MESSINA. Duro botta e risposta fra MessinAccomuna e Dafne Musolino su porta a porta e aumento della Tari, due argomenti di cui si discute parecchio in questi giorni in città e sui social, fra prese di posizione, meme e foto. A intervenire, nei giorni scorsi, era stato il laboratorio di partecipazione politica, che aveva preso di mira la gestione dell’attuale amministrazione, con particolare riferimento ai rispettivi meriti, alle tariffe e ai paragoni con altre realtà. Ieri sera la replica, sugli stessi temi.

Qui la nota di MessinAccomuna:

«A cavallo di un cassonetto, De Luca canta vittoria al grido (un po’ “eccessivo”) di “Viva Maria”, spacciandosi per grande artefice della differenziata a Messina. Fedele al suo stile politico, si prende il merito di cose predisposte da altri, mascherando con piglio napoleonico i suoi fallimenti in materia di raccolta e smaltimento dei rifiuti a Messina e mettendone il costo sulle spalle dei messinesi.
Lascia intendere di aver superato Palermo e Catania nella raccolta differenziata. Peccato che a operare il sorpasso è stato non lui, ma il suo incubo: Renato Accorinti, nell’anno 2016 (si vedano le tabelle ISPRA allegate). Con una società in liquidazione, appesantita da passati imponenti debiti imponenti, recuperando e completando i finanziamenti regionali, Accorinti ha investito per il porta a porta, acquisendo 34 mezzi (oggi usati da De Luca) e avvia un servizio regolare e diffuso. Tra il 2013 e il 2018 la differenziata triplica a Messina passando dal 6% al 18%.
Arriva De Luca. In campagna elettorale promette che la TARI scenderà significativamente per i messinesi. Trova una società nuova di zecca, capace di realizzare investimenti, con un management di altissimo profilo, un piano industriale già disegnato e un piano strategico che prevede investimenti, internalizzazioni di funzioni, e (sostenibilmente) la differenziata al 30% entro il 2019. Cosa fa? Caccia il Direttore Generale (senza sostituirlo: MessinaServizi è forse l’unica “grande azienda” italiana a non avere un DG da due anni e mezzo), affida tutto a un suo “fedelissimo”, già titolare di altro incarico pubblico retribuito, promettendo l’impennata della differenziata: +45% di differenziata in 6 mesi. Trascorsi 12 mesi, c’era un risibile +0,9%, che aveva rallentato la crescita precedente (+1,1% nel 2014, + 1,8% nel 2015, + 1,8% nel 2016, + 3,0% nel 2017, + 3,7% nel 2018). A tutt’oggi è del 25% sotto l’obiettivo di due anni fa.
Aveva promesso una TARI più leggera: oggi i messinesi pagano 10 milioni e mezzo in più che nel 2018, e sono stati tagliati circa 2,5 milioni di sgravi alle famiglie meno abbienti. Dove sono andati a finire questi soldi? All’azienda Tech di Floridia (SR), che nel 2020 risulta “infiltrata” dalla mafia e sottoposta ad amministrazione giudiziaria dal Tribunale. Adesso la stessa azienda prende migliaia di euro (in più) al giorno per fare quello che dovrebbe fare Messinaservizi: …raccogliere i rifiuti dalla strada.
Come mai viene esternalizzato il servizio primario dell’azienda (raccogliere i rifiuti)? Il Presidente dice di non voler sottrarre personale dalla raccolta differenziata; in realtà rivela incapacità di previsione o un disegno deliberato: è stata questa gestione politico-amministrativa ad aver “distratto” i lavoratori, affidando loro cura del verde, randagismo e deblattizzazione. In pratica, la partecipata dovrebbe raccogliere e smaltire i rifiuti, il Comune le affida altri servizi, e poi, non essendoci (secondo il management) personale sufficiente, si rivolge a un privato per il servizio principale.
Ma è possibile che un’azienda con oltre 500 unità di personale non possa gestire la raccolta di 230.000 abitanti senza esternalizzare parte dei servizi? Basta guardare altre esperienze. A Verona l’azienda AMIA, con poco più di 600 dipendenti, serve un bacino di utenza di 330.000 abitanti (Verona, più comuni limitrofi), con una raccolta differenziata al 53% (dati ISPRA 2019); a Messina oltre 500 dipendenti non sono in grado di gestire 100.000 abitanti in meno. È chiaro: il pesce puzza dalla testa; il risultato dipende dalla qualità manageriale, non dall’inabilità dei lavoratori. È il fallimento della gestione De Luca. Sarà un caso che approssimandosi le elezioni si vociferi di nuove assunzioni?
E la colpa dei cumuli in centro? È dei commercianti incivili! Comodo fare gli show e i blitz chiamando “colleghi” i vigili e aizzandoli alla sanzione. Questo non significa governare la città: un servizio complesso e delicato non può essere “calato” dall’alto senza un coinvolgimento attivo delle utenze. Soprattutto nei centri storici, dove gli edifici e le luci dei negozi non hanno spazi adeguati e sufficienti, il sistema dei mastelli e dei carrellati è stato abbandonato dalle grandi città, rivelandosi inefficiente e ingestibile. Ma a Messina si sa, tutto funziona al contrario e la colpa è dei cittadini e commercianti, ai quali viene imposta una inedita tassa …sull’uso pubblico del suolo privato: un incremento della TARI di 13 milioni per tenersi in casa o in negozio carrellati e mastelli!»

