MESSINA. Due prestigiosi ospiti ieri in visita privata al MuMe, il Museo Interdisciplinare Regionale di Messina. Si tratta di Sylvain Laveissière, Conservatore Generale Onorario del Dipartimento dei dipinti del Museo del Louvre (Parigi), e di Luciano Pensabene, direttore del Laboratorio di restauro del museo Collezione Peggy Guggenheim (Venezia),  già coinvolto nell’intervento di recupero delle originarie cromie del Crocefisso ligneo (di ignoto), uno dei capolavori della scultura tardo trecentesca nel Meridione d’Italia e fra le opere di particolare rilievo del MuMe, aperto definitivamente al pubblico il 17 giugno scorso.

Laveissière e Pensabene, guidati da Caterina Di Giacomo, direttore del Polo Regionale e del MuMe, e dall’architetto Gianfranco Anastasio, responsabile dell’allestimento museale, nel corso della loro visita hanno ha espresso apprezzamenti sull’equilibrio raggiunto fra l’edificio contenitore – realizzato già da oltre un ventennio – e le soluzioni museografiche e tecnologiche adottate, funzionali ad un approccio dinamico e moderno nei confronti di un patrimonio artistico sia vasto (riunisce due millenni di storia della città di Messina) che di altissimo ed evidente valore.

Particolare commozione ha suscitato  la straordinaria, luminosa veduta del Duomo di Messina – un olio su tela di Luigi Di Giovanni (datato 1891 ca.) – e i due piccoli ritratti del popolano e dell’artista, che concludono il percorso espositivo e ai quali è stata affidata la rappresentazione della volontà di riscatto di una città tradita.

Il Museo Interdisciplinare Regionale di Messina si inserisce in un ampio Parco Museale che per dimensioni e superfici espositive e operative si configura come uno dei più grandi del Meridione d’Italia. Ospita circa 750 opere (fra la sezione archeologica, il percorso medievale-moderno e le aree esterne) in un arco temporale che va dalla fondazione della città e fino alle soglie del XX secolo e riunisce  la storica collezione civica del Museo Peloritano e le centinaia di reperti architettonici e opere d’arte di chiese ed edifici storici distrutti dal terremoto del 1908 e faticosamente strappati alle macerie. Una parte di queste opere – circa 250 – sono state sempre esposte negli spazi della ex Filanda Mellinghoff, opificio ottocentesco risparmiato dal sisma e destinato per decenni a sede “temporanea” del museo dove, con il sistema della “rotazione”, venivano esposti periodicamente vari pezzi della grande collezione. La Filanda, all’interno del Parco Museale, sarà adesso destinata a mostre ed eventi temporanei anche in regime di art sharing con altre realtà museali come accaduto di recente con il Mart di Rovereto (“L’invenzione futurista”, nel 2015; e “Mediterraneo, luoghi e miti”, nel 2016) e con la Fondazione Musei Civici di Torino.

Il MuMe si estende, complessivamente, su oltre 17.000 mq, nell’area dell’ex monastero di S. Salvatore dei Greci, attorno al quale è stato concepito e progettato negli anni Ottanta. 

La struttura architettonica iniziata nel 1984 viene consegnata nel 1995, ma non risulta idonea alla tipologia delle collezioni e i fondi insufficienti e discontinui per la definizione dell’allestimento in rapporto alle superfici di oltre 4700 mq. Negli ultimi anni, con la direzione della dott.ssa Caterina Di Giacomo – affiancata dai dirigenti delle Unità Operative afferenti al Polo Regionale, Gianfranco Anastasio, responsabile dei lavori di completamento del Museo, Rosario Vilardo, responsabile della Sicurezza e RUP dei procedimenti relativi agli ultimi interventi, Grazia Musolino, responsabile delle Movimentazioni e l’intero organico tecnico e amministrativo- è stato possibile dare un’accelerazione ai programmi finalizzati alla fruizione della struttura – di fatto mai consegnata alla comunità – definendo interventi di adeguamento tecnologico e completamento dei percorsi espositivi grazie a finanziamenti UE e seguenti impegni della Regione. Dopo l’anteprima del dicembre 2016, con la consegna della sezione archeologica e dell’ Ala Nord, per un totale di ca. 2.200 mq di superficie espositiva, vengono adesso consegnati i restanti 2500 mq di allestimenti con opere dal medioevo al Novecento.

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Nino Principato
Nino Principato
18 Luglio 2017 20:34

È l’architetto Antonio Virgilio, unico, vero allestitore del Museo, perché non è stato citato?