Il lunedì appena trascorso, col “blocco” dell’ultimo traghetto notturno da Villa San Giovanni, è iniziata la campagna elettorale per le regionali. Una giornata di comparsate sui canali Fininvest e una lunghissima diretta su Facebook permettono – come mi ha fatto notare qualcuno – anche di delineare la strategia comunicativa di questa campagna, fondata sulla contrapposizione tra il “sicilianismo maschio” di De Luca e la “mollezza subalterna” di Musumeci. 

Il virus diventa così il semplice sfondo per una rappresentazione drammaturgica che si fonda sui temi pubblici dell’abbandono, dell’incompetenza generale e sul ruolo di un “salvatore”: Cateno, per l’appunto.

Se a ben guardare i temi sono poco originali, a fare scandalo dovrebbe essere l’assenza di pudore del protagonista – ossia De Luca – nel fare retrocedere un autentico dramma a semplice sfondo, e nel trasformare questo in una ribalta entro cui rappresentare se stesso.

Gli spettatori vengono così posti dinanzi a una storia di dedizione ed efficienza, che si consuma però nella sospensione invisibile dei servizi domiciliari offerti da Messina Social City, nella riduzione dell’offerta pubblica di alloggi per i senza casa e, in generale, nell’insufficienza delle misure disponibili per un ampio numero di soggetti in stato di bisogno in un momento straordinario della vita nazionale.

Mi concentro su questi aspetti perché sarebbe troppo banale riferirsi a quelli pubblici e maggiormente evidenti, ampiamente esibiti dal sindaco nelle sue dirette: ossia alla selva di ordinanze puntualmente contraddette da decreti del governo centrale, oppure sospese dalla Prefetta Librizzi.

Evito, cioè, di concentrarmi su quel gioco a rimpiattino col governo nazionale volto, da parte del sindaco, a trasformare rapidamente in ordinanze quelli che erano sino a un certo momento orientamenti governativi trapelati nel corso di riunioni coi sindaci metropolitani, oppure diffusi dagli uffici tecnici centrali (gli orari dei negozi, la chiusura delle attività, l’uso dell’esercito etc.). 

Un gioco ridicolo, teso a suggerire alla cittadinanza più suggestionabile e culturalmente disarmata – una parte non trascurabile in una città di disuguaglianze estreme come Messina, corrispondente grossomodo al 40 per cento della popolazione – di avere anticipato il governo e di avere visto più lontano della politica nazionale.

Analogamente eviterò di soffermarmi sull’uso strumentale delle situazioni personali e sulla produzione continua di simboli negativi; in primis dalla Renault 4, diventata emblema dell’inefficienza dei controlli, malgrado le autorizzazioni ricevute dai passeggeri, diretti verso una casa entro la quale trascorrere la “quarantena”.

Le dirette di De Luca funzionano infatti attraverso la produzione incessante e continua di nemici su cui riversare l’odio sociale: i passeggiatori irresponsabili, gli allegri sciatori, l’Asp, la Renault 4 e così via. Si tratta di una macchina comunicativa infernale, affatto casuale nei bersagli, che ha al centro temi e sentimenti radicatissimi nell’immaginario dell’elettorato di De Luca, quali l’avversione verso i “blasonati” (ossia i professionisti e le classi “superiori”. Il cui anonimato va però tutelato, al contrario dei passeggeri della Renault. Noi, naturalmente, avremmo preferito il rispetto della riservatezza per tutti); la burocrazia e la politica nazionale (ma adesso, in tempi di precocissima campagna elettorale, diretta anche contro il sistema regionale); e, naturalmente, gli incivili (i “passeggiatori irresponsabili” sono infatti l’equivalente dei fracassoni, delle baby gang e degli altri nemici dei tempi di pace). Una lotta di classe e contro la politica, per inciso, condotta da un uomo che è membro delle élite locali di governo da un ventennio e che è stato anche il parlamentare siciliano più ricco.

Nel mezzo, prevedibilmente, De Luca trova per spazio per mandare letteralmente a fare in culo il Ministero degli interni e, perché no?, la Prefetta di Messina Librizzi, insieme a tre quarti delle istituzioni repubblicane. È al popolo, dopo tutto, che un sindaco deve infatti dare conto. Non certamente alle istituzioni di un paese in crisi o ai teorici della gestione del rischio…

Ed ecco che proprio il silenzio di queste istituzioni davanti al pericolosissimo scempio pubblico che si compie innanzi i loro occhi e che ha esse stesse per oggetto, oltre che la coesione sociale di una città nel mezzo di un’epidemia, è ciò che fa venire voglia di dare ragione a colui che ne è responsabile: se non si odono, dev’essere perché non ci sono. Loro così come un consiglio comunale della cui esistenza ci si è dimenticati.      

       

  

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Nicolò Romano
Nicolò Romano
24 Marzo 2020 12:58

Lei invece cosa avrebbe fatto , se fosse stato eletto al posto di De Luca ?

Santo
Santo
24 Marzo 2020 13:52

Semplicemente vergognoso questo articolo. Lei caro giornalista cosa fa? Cavalca notizie infondate basate su supposizioni per fare disinformazione, cattivo gusto il suo. Se poi anche fosse così, meglio cosi. Si ricordi i leoni camminano sempre da soli le pecore in gruppo, lei a chi appartiene?

Stefano La Rosa
Stefano La Rosa
24 Marzo 2020 14:52

Io invece mi complimento per l’articolo fatto molto bene e con riferimenti reali!
Grazie per la corretta informazione che speriamo prevalga sullo “sceriffismo” becero che viene portato avanti da una persona che non ha idea del ruolo che ricopre.

Gaetano
Gaetano
24 Marzo 2020 15:08

Verissimo l’unica differenza e’ che Musumeci fa politica facendo il fighetto alle 10 di mattino dietro una scrivania, De Luca lo fa alle 10 di sera sopra una nave

Robix
Robix
24 Marzo 2020 16:42

Bellissimo complimenti. Ha riassunto così tante cose in poche righe che la invidio, nel senso buono. Tutte cose che pensiamo tutti in fondo. Anche i simpatizzanti di De Luca. Però in un momento del genere soprattutto alla cittadinza che lei definisce culturalmente disarmata serve una persona così. Le persone hanno bisogno di essere ascoltate. Lo stesso De Luca si sente snobbato dal governo.

Robix
Robix
24 Marzo 2020 16:47
Reply to  Robix

La gente vuole essere ascoltata. Vuole sentirsi parte di qualcosa. Siamo troppo lontani dalle istituzioni e questa distanza non ci fa credere in esse. Abbiamo perso fiducia. Lei stesso scrive:”ciò che fa venire voglia di dare ragione a colui che ne è responsabile: se non si odono, dev’essere perché non ci sono. Loro così come un consiglio comunale della cui esistenza ci si è dimenticati.”

Giuseppe
Giuseppe
25 Marzo 2020 19:57

Bellissimo articolo.Purtroppo i nostri concittadini sono accecati dalla rabbia e dalla follia che questo personaggio sta infondendo.
Davvero in questo momento è necessario esasperare gli animi? Quali risultati pensa di ottenere? Magari i Messinesi non moriranno di coronavirus(me lo auguro) ma tra poco impugneranno le armi per scannarsi a vicenda (e già purtroppo abbiamo visto le prime avvisaglie)