Di seguito invece la replica dell’assessore Dafne Musolino:

«Ancora una volta la compagine dell’ex amministrazione Accorinti – scrive in una nota –  sotto le spoglie del movimento MessinAccomuna (del quale siamo ancora in attesa di conoscere chi sia il legale rappresentante, dove abbia la sede sociale e altri particolari che qualsiasi associazione ha il dovere di rendere noti quando manda una nota alla stampa, ma che per MessinAccomuna sembrano essere dei meri dettagli di poca importanza) tenta di attaccare il Sindaco De Luca con la solita miscellanea di false accuse, ricostruzioni dei fatti difformi dal vero, paragoni con altre realtà senza tenere conto delle situazioni di partenza e un generale inno alla approssimazione politica amministrativa della quale, a dire il vero, hanno dato ampia e coerente esibizione per tutti gli anni del loro governo. Ma veniamo ai fatti, ché a noi questi solo interessano: MessinAccomuna dichiara che Accorinti avrebbe portato la raccolta differenziata a Messina, con un servizio “regolare e diffuso”. Evidentemente non rammentano che ancora a giugno 2018 (Accorinti è stato eletto Sindaco nel 2013) la Raccolta Differenziata a Messina veniva svolta SOLO in alcune parti del primo e del sesto quartiere, di certo non era un servizio diffuso e neanche regolare considerato che arrivava con difficoltà al 10-12%. Formalmente poi la RD era stata avviata anche per gli esercizi commerciali già dal 2016 ma i fatti di questi ultimi giorni ci hanno dimostrato quello che avevamo sempre sostenuto: si trattava di un servizio farlocco, al quale si sottraevano facilmente tutti coloro che ne avevano la possibilità ricorrendo all’uso dei cassonetti stradali che l’Amministrazione De Luca ha eliminato, dotando ogni utenza, domestica e commerciale, di mastelli e carrellati che sono stati acquistati dalla Messinaservizi grazie alle dotazioni economiche di cui è stata destinataria da parte del Comune. Affermare, come fa il gruppo di MessinAccomuna, che l’Amministrazione Accorinti  avrebbe realizzato la RD a Messina con un servizio ‘regolare e diffuso’ ‘recuperando e completando i finanziamenti regionali’, conferma che l’autore della nota non sa di che cosa scrive: il finanziamento regionale recuperato dalla giunta Accorinti servì a fare arrivare a Messina n. 34 costipatori (i c.d. mezzi pescespada) che svolgevano servizio solo in alcune zone della città (parte del I e del VI quartiere) e i mastelli sottolavello che venero distribuiti dalla amministrazione precedente su base volontaria (cioè vennero consegnati a chi si presentava e si dichiarava disponibile a prenderselo) e senza alcun registro di consegna, di fatto non è stato possibile sapere quanti di questi kit siano stati effettivamente distribuiti, mentre si è accertato che in alcune famiglie ne erano stati consegnati anche più di uno e ad altre famiglie nessuno, alla faccia dell’organizzazione, del management e del piano industriale, che non è mai stato redatto dal precedente Direttore Generale il quale, come noto a tutti, è stato licenziato per l’evidente incapacità nella gestione della azienda il cui CDA ha già avviato le procedure per la nomina del nuovo Direttore Generale che si concluderanno a  breve».

