili coi redditi familiari. Ancora una volta quindi, somma ingiustizia. Quei soggetti dovevano poter accedere alla possibilità di richiedere la “Family Card”, perché i loro assegni, lo ripeto alla nausea, sono destinati alle cure mediche e di assistenza, non al reddito familiare.

Come vedete (chi ha avuto la pazienza di arrivare fin qui), è lo stesso identico problema della compartecipazione ai servizi assistenziali di cui ai mesi scorsi che vi ho descritto poco sopra.

Ebbene, anche questa volta, ci si rimette ognuno per la propria parte in moto per risolvere questo problema gravissimo. I tempi sono stretti perché la Giunta prevede che la “Family Card” si possa richiedere fino al 18/4, quindi domani. E ancora i portatori di disabilità grave non possono accedervi…

Quindi: Dino Smedile 3 giorni fa chiede, come responsabile di CittadinanzAttiva Messina, al Sindaco di rivedere i criteri di valutazione nel senso di ampliare i termini di tempo per accedere alla “Family Card”.

Io mi attivo mandando una urgente PEC al Sindaco (di cui vi ho scritto in un post di ieri) richiedendo – alla luce delle sentenze del Consiglio di Stato che escludono gli assegni di assistenza ai portatori di disabilità grave dal cumulo di reddito familiare – di dare ulteriore tempo a questi soggetti di fare richiesta alla “Family Card”, ammettendoli al diritto ed estendendo i termini di richiesta.

E questo perché? Perché 4 giorni fa, sollecitato da parte di CittadinanzAttiva Messina, l’On. regionale Franco De Domenico, in una seduta di commissione Politiche Sociali all’ARS espressamente sollevava il quesito al Dirigente Generale dell’Assessorato, chiedendo – a seguito di tutte queste cose che vi ho raccontato – se per la Regione gli assegni di disabilità dovessero essere ritenuti “cumulo di reddito” (come da anni e fino al 2019 il Comune di Messina sostiene, in risposta alla mia interrogazione di cui sopra, per capirci), o meno. Il Dirigente Regionale risponde che ovviamente no, a seguito di sentenze del Consiglio di Stato ( semper Deo gratias, N.d.A.) del 2016 e precedenti, quegli assegni NON VANNO considerati cumulo per i redditi familiari.

Di questo principio, il Dirigente si è impegnato a diramare una circolare immediatamente ai Comuni siciliani, cosa che si è verificata oggi.

Ora, non metto in dubbio che la Giunta e l’Assessora competente su questo campo abbiano lavorato. Ma quel che si dovrebbe avere il coraggio e l’onestà di dire, quando si ottengono risultati – almeno per questione di stile – è che i risultati si ottengono anche grazie al contributo di tanti altri CRETINI, come me o come Cittadinanzattiva Messina o come quel ‘povero’ On. De Domenico, che in silenzio ci lavorano. In silenzio, la differenza sta tutta qua. In silenzio… ma ci lavorano da molto tempo.

A questo punto, al Sindaco chiediamo di revocare immediatamente, per le stesse ragioni di cui alla circolare del Dirigente Generale regionale, le quote di compartecipazione ai servizi sociali di cui alla mia interrogazione di un anno fa. Perché per mesi il Comune ha considerato questi assegni come “reddito” facendo pagare cifre spropositate ai portatori di disabilità grave? Perché si è sempre risposto che: “Le norme sono queste” quando, come scrivevo l’anno scorso, ALMENO dal 2016 il Consiglio di Stato aveva fatto chiarezza? Perché non ci si è mai presi la briga di chiedere alla Regione Siciliana, dal momento della mia interrogazione che sollevava concretamente il problema con dati, sentenze e riferimenti normativi (ivi compreso il Consiglio di Stato) e che indicava espressamente l’erroneità dei comportamenti tenuti fino allora dall’Amministrazione, quali criteri si dovessero in effetti applicare e se quelle presunte “linee guida” della Regione fossero effettivamente ancora valide o meno (e quindi, dovessero essere sgravate le famiglie incolpevoli, di tale ulteriore ingiustizia)?

Aspetterei risposte. Almeno su questo. Bisogna dare a Cesare quel che di Cesare è…

Chi vuole, si faccia un’idea…».

 

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