MESSINA. Una “Toyota C-HR”, una “Fiat 500 L”, un’ “Alfa Romeo Spider 1300 Junior”, una “Lotus Elise”, una “Fiat 1500 Spider” e una “Lancia Fulvia sport 1600”. Sono le auto esposte questa mattina nel parcheggio del dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Messina in occasione dell’incontro “1818 – 2018 Evoluzione delle automobili elettriche e ibride”, presieduto dal presidente della commissione nazionale cultura, Lorenzo Morello, all’interno dell’aula magna.

A dare inizio al convegno, la direttrice del dipartimento, la professoressa Ida Milone, seguita dal coordinatore del corso di laurea di ingegneria meccanica Eugenio Guglielmino e da Antonio Verzera, presidente della scuderia “Antichi motori” di Messina, nata nel 2011 e tesserata all’ “Automotoclub storico italiano” (Asi) nel 2013, con lo scopo di “avvicinare e di far comprendere ai giovani il patrimonio motoristico”, afferma il presidente, spiegando proprio come l’interesse nel raggiungimento di questo obiettivo li ha portati a stipulare una convenzione con l’Università di Messina consegnando due borse di studio da 500 euro alle migliori tesi sull’automotive al termine dell’incontro, più un ulteriore premio in denaro al terzo partecipante. Inoltre, alcune delle auto esposte sono state messe a disposizione proprio dalla scuederia.

Nonostante il nome dell’evento, l’ingegnere Morello ha cominciato la sua presentazione con una “Isaac De Rivaz” del 1807 fornita di motore a scoppio di tipo atmosferico, definita da lui “la prima esercitazione di laboratorio”, seguita dal primo vero prototipo di veicolo elettrico nel 1818, una “Anyos Jedilil” che, anche se si fermò ad essere solo un modellino in scala, era dotata di un elettromagnete.

Importante, però, fu il 1854, con l’invenzione delle batterie ricaricabili, e ancor di più il 1880, con le scoperte di Thomas Edison. “Possiamo dire che solo dopo si poterono inventare le prime auto elettriche”, afferma Morello.

Ma quali sono i vantaggi di un’automobile elettrica rispetto ad un motore a scoppio? L’assenza di frizione, l’assenza di cambio, l’avviamento automatico e l’assenza di scarichi e rumori. L’idea infatti, spiega l’ingegnere, era quella di costruire dei veicoli che fossero semplici da guidare.

In particolare, le prime ad essere vendute furono quelle di Karl Benz e di Charles Jeantaud.

Quest’ultimo realizzò la “Jeantaud Taxi” nel 1895, con un’autonomia di soli 50 km garantita da una batteria ricaricabile tramite impianti a vapore fissati all’interno di stazioni apposite. Tre anni dopo, uscì la “Jeantaud Duc”, la prima vettura a realizzare il record di velocità su strada (63km/h).

Sottolineata anche l’evoluzione della produzione automobilistica nel mondo, che nel 1900 vedeva 4000 veicoli prodotti negli Stati Uniti, di cui 1600 elettrici; mentre in Europa la produzione era di 1200 a scoppio di cui 300 in Italia.

In questo periodo vennero fuori importanti case automobilistiche, come quella di Ferdinand Porsche, che riuscì a costruire la “Lohner Electric Phaeton”, un’auto elettrica più leggera rispetto alle altre (750 kg, di cui 410 kg di batteria) con le stesse prestazioni, seguita dalla “Lohner Toujours Contenente”, la prima auto da corsa che, purtroppo, non gareggiò mai su pista in quanto gli pneumatici non riuscivano a sostenere il carico. Resta la prima auto a raggiungere i 100 km/h.

Nel 1901, Porsche realizzò anche la prima auto ibrida, la “Lohner Sempre Vivus”, che a differenza delle elettriche, interamente a batteria, hanno bisogno di una combustione interna per ricaricare la corrente. Porsche terminò la sua serie di capolavori con l’ultima macchina da lui progettata, la “Lohner Mixte”.

Nel frattempo, nel 1905 in America uscì la “Rauch & Lang Brougham”, divenuta famosa come la macchina di nonna Papera.

Da qui il mercato delle automobili elettriche si ferma fino al 1941, quando l’uso della benzina diventò di priorità dei veicoli militari. Uscirono proprio in quest’anno quelli che l’ingegnere Morello ha definito dei “revival” delle auto elettriche: una “Peugeot VLV” e una “Elettropattino Revelli”, costruita in Italia con l’idea di una vettura più economica che, però, andava contro gli ideali delle prime auto: la facilità e la comodità di guida.

Finita la guerra le vetture elettriche sparirono di nuovo, per poi ricomparire pochi anni dopo quando il prezzo della benzina salì del doppio perché si incominciava a pensare alla fine del petrolio.

Il racconto dell’ingegnere Lorenzo Morello prosegue con una “Fiat X1/23” del 1973, che sfruttava l’energia di potenza, e con una “Toyota Prius” del 1997, auto che grazie al sistema di propulsione ibrida raggiunse i 155 km/h: “L’auto più vicina ai giorni nostri”, aggiunge Morello, soffermandosi anche su una “GM EV1”, vettura americana con caratteristiche simili alla Prius che non fu mai venduta, ma data in affitto per 500 dollari al mese e che, nonostante sia diventata uno “Status symbol ecologista”, venne poi abbandonata.

Da qui, un salto nel 2016 verso la tecnologia “Hybride Plug – in”, che consiste in delle vetture che possiedono sia un impianto elettrico che uno a combustione, con la possibilità di utilizzarli entrambi.

“Secondo la legge europea le emissioni inquinanti di un automobile elettrica sono pari a 0, ma questo non è vero se si fa conto delle emissioni di Co2 (anidride carbonica)”, conclude Mondello, esplicitando quella che secondo lui è la soluzione migliore all’inquinamento veicolare: l’idrogeno; specificando, però, che l’auto elettrica non è un progetto da accantonare completamente, nonostante il troppo tempo che impiega la ricarica delle batterie.

“La vettura nasce elettrica e secondo me tornerà ad esserlo perché è l’unica soluzione per evitare l’inquinamento da parte dei veicoli”, afferma invece Daniele Borzì, dirigente del servizio provinciale della Motorizzazione di Messina, presente in aula insieme ad Antonio Sottile, fondatore dell’agenzia di noleggio auto “Sottile Rent” di Messina, che ha spiegato i vantaggi del noleggio a lungo termine invitando i presenti a “provare le nostre nuove auto e moto ibride”. Sua la Toyota in esposizione.

Al termine della presentazione del successivo dibattito, la consegna delle due borse di studio agli studenti che hanno realizzato le migliori tesi e un premio aggiuntivo al terzo partecipante; quest’ultimo omaggio è stata una sorpresa della scuderia e per questo il professore Eugenio Guglielmino ha tenuto a ringraziare nuovamente il presidente. Dopo i saluti, un rinfresco offerto dall’Università.

 

 

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