MESSINA. Cinque milioni di euro, per non aver portato a termine quanto pattuito nel 2003: la riqualificazione dell’antico borgo preterremoto del Tirone, compito per il quale è nata una Stu, società di trasformazione urbana. È la richiesta dello studio Fc&Rr, inviata sotto forma di diffida al comune di Messina, per inadempienza contrattuale: il Comune (socio al 30%) ha “omesso di adempiere a tutti gli obblighi derivanti dagli atti ed impegni sino ad allora assunti”.

Cosa è la Stu Tirone? È una società di trasformazione urbana sotto forma di s.p.a., attiva dal 2003, ed ha come compiti la “costruzione di edifici residenziali e non residenziali”: il progetto cioè di un maxiparcheggio, due edifici residenziali, un centro direzionale regionale e varie attività artigianali e produttive (leggi centri commerciali) nell’antico borgo preterremoto del Tirone, oggi un cumulo di macerie e immondizia. Nonostante l’impasse nei progetti, la fuga di alcuni dei soci (Pizzarotti) ed il fallimento di altri (Demoter), il Comune, che ha il 30% delle azioni, la tiene in vita ed esprime il presidente: Marcello Parrinello, che ricopre il ruolo a titolo gratuito.

Dopo la creazione (2003), e la firma di convenzione (2004), studio di fattibilità (2005) e approvazione delle linee guida (2006), nel 2009 la società procede spedita con i progetti e le indagini del suolo, ma le procedure si arenano in consiglio comunale. Subentra l’amministrazione Accorinti, vengono approvati cinque progetti definitivi e nonostante le raccomandazioni da parte del dirigente Mario Pizzino di redigere il piano industriale secondo le linee guida approvate”, della Stu non si sa più nulla.

Lo studio Fc&Rr, uno dei soci, sostiene che “il comportamento inerte (ove non colposamente dilatorio) di Codesta Amministrazione – si legge nella diffida – ha costretto la società all’immobilismo e al conseguente danno per mancato raggiungimento dello scopo sociale; a causa di questi comportamenti sono spirati inutilmente i termini previsti sia di durata della STU, sia alla convenzione”, chiedendo quindi i danni.

Del Tirone aveva fatto menzione, qualche giorno fa, l’assessore allo Sviluppo Guido Signorino, lasciando fuori la società dal novero delle otto partecipate (su quattordici) che il comune di Messina aveva intenzione di liquidare: la Stu Tirone, recitava un comunicato, “attende la revisione del piano industriale, ma sulla quale grava un giudizio presso il tribunale delle imprese di Palermo“. Un’attesa, quella della revisione del piano industriale, che risale al 2013, qualche settimana dopo l’insediamento dell’attuale amministrazione guidata da Renato Accorinti, che “prende tempo” per approfondimenti e sostanzialmente lascia le cose così come le aveva trovate.

Della Stu Tirone ha parlato anche la Corte dei Conti, nell’istruttoria che il 13 ottobre 2017 ha inviato al Comune, in paragrafo  riservato alla “società con perdite di esercizio e bilanci non approvati al 2015″. Il Tirone risulta inoltre tra le partecipate che non hanno comunicato, secondo la Corte dei conti, i dati da indicare in nota informativa.

La risposta da parte dell’amministrazione? “Sin dal’insediamento abbiamo chiesto di variare il programma di interventi per limitare gli impatti e concentrarsi maggiormente sulle attività di recupero e valorizzazione dell’esistente – spiega Sergio De Cola, assessore al Territorio –  Già dall’estate del 2015 le proposte dell’Amministrazione sono state trasmesse formalmente alla società e successivamente, le stesse sono state supportate da un piano economico finanziario che dimostrava la fattibilità degli interventi. L’Amministrazione proseguendo con un’azione propositiva ha quindi adottato una delibera proponendo al Consiglio di rinnovare la convenzione con la STU per poter avviare le azioni previste nel nuovo piano. Quindi nessuna azione dilatoria o ostativa da parte dell’Amministrazione ma esclusivamente l’esercizio delle proprie prerogative di socio e un’azione propositiva riscontrabile in atti (vedi in ultimo la proposta di Delibera per il Consiglio). Va rilevato che la volontà di proseguire nell’azione della società è stata condivisa anche da Franco Cavallaro (rappresentante legale dello studio Fc&Rr, ndr)  almeno fino alla riunione tenutasi dal notaio nell’estate del 2017.  In ultimo va evidenziato come l’azione da Cavallaro non è supportata dalla società, infatti il CDA non ha assunto alcuna delibera che dia indirizzo a sostegno dell’azione che Franco Cavallaro minaccia di mettere in atto”.

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