MESSINA. Da due anni, intorno alla fine della prima decina di giorni di ottobre, Cateno De Luca lancia ai “suoi” minacciosissimi messaggi, per tirare le briglie della coalizione che fa capo a Sud chiama Nord, in tutte le sue incarnazioni. L’anno scorso era stato lo slogan “più soldati, meno generali”, con cui De Luca aveva tirato le orecchie a qualcuno di mai specificato per gli atteggiamenti da primadonna, e aveva minacciato epurazioni mai avvenute. Quest’anno il nemico erano i “cerchi magici”, i cui appartenenti sono anch’essi non meglio specificati: “Ho detto a tutti che se non si scrollano di dosso la sindrome del Re Sole ritornando immediatamente a quei principi che hanno spinto i messinesi a liberarsi dalla cappa che opprimeva la città possiamo staccare la spina immediatamente“, ha minacciato il sindaco di Taormina.
Due “tagliandi” che De Luca ha previsto per evitare, ha spiegato con un post su facebook, che il “delirio di onnipotenza del ruolo possa far perdere la retta via nella selva oscura della gestione del potere”. Una giusta preoccupazione che, sia l’anno scorso che quest’anno, l’ex sindaco di Messina ha accompagnato ad un vademecum sulle alleanze future del movimento che ha creato e di cui è padre-padrone in vista dei prossimi appuntamenti: la legge di stabilità alla regione, e le amministrative in provincia.
Per quanto riguarda Palermo, ieri in conferenza stampa, De Luca ha spiegato che presenterà “quaranta proposte per la legge di stabilità al governo di Renato Schifani: vogliamo capire se rispetto alle tematiche che saranno presentate, se il governo si vuole aprire o se vuole chiudersi e giocare da solo. In questo caso ci vedremo in aula, e vedremo se ci sarà un quadro di supporto alla maggioranza, o se avremo le mani libere. La nostra posizione ci consente questo”. Quasi alla lettera quanto aveva affermato esattamente un anno fa, prima pietra di quel percorso di avvicinamento al governo regionale culminato nel messaggio video di Schifani poco dopo natale del 2024 durante un incontro alla Città metropolitana, e la liaison “m’ama, non m’ama” col presidente della Regione Siciliana, che evidentemente non è diventato (o non è diventato ancora) amore.
Poi ci sono le amministrative: “Fin quando non c’è un patto di coalizione, ci saremo alle amministrative, con una nostra personalità. Cosa Comporterà? Alleanze civiche, alleanze politiche, anche ipotesi di alleanze col centrosinistra: noi non siamo ancora organici al centrodestra”, ha puntualizzato, giusto perchè la circostanza fosse adeguatamente sottolineata. Esattamente quanto aveva detto lo scorso anno, sempre dal salone delle bandiere, sempre il 13 ottobre: “Se dovessi scegliere di fare il capo dell’opposizione, o il numero due di una nuova maggioranza, preferisco fare il numero due per uscire dall’isolamento”. Tradotto: Sud chiama Nord non esclude alleanze, anche in ruolo subalterno, col centrosinistra, o con un centrodestra. Esattamente come un anno fa.
Articolo 99: 350 milioni, maggio 2018