MESSINA. E’ bastato un messaggio arrivato durante la consueta diretta serale per far perdere le staffe al sindaco Cateno De Luca che, ieri, preso dalla collera, ha snocciolato numeri non esattamente corretti sulla gestione sanitaria dell’emergenza coronavirus.

La sua rabbia si è concentrata sulle macchine presenti a Messina per analizzare i tamponi e su quanti al giorno se ne eseguono in provincia e a livello regionale, sostenendo anche di sapere fino a che punto arriveranno i numeri perché “alcune situazioni che sto seguendo personalmente vedo come, purtroppo, si stanno gestendo”.  “Noi abbiamo 7 o 8 macchine che possono processare i tamponi, e in funzione ne abbiamo una sola in provincia di Messina perché mancano i reagenti […]. So che al Policlinico ci sono 4 macchine che potrebbero processare e ce n’è una sola in funzione, ed è così da settimane”, ha spiegato il sindaco,

Ma non è esattamente così: a nessuna delle fonti mediche interpellate risultano “7 o 8 macchine”. Al Policlinico di Messina c’è una sola macchina di estrazione, che però è a più linee (tutte funzionanti) per processare i tamponi somministrati, riferiscono fonti ospedaliere. Proprio ieri ne è stata recuperata una dall’Università ed avviata la procedura di acquisto di una terza. Tra l’altro il Policlinico sta svolgendo una funzione sussidiaria per altre aree della Regione (Siracusa e Troina). L’azienda ospedaliera, però, spiega che il motivo per cui la risposta di un test a volte arriva dopo qualche giorno è che i tamponi vengono trasferiti da una struttura all’altra, e sempre a “stock”, quindi non sempre in ordine di priorità. In qualche caso è vero che i ritardi sono stati consistenti.

Corretta invece, è la circostanza riferita da De Luca che spesso gli ospedali non siano dotati di dispositivi di protezione individuale nella quantità che servirebbe (ma anche questo non è un problema prettamente siciliano o italiano). Di qualche giorno fa l’appello dei tecnici radiologi del policlinico, che dopo la protesta hanno ricevuto il materiale.

Non è vero, invece, che attualmente il Policlinico è l’unico laboratorio della provincia (ci sono anche il Papardo e l’ospedale di Barcellona, nessuna altra provincia in Sicilia ne ha tre pubblici), mentre è vero che ha un carico di lavoro notevole, come è ovvio che sia in caso di una pandemia. Per ovviare, una settimana fa l’assessorato regionale alla Salute ha lanciato un atto di interpello per i laboratori di biologia molecolare privati: tre sono stati autorizzati ieri (uno di Messina, il laboratorio privato Lifegene), sei ad inizio settimana. Complessivamente sono venti i laboratori siciliani destinati all’emergenza Coronavirus. A Messina, quindi, oltre al Policlinico e al Papardo, c’è il laboratorio privato Lifegene e la struttura barcellonese.

Poi c’è la mancanza di reagenti: in questo momento a Messina non mancano neanche i “reagenti “ma più che altro i kit di estrazione dei reagenti, ed è un problema che si registra in tutta la Sicilia (in realtà la “carenza” c’è in tutto il mondo, dato c’è una pandemia in corso, sono richiesti da tutte le nazioni e che i laboratori farmaceutici che le producono non sono molti e in grado di rispondere all’incremento esponenziale della domanda): secondo quanto riferiscono al primo cittadino (che non cita mai le sue fonti) si eseguono circa 500 tamponi al giorno “mi dicono, e forse a Messina 100. Lo sapete quanti se ne fanno in Lombardia, mi dicono? Dai 5 ai 6 mila”. Anche questo numero è molto lontano dall’essere vero: bastava che l’assessore Massimiliano Minutoli, che prima di questo furioso intervento di De Luca aveva illustrato l’aggiornamento della Regione Siciliana, riferisse al primo cittadino i dati inviati dalla Protezione civile regionale per evitare la grave imprecisione: secondo l’aggiornamento di ieri, infatti, sono stati eseguiti 853 tamponi, secondo quello di due giorni fa 997, quanto a quello arrivato tre giorni fa il bilancio è di 1.202 (e così via su numeri che non scendono ai 500 circa menzionati da De Luca, ma sono pressochè il doppio). Ma, riferisce De Luca rincarando, “Io lo so quanti tamponi escono al giorno. Non pensate che non lo sappia”. Senza mai citare la fonte delle sue informazioni riservate.

Attualmente, la somministrazione dei tamponi segue due binari paralleli e separati: non è assolutamente generalizzata (servirebbero anni per poter sottoporre a tampone tutti i 5 milioni di abitanti della Sicilia), ma allo stato circoscritta a tre categorie (casi sospetti – rientrati dal 14 marzo – personale sanitario). In provincia di Messina sono circa 700 i test eseguiti ai rientrati in Sicilia dal 14 marzo (tra il 30 marzo e il 2 aprile). Per quanto riguarda invece i casi sospetti (il troncone originario principale), solo ieri in provincia di Messina ne sono stati eseguiti circa 200: numero che coincide sostanzialmente con tutti i casi sospetti emersi nelle ultime 24 ore.

E non è tutto: il sindaco aggiunge anche che, per sapere questi dati “ho dovuto fare pure bordello per essere messo al corrente come sindaco, perché finora ci ci omettevano anche le informazioni”. Ma in realtà la Protezione civile regionale manda i dati da prima che il sindaco incominciasse a fare le sue dirette Facebook ogni sera (il primo aggiornamento della Regione è stato il 4 marzo, mentre la prima diretta del primo cittadino l’8).

 

E poi si cimenta anche in qualche predizione, il sindaco De Luca, che sulla base di quanto detto durante lo sfogo durato 7 minuti ha dichiarato che: “Se qui succede solo il 10% di quello che è successo in Lombardia ci sarà una strage”, e anche che “Io lo so purtroppo a quale numero si arriverà, perché alcune situazioni che sto seguendo personalmente vedo come purtroppo si stanno gestendo”, e lo dice “perché purtroppo so troppe cose”. E infatti il primo cittadino da un po’ ha fatto capire di certi suoi informatori. Auspicabilmente non gli stessi che, qualche settimana fa, gli avevano riferito in via confidenziale che a Messina sarebbero stati disponibili solo “dieci posti di terapia intensiva“, quando i posti, all’epoca della frase, erano una cinquantina (non tutti attivi), e oggi nel solo Policlinico sono molto oltre il centinaio (e più di mille in tutta la regione).

“Se noi entriamo in quella spirale – continua De Luca riferendosi alla situazione attuale in Lombardia -moriamo […]. Questo è dire ai siciliani che se non stiamo dentro, statisticamente, è morte sicura rispetto ad altri luoghi, in quanto la nostra filiera non funziona”, conclude, volgendosi contro il sistema sanitario siciliano.

Anche qui, De Luca pecca probabilmente in eccesso di zelo, anche comprensibilmente. ma i dati della curva epidemiologica dicono il contrario: in Sicilia la percentuale di tamponi positivi (10%) sul totale degli effettuati (quasi 19mila per 1859 casi), è più bassa della media italiana (19%).

 

 

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Antonio
Antonio
4 Aprile 2020 13:54

Ma cosa sono 19.000 tamponi in tutti la Sicilia..
Ma vi rendete conto che il giornalismo vero con voi è morto da anni.

messinese stanco
messinese stanco
6 Aprile 2020 15:01

Io non ho facebook, ma quasi quasi mi seguo le dirette di Cateno solo per avere i numeri del lotto. Almeno servirebbero a qualcosa…