MESSINA. Un’apertura di credito, già evidenziata il 15 ottobre col voto favorevole, ma pugni sbattuti sul tavolo per conoscere lo stato dell’arte con documenti ufficiali. Antonella Russo e Felice Calabrò, rispetto al piano di riequilibrio che entro il 22 novembre va votato, vogliono vederci chiaro prima di confermare il loro voto, e togliersi un sassolino dalla stampa, dopo aver votato una manovra “lacrime e sangue”, che in seguito, senza il consiglio comunale, si è trasformato in “latte e e miele”.

“Siamo ad appena diciotto giorni dalla data fatidica, in consiglio dovrà arrivare un piano di riequilibrio del quale il consiglio deve avere piena consapevolezza – spiega Felice Calabrò aprendo la conferenza stampa – Le partecipate che sono intervenute in commissione non hanno portato alcun documento, mentre il sindaco ha incontrato le parti sociali ed alla fine degli incontri è venuta fuori una cornice che non è più “lacrime e sangue”, ma “latte e miele”. L’amministrazione deve fare in modo che il consiglio abbia sott’occhio la realtà, tutti i documenti che servono per conoscere nel dettaglio lo stato dell’arte”, spiega il consigliere del Pd.

Cosa chiedono esattamente i due esponenti democratici, lo specifica Antonella Russo: “Una certificazione da parte del ragioniere generale che attesti la consistenza dei debiti fuori bilancio al 31 ottobre 2018, col relazioni da parte di tutti i dirigente, una relazione delle partecipate certificata dai rispettivi organi di revisione per avere contezza della posizione creditoria e debitoria di Atm, Amam e MessinaServizi, un resoconto specifico da parte dell’Atm per mettere un punto sul balletto di cifre debiti/crediti”, elenca la consigliera.

Chiarimenti li chiede anche Felice Calabrò: “Nel “salvaMessina” del 28 ottobre mi interessa la riduzione dei costi della politica, e sono d’accordo, ma mi piacerebbe che l’amministrazione inizi a fare ciò che dice: razionalizziamo i consigli d’amministrazione delle partecipate e accordiamoci con la legge Madia, che prevede solo un amministratore unico. Poi andrei a verificare che i consiglieri d’amministrazione abbiano i requisiti: chi è collocato in quiescenza non può fare l’amministratore di partecipate se non a titolo gratuito. Anche la riduzione dei dirigenti a dodici è interessante: due vanno in pensione con la fine dell’anno, e gli altri cinque? Non faranno ricorso?”, domanda Calabrò. “Quale giudice non darebbe mai ragione ad un dirigente a tempo indeterminato al cospetto di una proroga ad uno a tempo determinato?”, aggiunge Antonella Russo.

“Non vogliamo più dossier, vogliamo relazioni certificate da parte dei dirigenti, con la responsabilità che ciò comporta”, concludono i due.

Esaurito il passato, si passa al futuro: “De Luca parlava di almeno 500 delibere, ancora non ne è arrivata nemmeno una. Come ci presentiamo al ministero dell’Interno con un piano di riequilibrio rimodulato se non abbiamo ancora il consuntivo 2017, per il quale peraltro è stato nominato in primavera un commissario che non si è mai visto?”

Capitolo transazioni: secondo una recentissimo pronunciamento della Corte dei conti, ogni transazione dovrebbe essere inserita nel piano dei debiti fuori bilancio (“se, come spero, saranno spalmati in tre esercizi finanziari, puntualizza Antonella Russo). “E’ chiaro che non ci sono i tempi: dovremmo chiamarli uno per uno e sottoscrivere una transazione con ciascuno di loro. Poi il sindaco De Luca ha ipotizzato un abbattimento del 50% per tutte le partite debitorie, il che ci avvicinerebbe alle conseguenze del dissesto. Come si tutelano i creditori così?”, domanda la consigliera democratica.

“Perchè non abbiamo mai fatto richiesta urgente alla Corte dei conti per avere certezza della possibilità di inserimento nel piano dei debiti post piano di riequilibrio, cioè quelli maturati dal 2014 in poi? Quello che De Luca ha fatto a Roma è un incontro informale e burocratico, non politico”, aggiunge Calabrò.

La posizione dei due, non bastassero gli interventi in aula, è molto chiara: riequilibrio si, ma avendo precisa conoscenza di quello che si va a firmare. “Coi nostri emendamenti al “salvaMessina” siamo stati molto chiari in merito, ma quella era la prima stesura. Adesso il documento è stato modificato in maniera sostanziale. Vorremmo capire in che modo, e con quali fondi si potranno sostenere le nuove misure”. Il riferimento, esplicito, è al riassorbimento degli oltre 500 operatori dei servizi sociali previsto nella nuova azienda speciale “Messina Social City”.

Subscribe
Notify of
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments