Palazzo Zanca, separati alla nascita

 

Non troppo alto, fisicamente in forma, sempre sorridente nelle foto, in politica sin da giovanissimo, proveniente dalla provincia, piglio decisionista, esperienza da deputato regionale. Nel 2009, a capo di Palazzo Zanca c’era Giuseppe Buzzanca.

Dieci anni dopo, al Comune di Messina c’è un nuovo sindaco: non troppo alto, fisicamente (poco meno) in forma, sempre sorridente nelle foto, in politica sin da giovanissimo, proveniente dalla provincia, piglio decisionista, esperienza da deputato regionale. Si chiama Cateno De Luca.

 

 

Il calcio (e dieci anni trascorsi invano)

 

Triste era la situazione allora, non molto più allegra dieci anni dopo. Nel 2009, il presidente (per modo di dire) era Alfredo Di Lullo, “patron” dal potere decisionale pari a zero, a dettare condizioni c’era la “consulente” Marcella Chierichella, a suggerire strategie Arturo Di Mascio. Di Lullo, il 23 marzo, aveva raccolto le spoglie mortali di quello che era stato il glorioso Fc Messina, e l’aveva trasformato, con un’operazione alla Frankenstein, in Acr Messina, una sigla che ai messinesi ha sempre fatto battere il cuore forte forte. E invece niente. Società che faceva acqua da tutti i lati, soci senza una lira, orizzonti nebulosi, a luglio la liaison era già finita. La squadra, all’epoca, giocava in serie D: il gruppo Franza, proprietario dell’Fc Messina, non aveva deliberatamente iscritto l’Fc messina in B, per poi ottenere, in deroga, l’iscrizione in D.
Oggi, dieci anni dopo, il presidente è il messinese Pietro Sciotto: e la squadra gioca in… serie D (che però è quarta serie, non quinta, per via della serie C unificata), è nelle zone brutte della classifica, non ha un futuro particolarmente radioso davanti. Insomma, non è cambiato moltissimo.

 

 

La Provincia regionale (R.I.P.)

 

Nanni Ricevuto è stato l’ultimo presidente della Provincia regionale, prima che dell’ente territoriale si facesse una specie di morto che cammina, senza sapere esattamente cosa farne, fra un’ipotesi di consorzio di comuni e l’incompiuta della Città metropolitana, ente che teoricamente dovrebbe continuare a rivestire le competenze amministrative che furono delle ex province regionali, ma senza rappresentanza politica, e soprattutto senza i soldi necessari. Tant’è che prima il commissartio straordinario Filippo Romano e poi l’ex sindaco metropolitano Renato Accorinti, e l’attuale Cateno De Luca, hanno manifestato l’intenzione di avviare le procedure di fallimento.

 

 

Gli svincoli (e niente, fa già ridere così)

 

È stata l’accelerazione impressa, combinazione, proprio dieci anni fa dall’allora sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca a far si che in qualche modo gli svincoli (nati nel 1997) non diventassero l’ennesima incompiuta di una città che già di opere lasciate a metà ne ha anche troppe. Inaugurati nel 2013, a qualche mese dalle amministrative, sono però diventati immediatamente una… incompiuta. Delle quattro rampe, due in entrata e due in uscita in entrambe le direzioni di marcia, di cui in genere si compone uno svincolo, ne sono state aperte prima due all’inaugurazione (con altre due chiuse per quattro anno), poi un’altra, nel 2017, quindi, ultime notizie, entro due mesi la quarta e ultima. Poi lo svincolo potrà dirsi completo. Credici.

Non entra per un pelo (tre anni) nella competizione, la marcia ridotta ad una sola corsia nel viadotto Ritiro. Il cui progetto di adeguamento antisismico va avanti, molto ma molto piano, dal 2012.

 

 

Le baracche, candidate al 100yearsChallenge

 

Continuando così probabilmente con le baracche di Messina ci si potrebbe partecipate al 100yearsChallenge, vista l’immutabilità della situazione. A prendere il toro per le corna ci ha pensato il sindaco Cateno De Luca, che velleitariamente aveva fissato due scadenze (31 ottobre 2018 sgombero e 31 dicembre – dello stesso anno – abbattimento) che avrebbero dovuto liberare Messina.

Non una pietra si è mossa, col sindaco che ha imputato la responsabilità al mancato riconoscimento da parte del governo nazionale dello stato d’emergenza. A quel piunto si è mossa la Regione Siciliana, assicurando impegno e, trovandoli, i soldi. Gli stessi per i quali si era mossa la stessa regione quasi trent’anni fa, con l’ormai leggendaria legge 10 del 1990, quella sullo sbaraccamento di Messina, che anche allora sembrava dietro l’angolo, finanziato con 500 miliardi di lire dell’epoca. Nell’attesa, le baracche sono sempre lì, tranquille.

 

 

Il “Waterfront” (lol)

 

Se si potesse stilare un elenco delle parole più ricorrenti pronunciate e scritte in questi ultimi 10 anni, il termine “waterfront” sarebbe forse in cima alla classifica, con una decisa impennata delle ricorrenze soprattutto nel corso delle varie campagne elettorali. Eppure, malgrado qualche piccolo intervento e lievi interventi di “botulino”, il look del litorale è sempre quello deturpato di allora. Nonostante decine di progetti, finanziamenti, scontri e progetti fra i più disparati e fantasiosi, con rendering di ogni tipo, in dieci anni i messinesi non sono ancora riusciti a riprendersi l’affaccio a quel mare – il proprio mare – che gli è stato negato.

