RIDUZIONE DEL NUMERO dei deputati da novanta a 70, di cui 62 da eleggere nel nove collegi provinciali, sette dalle liste regionali (i cosiddetti listini) e uno da incoronare come presidente della Regione: questa è la principale novità delle Regionali siciliane del 2017, che vedono il debutto del disegno di legge del 2012 che ha tagliato venti poltrone a Sala d’Ercole. Ecco le principali caratteristiche di questa elezione.

QUANDO SI VOTA. Si può votare dalle 8 alle 22 di domani, 5 novembre, muniti di scheda elettorale e documento di identità valido.

LA SCHEDA. Non è cambiata. All’interno, l’elettore può votare per il candidato (o solo la lista) del proprio collegio e il presidente della Regione. Le preferenze possono essere disgiunte, ovvero si può scegliere un candidato a Palazzo d’Orleans e una lista che non lo sostiene. Nel caso il cui si ometta di votare per una lista regionale (ovvero per il presidente), il voto validamente espresso per una lista provinciale va a quella regionale collegata.

LE LISTE. I seggi che toccano a Messina sono 8, motivo per cui ogni lista provinciale non supera tale numero. Nel rispetto dell’alternanza di genere, tutti i candidati di ogni lista regionale dopo il capolista sono stati inseriti secondo un criterio di alternanza tra uomini e donne, mentre le liste provinciali non includono un numero di candidati dello stesso sesso superiore a due terzi del numero dei candidati da eleggere nel collegio.

ELEZIONE DEL PRESIDENTE. Vince la competizione, ovviamente, il candidato che ha preso più voti.

LE ASSEGNAZIONI DEI SEGGI. Il primo passaggio riguarda la somma dei voti validi ottenuti da tutte liste in ogni collegio, annotando i voti delle singole liste. Da Palermo, dall’Ufficio centrale, quindi arriva l’indicazione agli Uffici circoscrizionali su quali vanno escluse dall’assegnazione dei seggi, cioè non hanno raggiunto la soglia minima del 5%. Ricevuta la comunicazione, ogni Ufficio circoscrizionale determina il quoziente elettorale, dividendo, il totale dei voti validi riportati dalle liste provinciali, con esclusione di quelli conseguiti dalle liste non ammesse all’assegnazione dei seggi, per il numero dei seggi spettanti al collegio (ad esempio, voti validi 100 mila diviso 8, il numero dei posti, fa 12.500, che diventano i voti necessari per ottenere un posto all’Ars). Quindi, si assegnano d ogni lista tanti seggi quante volte il quoziente elettorale circoscrizionale è contenuto nella cifra elettorale (25.000 voti, due sposti). Qualora rimangano seggi che non possono essere attribuiti per insufficienza di quoziente, l’Ufficio ne accerta il numero e quindi li assegna alle liste che hanno la più alta cifra di voti residuati nell’ambito del collegio, applicando il metodo D’Hont.

Il MEDOTO D’HONDT. Ecco un esempio di come funziona, partendo da un quoziente elettorale di tremila voti su nove seggi disponibili. Il partito X ha avuto 10008 voti, Y 5000, W 3000 e Z 2000. Le assegnazioni avvengono dividendo i risultati delle singole liste, partendo da quella che ha più voti, per 1, 2, 3, 4 e così via, sempre in relazione ai tremila necessari. SI comincia da X: diecimilaotto diviso 1, uguale a diecimilaotto (un seggio); diecimilaotto diviso 2, 5004 (secondo seggio); diecimilaotto diviso 3, 3336 (terzo seggio). La divisione si ferma perché 10008 diviso 4 fa 2502 e quindi è al di sotto dei tremila. Si passa quindi ad Y: 5000 diviso 1 è uguale 5000 (1 seggio); cinquemila diviso 2 è uguale a 2500, al di sotto dei tremila, quindi stop. Si passa così a W: tremila diviso 1 è uguale a 3000 (un seggio); tremila diviso 2 è uguale a 1500, nuovo stop. Come si attribuisce il sesto seggio? Si guardano i partiti precedenti sulla base del risultati più alti. Quindi il sesto va ad X che ha 2502 voti, mentre il settimo ad Y che ne ha 2500, l’ottavo va di nuovo a X, perché 10008 diviso 5 fa 2002. E il nono? SI attribuisce a Z, che ne ha 2000 (2000 diviso 1).

MAGGIORANZA ALL’ARS. La cifra massima dei seggi attribuibili è di quarantadue. L’Ufficio centrale regionale, una volta ricevuti gli estratti dei verbali degli uffici centrali circoscrizionali verifica quanti seggi sono stati conseguiti dai gruppi di liste collegati con la lista regionale risultata più votata, sommando i seggi ottenuti dalle stesse nei collegi elettorali provinciali. Procede così: se il numero complessivo dei predetti seggi è inferiore a quarantadue, proclama eletti tanti candidati della lista regionale più votata, secondo l’ordine di presentazione nella lista, quanti ne occorrono per raggiungere quarantadue seggi. I seggi in eccesso (se il numero è già pari o superiore a quarantadue) sono ripartiti fra tutti i gruppi di liste non collegati alla lista regionale risultata più votata, in proporzione alle rispettive cifre elettorali regionali.

SEGGI IN ECCESSO. Nel caso in cui si seggi delle liste che appoggiano il candidato presidente che ha vinto siano superiori a 42, l’Ufficio centrale regionale procede alla somma delle cifre elettorali regionali dei gruppi di liste provinciali non collegati alla lista regionale risultata più votata, con esclusione dei gruppi che non hanno ottenuto il 5%. Per cifra elettorale regionale di un gruppo si intende la somma regionale dei voti validi ottenuti dalle liste di quel gruppo, presenti con identico contrassegno nei singoli collegi provinciali. Si divide poi il totale per il numero dei seggi da attribuire, ottenendo in tal modo il quoziente elettorale regionale, quindi si attribuisce ad ogni gruppo di liste partecipante al riparto tanti seggi quante volte il predetto quoziente elettorale risulti contenuto nella cifra elettorale regionale del gruppo medesimo. Gli eventuali seggi che rimangono ancora da attribuire sono assegnati ai gruppi di liste per i quali queste ultime divisioni hanno dato maggiori resti e, in caso di parità di resti, ai gruppi con la maggiore cifra elettorale regionalem, applicando il medodo D’Hondt.

ONORARI E COMPENSI. Queste sono le cifre che guadagneranno i componenti dei seggi: al presidente vanno 155,92 euro mentre 126,68 a testa sono destinati al segretario e agli scrutatori.

 

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