MESSINA. Oltre mille casi in tutta la regione, con un’accelerazione che in sei giorni ha portato a triplicare i casi fatti registrare nelle tre settimane precedenti, e che è perfettamente compatibile con la paura che il ritorno in Sicilia di migliaia di persone dal nord nel primo e più grande “esodo” dell’8 marzo avrebbe fatto aumentare i casi di coronavirus in Sicilia.

E’ quanto emerge dall’analisi dei casi giorno per giorno, provincia per provincia e globali, che testimoniano come la Sicilia sia entrata nella fase “calda” dell’epidemia da covid-19, ma che i numeri, nonostante la crescita repentina dell’ultima settimana, benchè non autorizzino ad eccessivi entusiasmi, non siano drammatici.

La prima cosa che si nota è che l’andamento delle province è del tutto disomogeneo. Quella in cui i casi sono oggi maggiori, Catania sin dall’inizio è stato il territorio che ha fatto registrare più contagi, ma la scoperta dei nuovi casi è proceduta tutto sommato in maniera lineare, crescendo senza grosse impennate o flessioni, tranne una crescita un po’ più accentuata a partire dallo scorso fine settimana, periodo in cui erano “annunciati” i nuovi casi dovuti alle conseguenze dell’esodo dell’8 marzo, col rientro in Sicilia di numerosi potenziali contagiati asintomatici dalla Lombardia.

Tutto il contrario di Messina, che invece fino al 19 marzo presentava un numero molto esiguo di casi (16), che dal giorno successivo hanno iniziato a crescere in maniera molto ripida e quasi costante, arrivando a 212 nel giro di sette giorni, con una leggera flessione nella crescita tra domenica 22 e lunedi 23. I tempi, nel caso di Messina, sono perfettamente compatibili con l’ormai conclamato ruolo avuto da parte dei 140 tornati il 7 dalla settimana bianca a Madonna di Campiglio con addosso il virus, che si sono messi a scorrazzare per la città, continuando a lavorare, far visita ai parenti (anche in casa di riposo) e frequentare amici e strutture sportive.

Anche Palermo ha avuto un andamento simile a quello di Messina, con numeri all’inizio più alti (il primo contagio in Sicilia si è registrato proprio a Palermo, da parte di una turista bergamasca in vacanza), ma che a un certo punto si erano molto appiattiti, rallentando considerevolmente e addirittura riducendosi, tanto che era stata superata da Messina. Poi, il 20, la risalita, vertiginosa, con un picco di 61 casi in un giorno tra il 20 ed il 21, dovuti principalmente all’esplosione di un focolaio in provincia. Anche per Palermo valgono le considerazioni fatte per Catania sui tempi delle latenze dei contagi “di rientro”.

Un caso particolare è quello di Enna, con 126 contagi: è la provincia in cui i numeri sono più preoccupanti, con una diffusione del contagio a livello delle regioni del nord: 7,91 casi ogni diecimila abitanti, più del doppio della seconda (Messina, con 3,47 casi). Un’oasi felice sembra invece essere Ragusa, con soli 27 casi, cresciuti tra l’altro negli ultimi due giorni, dopo due settimane in cui erano stati abbondantemente sotto la decina.

In maniera meno sensibile, dovuti ai pochi casi di contagio, l’aumento proporzionale che si è avuto nel resto dell’isola è valso anche per Agrigento, Caltanissetta e Trapani, mentre Siracusa ha avuto un andamento opposto, con un deciso rallentamento dei casi mentre le altre province iniziavano ad accelerare.

(Per maggior chiarezza di rappresentazione, clicca sulla singola provincia – per tre secondi dal cellulare – per avere solo il dato ad essa riferito)

 

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I dati sono quelli riferiti ufficialmente dalla Regione Siciliana

 

 

 

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Alessia
Alessia
27 Marzo 2020 9:59

Ringraziamo i “fratuzzi”

Nino
Nino
28 Marzo 2020 6:22

Caro Dr. Caspanello, lei ha fatto un ottimo lavoro. E’ davvero un brutto periodo. Molta gente è arrabbiata. In effetti esserlo può essere anche lecito. Allo stesso tempo, molto spesso, la rabbia spinge chi non la controlla ad azioni dannose, che in questo momento andrebbero evitate. Proprio per questo la invito a rimuovere ogni riferimento ai Messinesi sciatori. E’ lavoro per la magistratura.