MESSINA. Dalle correnti dello Stretto di Messina, che raggiungono una velocità di 2 metri al secondo, si può ricavare una quantità di energia pari a 125 gigawatt/ora all’anno, sufficiente per soddisfare il fabbisogno energetico di una città di oltre 200mila abitanti. Proprio come Messina. E’ quello che emerge dagli studi di “Enea”, l’agenzia nazionale che si occupa delle nuove tecnologie, dell’energia e dello sviluppo economico sostenibile, raccontati oggi da un articolo pubblicato sul “Sole 24 ore”.

La società attualmente sta cercando di capire come sfruttare il Mediterraneo e il suo moto ondoso per generare energia, seguendo i dettami della Ue. Tra i risultati ottenuti nell’ambito di diversi progetti finanziati dalle istituzioni europee, a cui partecipano anche altri paesi oltre all’Italia, è emersa la stima di quanta energia può produrre il moto ondoso, ovvero circa 13 kilowattora a metro.

«Un dato su quanta energia si possa produrre complessivamente seguendo questo percorso non si può preventivare – spiega il responsabile del laboratorio Enea di Modellistica Climatica e Impatti, Gianmaria Sannino, nell’articolo – perché tutto dipende da una serie di fattori che variano: mezzo messo in acqua, dimensioni, posizione perché i sistemi si possano mettere sia sulla costa sia in alto mare».

Fra i progetti è previsto, inoltre, un intervento sulla costa di Alghero, dove l’energia servirà per mettere in funzione un desalinizzatore, spiega ancora Sannino, che aggiunge come le zone con il più alto potenziale di energia derivata dalle onde siano le coste occidentali della Sardegna e della Corsica, ma anche il Canale di Sicilia e le aree costiere di Algeria e Tunisia, dove il flusso medio di energia oscilla tra i 10 e i 13 kW/metro.

A portare avanti lo studio del modo ondoso vi è il sistema di previsione Waves, che garantisce una risoluzione fino a 800 metri in aree marine e costiere ad alto potenziale energetico. «Nel nostro modello ora abbiamo introdotto una novità: abbiamo incluso le maree locali e quelle trasmesse dall’Atlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra. Questo ci permetterà di conoscere più in dettaglio lo stato del mare e della sua circolazione per migliorare le nostre previsioni sulla produzione di energia e per misurare l’impatto su alcuni settori economici come quello del turismo, dei trasporti e del commercio marittimo», illustra Sannino.

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Sergio
Sergio
3 Agosto 2019 19:43

quando ho conseguito la laurea in ingegneria elettrotecnica,oltre 20 anni fa, ho presentato la tesi proprio sulla produzione di energia elettrica dalle correnti di marea dello Stretto .