MESSINA. «Una tragedia evitata grazie solo alla prontezza e alla capacità degli agenti che quotidianamente si trovano da soli a fronteggiare l’ingestibile situazione della Casa Circondariale di Barcellona, dove la carenza di personale, unita alla scorretta gestione della sezione Atms (Articolazione per la Tutela della Salute Mentale), sta determinando continue situazioni di pericolo per  i lavoratori».

Così il segretario generale della Fp Cgil, Francesco Fucile, e il coordinatore Giovanni Spanò, prendono posizione dopo il rogo verificatosi nei giorni scorsi nel carcere di Barcellona. Per i rappresentanti della sigla sindacale, che già da diverse settimane denunciano le evidenti criticità vissute dal personale penitenziario, “non si può aspettare il peggio affinché venga adottato un intervento risolutivo”.

A causare l’incendio sono stati due detenuti da pochi giorni trasferiti dal Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria per motivi d’ordine e sicurezza, che dopo aver aggredito anche altri detenuti sono stati isolati all’interno della propria stanza e qui hanno dato fuoco a due materassi.

«Il fumo si è velocemente propagato in tutto il piano – spiegano Fucile e Spanò – ed è quindi stano necessario evacuare immediatamente tutti i detenuti che lo occupavano.  Anche se la situazione è stata egregiamente controllata dal personale di polizia penitenziaria, nessun malore è stato registrato fra i detenuti, le conseguenze non sono mancate: 8 gli agenti in totale rimasti intossicati e portarti d’urgenza in ospedale».

Per la FP CGIL occorre mettere la parola fine a simili episodi, causati principalmente da una non corretta configurazione del reparto Atsm, il quale, secondo un protocollo definito con l’Asp, il DSM e l’Assessorato regionale alla sanità della regione, si dovrebbe occupare di gestire unicamente detenuti portatori di malattie mentali. «Altri intossicati dal fumo – proseguono i sindacalisti – sono stati alcuni infermieri in servizio, i quali prontamente hanno dato il loro supporto al personale penitenziario. Anche qui riscontriamo delle carenze dovute alla mancata assunzione del personale, soprattutto infermieri, legato ai ritardi nella redazione di una dotazione organica  specifica per queste strutture».

«Detto protocollo, qualora esistente – affermano Fucile e Spanò -, certamente non avrebbe consentito l’arrivo di detenuti come i due sopra indicati, senza cioè una corretta valutazione dei casi e senza un metodo sanitario preventivamente concordato. I due soggetti, anziché essere trasferiti in un carcere di massima sicurezza, sono stati condotti all’ATSM di Barcellona, che sicuramente non si occupa di sicurezza», concludono, rivolgendosi al provveditore della Regione Sicilia e al Capo del Dipartimento dell’ Amministrazione Penitenziaria,  ribadendo «come tale disorganizzazione non possa più gravare sulle spalle della polizia penitenziaria» ed invocando un intervento risolutore da parte degli organi preposti.

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