La Zona Falcata? Dopo l’abbattimento dell’inceneritore, unico passo in avanti compiuto in due lustri, se ne discute ancora, proprio in questi giorni, ma la zona più storica e simbolica della città rimane ancora in preda al più assoluto degrado. La Fiera? Peggio che andar di notte. Maregrosso? Non ne parliamo nemmeno. L’unica eccezione è forse via Don Blasco: attesa da trent’anni (il primo stralcio progettuale risale al 1988), l’opera è adesso pronta a partire (forse) dopo la firma sul contratto di un anno fa e lo stop per problemi con la valutazione d’incidenza. Il resto? Come dieci anni fa. E venti. E cinquanta. E insomma, ci siamo capiti.

 

 

Il Ponte sullo Stretto, a volte ritornano

 

Il progetto definitivo è stato partorito nel 2010, ovvero cinque anni dopo la stipula del contratto voluto dal Governo Berlusconi con la legge obiettivo e siglato dalla concessionaria “Stretto di Messina spa” ed il general contractor “Eurolink”. Appena dodici mesi e una delle opere più volute, contestate, controverse e bramate nella storia della città e dell’intera nazione avrebbe finalmente iniziato a prendere forma.

Da quella fatidica data di anni ne sono passati invece nove: nel frattempo la Stretto di Messina è stata posta in liquidazione, i milioni spesi sono stati 300 e il millenario progetto di collegare la Sicilia con lo Stivale è finito presto nel cimitero degli elefanti. Salvo poi ritornare in auge alla vigilia di qualsivoglia tornata elettorale.

Non fanno eccezione questi ultimi mesi: si avvicinano le Europee e i comunicati, le dichiarazioni e i vecchi propositi tornano magicamente a riempire le pagine dei giornali. Con gli stessi argomenti di un tempo (da una parte e dall’altra), le stesse fazioni e le stesse barricate.

Lasciando da parte (perchè col ponte non c’entrano) le strade della città e di tutta la Sicilia continuano ad essere ridotte a un colabrodo, per spostarsi da Messina a Trapani in treno servono quasi sette ore e si continua drammaticamente a morire a causa di frane, cedimenti strutturali e autostrade da terzo mondo, giova notare che la Stretto di Messina Spa è nata nel 1981, e di attraversamento stabile dello Stretto si parla da… duemila anni, ai tempi dei romani.. Baracche, spostatevi.

 

 

I nuovi (e vecchi) spazi per la cultura

A Messina, l’aggettivo “nuovo” ha una valenza temporale piuttosto ampia, visto che riesce a connotare anche progetti vecchi di trenta e più anni. Uno dei più grandi cambiamenti avvenuti in questi ultimi 10 anni reca la data del 12 febbraio del 2010, quando dopo 27 lunghissimi anni (roba che in Giappone tirano su una megalopoli) venne inaugurato finalmente il Palazzo della Cultura Antonello, finito nell’occhio del ciclone ben prima del taglio del nastro a causa di una somiglianza sospetta con il Municipio di Boston, datato 1969 e considerato da qualcuno come uno degli edifici più brutti del mondo.

Tante e di valore le iniziative e gli eventi organizzati da allora all’interno della struttura, fra concerti musicali di spessore, grandi eventi, mostre e incontri culturali. Tante però anche le occasioni sprecate, gli spettacoli controversi e gli spazi inutilizzati o poco valorizzati, a partire dalla Gamm, la galleria d’arte moderna “fantasma”.

Anche un altro dei fiori all’occhiello della città, ovvero il Museo Regionale, che il 18 giugno del 2017 ha aperto integralmente le proprie porte, varcate quel giorno da oltre tremila visitatori, è “nuovo” per modo di dire, dato che i lavori risalgono al 1984. Meglio tardi che mai

Fra i cambiamenti positivi, da segnalare gli interventi urbani nell’ambito del progetto “DistrArt”, con la riqualificazione urbana delle pensiline del tram, e i giganteschi murales che dal 2015 colorano le facciate dei terrificanti palazzoni dismessi della cortina del porto. Oltre, ovviamente, al capolavoro di Blu alla Casa del Portuale, che qualcuno ha avuto pure il coraggio di vandalizzare.

A fronte di tante nuove aperture, non mancano però gli spazi su cui è calato mestamente il sipario: uno su tutti l’Arena di Villa Dante, che fino a qualche anno fa, soprattutto nei periodi estivi, ospitava manifestazioni e concerti mica male (fra i tanti anche i Verdena e i Subsonica).

 

 

La grande fuga da Messina

 

Quasi diecimila abitanti in meno in dieci anni. Non c’è molto altro da commentare.

(Invece si, ci sarebbe da puntualizzare che è un problema di scarsa natalità comune a tutta l’Italia, che l’emigrazione dal sud Italia al resto del mondo è in aumento pressochè ovunque da Roma in giù, che una nutrita porzione degli “emigranti” ha scelto di spostarsi in un comune limitrofo più piccolo per questioni di vivibilità. Tutti ottimi motivi, insomma, che però sanno un po’ di presa per il culo e lasciano l’amaro in bocca, quando in dieci anni a partire è il 70% delle persone che conoscevi, ecco).

 

 

Ah, dimenticavamo: la “munnizza”

 

Nel 2009 c’era ancora l’Ato 3 a sovrintendere e Messinambiente a gestire il servizio di raccolta dei rifiuti.

Nel 2019 c’è la Srr a sovrintendere e la Messina Servizi Bene Comune (ancora per poco) a gestire il servizio di raccolta dei rifiuti.

Apparentemente è cambiato tutto. In realtà non è cambiato nulla, con la spazzatura che continua a trasbordare dai cassonetti e le emergenze rifiuti a intervalli regolari.

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