MESSINA. Sono 11 gli indagati dell’operazione “Polena”, che ha azzerato una costola del clan Spartà di Santa Lucia sopra Contesse aggiornando i nuovi assetti del clan. I sostituti procuratori della Dda Liliana Todaro e Maria Pellegrino hanno chiuso le indagini su una serie di episodi di estorsione ed usura ed anche un tentato omicidio avvenuto nel 2016 al villaggio Cep, quando furono esplosi colpi di pistola contro un’auto con a bordo il figlio, il nipote ed il fratello dell’ex boss del rione Iano Ferrara, diventato collaboratore di giustizia.

L’avviso di chiusura indagini è stato inviato a: Antonino Caliò, Giuseppe Cambria, Letteria Cambria detta “Lillly”, Antonio Cambria Scimone, Antonio Chillè, Tommaso Ferro detto “Masino”, Raimondo Messina detto “Saro”, Concetta Terranova, Angelo Bonasera, Lorenzo Guarnera, Alfio Russo detto “Massimo”. Estorsione, usura, intestazione fittizia di beni e violazione degli obblighi della sorveglianza speciale, tentato omicidio i reati contestati a vario titolo. Contestata l’aggravante mafiosa.  Di associazione mafiosa deve rispondere Cambria Scimone insieme ad altri per i quali si procede a parte. Il periodo va dal 2015 in poi.
Indagini dei carabinieri, con il contributo del collaboratore Daniele Santovito, hanno permesso di aggiornare la geografia del clan di santa Lucia sopra Contesse. Dalle indagini sono emersi anche gli affari illeciti legati ad estorsioni ed usura. Il clan infatti sarebbe stato in grado di condizionare l’attività di alcuni imprenditori. Non mancavano interventi per eliminare la concorrenza. Come sarebbe accaduto ad un pasticcere costretto a non vendere più bibite e caffè dentro la sua pasticceria per non dare fastidio ad un bar vicino, riconducibile ad un indagato. Situazione analoga per commerciante all’ingrosso che riforniva di carne due ristoranti cittadini che sarebbe stato costretto a fare un passo indietro per favorire l’attività nascente di uno degli indagati.
Ben più energici erano i metodi con i quali giocatori che avevano debiti di gioco: “ti spezzo le gambe” si era sentito dire uno di questi. Tra le varie storie anche quella di una donna che aveva perso al tavolo di poker costretta a versare 10mila euro, un anello ed un orologio Rolex per evitare di avviare le procedure di protesto di un assegno. Infine i magistrati contestano il tentato omicidio dell’11 gennaio 2016, quando furono esplosi dei colpi di pistola calibro 7,65 contro un’auto con a bordo tre persone: due rimasero feriti e una illesa.
Gli indagati sono difesi dagli avvocati Giuseppe Bonavita, Alessandro Billè, Salvatore Silvestro e Antonello Scordo.
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