«I paragoni con le realtà delle altre città sono sempre ammessi – prosegue l’Assessore –  e costituiscono motivo di sprone a fare meglio degli altri, ma per potere essere utilizzati ed essere utili allo scopo, i paragoni devono reggersi su fondamenti oggettivi: quindi paragonare Verona a Messina non apporta alcun contributo al dibattito se non si tiene conto che ancora a dicembre 2018 la Messinaservizi si presentava come una scatola vuota, una società fotocopia di quella fallita, con un parco mezzi vetusto e in parte inutilizzabile, incapace di gestire il servizio che le era stato affidato per la semplice ragione che non ne aveva né i mezzi né le risorse per farlo. MessinAccomuna farebbe bene a ricordarsi che al momento della sua istituzione Messinaservizi aveva un capitale sociale di appena 300mila euro, che gli è stato anticipato dallo stesso Comune! È ovvio che una società in quelle condizioni non avrebbe mai potuto operare, e men che meno raggiungere i risultati raggiunti, se il socio unico – ossia il Comune di Messina – non avesse fornito le risorse necessarie a: acquistare/noleggiare i mezzi (per fare la RD sul territorio comunale ne vengono utilizzati ben 163!), dotare la società della forza lavoro necessaria a svolgere il servizio con l’assunzione di n. 150 dipendenti che si occupano solo della raccolta differenziata, implementare le isole ecologiche e crearne di nuove, acquistare i carrellati e i mastelli da distribuire alle utenze, prevedere e sostenere il costo degli ulteriori servizi previsti nel contratto ma per i quali la precedente amministrazione non aveva previsto alcuna risorsa: basti pensare che per la gestione delle discariche post mortem (Portella Arena, Tripi modulo secondario, Valdina e Vallone Guidari) nel piano economico varato da Accorinti erano previsti solo 100mila euro pur sapendo che la spesa era decisamente più elevata. Solo per lo smaltimento del percolato di Portella Arena il Comune di Messina ha speso quasi 2 milioni di euro nel 2019…. e non ci risulta che a Verona la società di gestione dei rifiuti faccia anche queste attività… Del resto a Verona non devono garantire la pulizia di 56 km di spiagge e siamo sicuri che a Verona non ci siano torrenti, così come siamo quasi certi che i cittadini veronesi non abbandonino rifiuti, creando delle vere e proprie discariche, negli alvei dei torrenti e sulle spiagge rendendo necessaria l’esecuzione di interventi che hanno interessato aree di diverse migliaia di mq con relativo impiego di mezzi e di personale. Però ci rendiamo conto che MessinAccomuna tutto questo non lo poteva tenere in considerazione per la semplice ragione che questo tipo di interventi prima che arrivasse la Giunta De Luca non venivano eseguiti…
In conclusione, passando alle motivazioni dell’aumento della Tari, osserviamo che gran parte dell’aumento della TARI per il 2021 è da imputarsi ai criteri dettati da ARERA, che ha imposto ai Comuni di inserire nella tariffa anche il costo della gestione delle discariche post mortem, i crediti di dubbia esigibilità, il costo delle bonifiche delle discariche su suolo pubblico che prima venivano sostenuti con fondi a carico del bilancio. La ragione di tale diverso assetto è di matrice comunitaria, costituisce una diretta applicazione del principio sancito dalla Direttiva del Parlamento Europeo  19-11-2008 n. 2008/98/CE,   ‘chi inquina, paga’ e dunque viene applicato come una sorta di sanzione anticipata, per cui i cittadini sono messi a conoscenza del costo del servizio aggravato dalle condotte illecite, nell’ottica di sensibilizzarli e