MESSINA. Cinque condanne sono state disposte nel processo d’appello dell’operazione “Il Padrino” su un gruppo emergente che tra il 2011 ed il 2013 stava cercando di farsi spazio nella zona tirrenica, ed in particolare a Rometta, Villafranca Tirrena, Saponara e nelle zone vicine. La Corte d’Appello, presieduta dal giudice Francesco  Tripodi e composta dai giudici Daria Orlando e Carmelo Blatti, ha rideterminato le condanne inflitte in primo grado. Sono stati condannati Francesco Santamaria ad 8 anni, Domenico Smedile, 5 anni e tremila euro, Sergio Mavilia, 6 anni e 8 mesi e quattromila euro di multa, Pasquale Corrado, 4 anni e 6 mesi e 2700 euro di multa e Tindaro Talarico, 5 anni e 4 mesi in continuazione con un’altra sentenza.  

L’accusa contestava a vario titolo l’associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, danneggiamenti, furti ed incendi boschivi. Il pg aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado. La Corte d’appello ha invece ridotto praticamente per tutti le condanne che erano state inflitte a maggio 2016 nel processo con il rito abbreviato.

La difesa è stata sostenuta dagli avvocati Antonello Scordo, Pietro Ruggeri, Rita Pandolfino, Maria Puliatti, Filippo Pagano, Romina Bennati, Aloisa Nardella. 

Le indagini condotte dai carabinieri, iniziate nel novembre 2011 e concluse nell’ottobre 2013,  hanno permesso di risalire ad un nuovo gruppo emergente che tentava di prendere il controllo dei territori di Rometta, Villafranca Tirrena e Saponara pianificando  atti intimidatori, esplodendo colpi d’arma da fuoco alle saracinesche di esercizi commerciali, incendiando auto o zone boschive e poi con furti e rapine. I carabinieri cominciarono ad indagate a seguito di un atto intimidatorio ai danni di un negozio di barbiere. Hanno scoperto che si stava facendo strada un gruppo che cercava di affermarsi e che presentava già le caratteristiche tipiche di una struttura gerarchica propriamente mafiosa.

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