MESSINA. Si è chiuso con quattro condanne e sei assoluzioni il processo per bancarotta fraudolenta al centro di un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza alla fine del 2010 nei confronti, tra gli altri anche di Sandro Pesce, noto commerciante messinese nel settore dell’abbigliamento. Il Tribunale ha condannato Sandro Pesce a nove anni, Vittorio Quagliata a sei anni, Gaetana Inferrera a quattro anni e cinquemila euro di multa con la concessione delle attenuanti generiche, infine Giancarlo Restuccia ad un anno e sei mesi con il beneficio della pena sospesa. Sono stati invece assolti Luigi Giannetto, David Remedios, Maria Ferrara, Maria Rosa Zocca, Giuseppe Leone e Margherita Bagnoli con la formule “perché il fatto non costituisce reato” e “per non aver commesso il fatto”. La sentenza di primo grado è della Prima sezione penale del Tribunale, presidente Silvana Grasso, giudici Maria Pina Scolaro e Salvatore Venuto che hanno parzialmente assolto il commerciante da alcune contestazione perché il fatto non è previsto più dalla legge come reato. Il pubblico ministero aveva chiesto condanne che variavano da un massimo di 10 anni fino ad un minimo di anno di reclusione ed anche tre assoluzioni. A vario titolo l’accusa contestava i reati di bancarotta fraudolenta, riciclaggio, impiego di denaro o beni di provenienza illecita e favoreggiamento. L’indagine della Guardia di Finanza nel 2011 sfociò nella contestazione al commerciante di aver distratto beni, togliendoli da una società dichiarata fallita dal Tribunale del 2008, ai danni di creditori e dipendenti. Nella difesa sono stati impegnati gli avvocati Gianluca Currò, Alberto Gullino, Isabella Barone, Maria Falbo, Antonio Sindona, Giovanni Grasso, Candeloro Olivo, Angelo Colosi.

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