MESSINA. L’imaging molecolare applicato alle Scienze forensi per la stima dell’epoca della morte. Questa la ricerca condotta dai professori Daniela Sapienza (Medicina Legale) e Antonio Bottari (Diagnostica per Immagini), entrambi docenti al Dipartimento Biomorf, che è stata pubblicata sulla rivista di caratura internazionale “Scientific Reports”.

La ricerca, che ha visto coinvolti all’interno di una equipe diretta dal professore Michele Gaeta (coordinatore Dottorato in Bioingegneria applicata alle Scienze mediche) diversi docenti, si è posta l’obiettivo di determinare l’intervallo post mortem soprattutto nelle fasi più precoci.

Un tema questo che è sempre stato, per il patologo forense, un compito assai impegnativo e difficile a causa delle limitazioni dei metodi disponibili. Le metodologie si sono spesso rivelate poco accurate e affidabili in relazione ai numerosi fattori di interferenza.

Negli ultimi anni il ruolo dell’imaging molecolare MRI quantitativo (qMRI) è emerso nella pratica clinica come approccio fondamentale per l’individuazione e la diagnosi di diverse malattie. Ad esempio l’imaging pesato in diffusione è diventato lo strumento fondamentale per la diagnosi precoce dell’ischemia cerebrale, consentendo di visualizzare i cambiamenti, dovuti all’ischemia, già 20 minuti dopo l’ictus. In aggiunta, è anche una potente arma diagnostica per il cancro.

Sulla base di queste premesse, lo scopo dello studio UniMe è stato quello di valutare le prime modificazioni post-mortem nei muscoli usando l’imaging molecolare MRI quantitativo (qMRMI) su una coscia di suino al fine di esplorare l’utilità potenziale di questo nuovo approccio nella stima dell’intervallo post mortem (PMI).

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