MESSINA.  «Non vogliamo perdere giorni di scuola». Ci tengono a specificarlo immediatamente gli studenti del direttivo del liceo classico Maurolico, capofila della contestazione che ha coinvolto tutte le scuole cittadine della provincia messinese. «La nostra è una protesta che deve portare ad una legge regionale per il diritto allo studio», spiegano i ragazzi, stufi probabilmente dello stereotipo che accomuna qualsiasi protesta studentesca alla poca voglia di fare lezione: «Durante il prosieguo dello stato d’occupazione – ribadiscono gli alunni – il pubblico servizio non verrà interrotto. Ragion per cui il personale Ata potrà lavorare regolarmente, così anche la segreteria; i professori saranno liberi di svolgere lezione e gli studenti di parteciparvi.  Non impediremo le attività extracurriculari ma, anzi, le supporteremo».

Ma quali sono le ragioni che hanno portato gli studenti delle scuole di città e provincia a protestare? Innanzitutto l’istituzione della Legge regionale per il diritto allo studio, “una rivendicazione storica del nostro territorio” per ottenere un testo unico al quale fare riferimento per tutte le problematiche scolastiche, dai finanziamenti ai trasporti pubblici, passando  per l’edilizia scolastica e l’educazione civica. Senza dimenticare la tanto contestata “alternanza scuola lavoro”: «Non vogliamo abolirla, anzi proponiamo un regolamento di modifica riguardante alcuni punti dell’alternanza stessa, affinché venga intesa davvero come un’occasione, più che come uno sfruttamento», raccontano i membri del direttivo, che formeranno delle commissioni sul diritto allo studio

«Siamo consapevoli che l’occupazione sia il mezzo più estremo – proseguono i ragazzi e le ragazze – ma estrema è l’urgenza di ciò che stiamo portando avanti. Che la Sicilia abbia bisogno di ripartire è sotto gli occhi di tutti. Ma una terra martoriata da una e inefficiente macchina burocratica e da governi poco decisionisti è il motivo che ci spinge a prendere in mano la situazione e far sì che il nostro territorio riparta da noi studenti nel cui sangue, concedeteci di dire, è insito lo spirito delle grandi battaglie, delle grandi rivoluzioni. Per chi dice “non ci riuscirete” dobbiamo dare la triste notizia di andarci piano con le sentenze, potrebbe imbattersi in spiacevoli figuracce. Il momento è quello giusto, bisogna farlo, siamo stanchi della Sicilia come ruota di scorta, antitesi dell’innovazione, perennemente arretrata rispetto a qualsiasi media nazionale, siamo stanchi della Sicilia terra di scandali, di fuga di cervelli, di opportunità mancate, siamo stanchi della Sicilia in balia di nessuno, senza punti di riferimento, omicida di sogni e di speranze, siamo stanchi della Sicilia alla pseudo ricerca di giovani che poi, però, non valorizza, che non ci prova nemmeno, che sembra quasi rigettarli. Noi non ci arrendiamo, a noi tutto questo non va bene, e la svolta partirà da qui. Se non noi, chi?».

 

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