MESSINA. Una percentuale di morosità che supera il 92%, 206 sentenze di sfratto, 263 richieste di esecuzione e 109 sfratti eseguiti con la forza pubblica. Oltre ai 3mila nuclei familiari che vivono nelle baracche e 600 famiglie in difficoltà economica. Dati, relativi alla città dello Stretto nel 2018, che mostrano un disagio abitativo multiforme ed allarmante.

A fare il punto sullo status quo e sulle soluzioni da adottare a livello nazionale e locale, in occasione della settimana nazionale Sfratti Zero, è l’Unione Inquilini di Messina, che nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Zanca ha presentato una “radiografia” del disagio abitativo in città, chiedendo l’istituzione di un piano strutturale che aumenti l’offerta di alloggi a canone sociale attraverso il recupero e l’autorecupero degli immobili pubblici e privati inutilizzati. 

«La nostra città è ferita e porta sul volto le cicatrici della storia che si è accaniti: terremoto, guerre e alluvioni hanno sconvolto l’esistenza di messinesi e sfigurato il territorio. Se questi eventi con il proprio carico di distruzione hanno segnato per sempre la nostra città, con i suoi processi di urbanizzazione l’uomo ha scomposto, ricomposto e plasmato la nostra città degli anni, producendo spazi e monopoli territoriali per soddisfare i bisogni dei potenti. Messina negli anni è stata un luogo in cui pochi privilegiati hanno estratto molta ricchezza», spiegano gli attivisti, che puntano il dito contro “l’euforia cementificatrice” che nel tempo ha soddisfatto gli appetiti dei grandi costruttori, “a fronte di migliaia di alloggi privati vuoti  (il 15%, secondo un’inchiesta di LetteraEmme) e 4mila precari della casa che aspettano da decenni un alloggio popolare”: una contraddizione considerata insopportabile. 

Sotto la lente dell’Unione inquilini, in particolare, l’operato dell’amministrazione De Luca e la relazione annuale del primo cittadino, con 5 pagine “che esprimono ruvidamente la sua analisi e la sua concezione di vita urbana, riassunte con il titolo intimidatorio ‘Una guerra senza frontiere con ex scuole occupate abusivamente'”, scrivono in un documento, stigmatizzando le parole del sindaco. «Con sprezzo del disagio abitativo, per calcoli politici e sicuramente per cultura, De Luca mette sullo stesso piano sicurezza urbana e sofferenza abitativa, aderendo fedelmente all’ideologia securitaria dominante (…). Il disagio sociale e tutte le tensioni che ne scaturiscono non rappresentano per il sindaco un problema da decodificare ed affrontare, ma solo un disordine da controllare e reprimere, insomma una malattia da curare», commentano, facendo quindi un dettagliato excursus sui finanziamenti ottenuti (o no), sul balletto di cifre relative allo sbaraccamento e sull’operato di Arismè.

Quattro i punti principali presi in esame dall’Unione Inquilini: i Pon Metro,”con la modifica dei progetti finanziati dai fondi strutturali europei”, le strutture per l’emergenza abitativa, la morosità incolpevole e soprattutto il tema del risanamento, con una narrazione agli antipodi rispetto a quella del sindaco, “troppo decorata da autocompiacimenti”. 

«Ad oggi l’amministrazione De Luca – commentano – non ha costruito di suo pugno nemmeno una casa, né tanto meno ha assegnato alloggi con bando Erp, scaduto a maggio del 2018; la graduatoria è un vero e proprio mistero e ad oggi non ci risulta nessuna pubblicazione. L’assegnazione di circa 100 alloggi in vari ambiti di risanamento è stato l’unico risultato che può essere attribuito all’attuale amministrazione, sebbene siano progetti delle precedenti amministrazioni a cui è mancato lo sforzo finale per consegnare gli immobili con allacci idrici ed elettrici».

Non manca un riferimento alle famiglie ospitate alla ex Foscolo e a Cataratti, (ri)tornate al centro delle cronache negli ultimi mesi: «Esistono regolari comodati d’uso registrati. Può esserci stato qualche errore di valutazione con i dirigenti  ma di certo non è colpa degli inquilini. Non può essere questo il pretesto per non fare lavori di ristrutturazione o per non indire dei bandi speciali per alcune categorie speciali», spiega Antonio Currò, che si focalizza in particolare sui fondi ex Gescal assegnati alla Regione Sicilia: «Un tesoretto di risorse non utilizzate che ammonta a ben 176 milioni di euro, come si evince da un’interrogazione presentata da Leu».

Fra gli obiettivi del collettivo: il censimento degli alloggi Erp non assegnati e delle strutture del patrimonio comunale abbandonate/inutilizzate; il riutilizzo del patrimonio privato e pubblico abbandonato per aumentare l’offerta di alloggi di edilizia residenzialemediante recupero/autorecupero; l’istituzione di bandi ERP speciali, ad hoc, per particolari categorie di senza casa; l’utilizzo di immobili confiscati alla mafia per le famiglie in precarietà abitativa e la requisizione temporanea degli alloggi privati sfitti  e chiusi da anni. 

Presente in conferenza stampa anche il consigliere comunale di LiberaMe Alessandro Russo, autore di una proposta di deliberazione per ottenere una sospensione degli sgomberi e degli sfratti per morosità, facendo leva sul Governo nazionale e sulla delegazione messinese. 

 

 

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