farli migliorare. Dunque l’aumento del 9% è dovuto in parte ai servizi che di fatto vengono espletati (e che non sono previsti ad esempio a Verona) ed in parte al diverso criterio imposto da ARERA ma rappresentano un aumento che, se confrontato con altre città, è davvero ridotto (per l’anno 2021 a Genova la tari è aumentata del 21%, a Palermo è stato previsto un aumento del 23% con un servizio il cui costo è stimato in oltre 150 milioni l’anno!). Non di minore importanza è il fatto che sul costo della tariffa incide anche il costo del trattamento della frazione umida del rifiuto (c.d. FORSU) che, a causa della assenza di impianti disponibili, viene trasportato fino a Mantova con un costo di 230 euro/tonnellata…. Ma anche questo MessinAccomuna non poteva saperlo, per la semplice ragione che prima della Giunta De Luca nel piano economico del contratto di servizio non era stato previsto il costo per lo smaltimento dell’umido! Alla faccia del servizio diffuso e regolare….
Rammentiamo a MessinAccomuna che negli anni di amministrazione Accorinti, quando ancora il servizio di nettezza urbana era gestito da Messinambiente, dal 2013 al 2014 si registrò un incremento tariffario del 8,66 % che di certo non servì né ad aumentare i servizi né a ristrutturare la società, che infatti nel 2018 è stata dichiarata fallita nonostante i tentativi dell’amministrazione di farla ammettere ad un concordato preventivo fallimentare inattuabile come sancito dalla dichiarazione di fallimento del Tribunale. Le percentuali di RD raggiunte a Messina fino ad oggi, e che si attestano al 40% (con un 35% di media) costituiscono un significativo risultato che conferma che le scelte intraprese dall’Amministrazione e portate avanti da Messinaservizi sono state efficaci ed efficienti, prova ne sia il fatto che Messina è l’unica città Metropolitana della Sicilia in cui la RD è svolta su tutto il territorio comunale, mentre a Palermo (dove la RD è al 15% circa) viene servita meno della metà della popolazione residente e a Catania il servizio di RD riguarda solo il centro storico con una RD ai minimi nazionali (appena il 9%). Ma ancora, volendo fare paragoni con altre città d’Italia, ci sembra corretto rammentare che Torino, che ha avviato il servizio di RD oltre dieci anni fa, serve solo il 35,6% del territorio comunale e ha raggiunto il 50% di Rd. I confronti, quando sono onesti e tengono conto dei dovuti distinguo, ci confortano sulle scelte operate e sul percorso fin qui seguito.
Infine, non si confonda MessinAccomuna: i servizi di gestione del verde pubblico e di igiene ambientale non fanno parte del servizio di raccolta rifiuti e il personale impiegato per questo servizio non è distolto da altre attività per la semplice ragione che si tratta di servizi distinti, resi con personale diverso. Quanto al randagismo, non è mai stata un’attività prevista nel contratto della Messinaservizi.
Invitiamo MessinAccomuna – conclude il documento – ad approfondire meglio gli argomenti prima di lanciarsi in sterili accuse, che dimostrano l’assoluta approssimazione nell’approccio agli argomenti, la grossolana mistificazione dei fatti ed una palese volontà di rivalsa che, per essere vincente e convincente, andrebbe assistita da solide argomentazioni e non da enunciazioni favolistiche che franano sotto il peso della verità dei fatti».

 

 

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Gianrico
Gianrico
7 Giugno 2021 10:43

Beh… in effetti la Daffine ha ragione: a Verona non ci sono 56 Km di spiaggia da sanificare, granello di sabbia per granello, come si fa a Messina.