MESSINA. «Serve una taskforce per lo studio approfondito delle criticità e dei bisogni progettuali dell’ecosistema costiero e del sistema delle fiumare». Dopo le forti piogge di stanotte, proseguite per tutta la mattinata, adesso è il momento della conta dei danni, e di distribuire le responsabilità. Così, infatti, è intervenuto Ivan Tornesi, del Comitato Ex Sanderson, a cui fa eco il consigliere comunale del Pd Alessandro Russo, che in particolare chiede all’Amministrazione comunale «a che punto sono le opere di prevenzione e di risposta agli eventi meteo critici».

«Sui disagi alla popolazione dei villaggi di Messina, che si stanno verificando a causa dell’esondazione dei torrenti, richiamerei quanto scritto qualche giorno fa dal Comitato ex Sanderson sull’erosione costiera – commenta Ivan Tornesi – Il problema non sono solo i mancati interventi, ma anche l’inefficacia di quelli realizzati nel corso del tempo. La politica continua a limitarsi a fare segnalazioni dal lato dell’opposizione e ad interventi tampone e in emergenza, spesso non risolutivi, da quello della maggioranza che governa. È necessario un investimento su un’analisi e uno studio approfondito del territorio, che guidi la progettazione di interventi più efficaci, economicamente ed ecologicamente sostenibili. E poi su un programma di sensibilizzazione e informazione della popolazione che vive in prossimità della costa e degli argini dei torrenti».

«Comune, Regione e Università si attivino a fare quello che è stato proposto con il progetto “FIHUMANA – Fiumara, mare, humans” della CoPED Summer School, ovvero la creazione di una taskforce per lo studio approfondito delle criticità e dei bisogni progettuali dell’ecosistema costiero e del sistema delle fiumare», conclude.

«Le piogge violente di queste ore che investono ancora ampie parti della nostra città, paralizzandola senza tregua, tra esondazioni dei torrenti che rendono pericolosissime e inaccessibili numerose contrade del nostro territorio, da Zafferia a Orto Liuzzo, e un sistema di raccolta delle acque meteoriche letteralmente esploso che ha portato ad allagamenti e danni a numerose abitazioni e attività commerciali fino in pieno centro città, riportano all’attenzione la ormai strutturale impreparazione di Messina a eventi che, lungi dall’essere “straordinari”, sono ormai tipici delle tendenze climatiche delle nostre latitudini», asserisce, invece, Alessandro Russo.

«Non appena lo scorso mese di settembre, sollevando la questione dell’adeguamento della nostra città a eventi meteorologici estremi e intensi in risposta a una direttiva regionale del dipartimento della protezione civile, venivo rassicurato da Basile circa l’adeguatezza e la preparazione della nostra città anche dinanzi a eventi particolarmente intensi – continua – In particolare, chiedevo a Basile se fossero state poste in essere azioni di mitigazione del rischio idraulico volte a individuare i tratti di viabilità ricadenti impropriamente nell’alveo di corsi d’acqua ed effettuare la vigilanza idraulica di tali nodi di conflitto per impedirne l’utilizzo in caso di eventi meteorici estremi; se si fosse rimosso qualsiasi elemento impropriamente allocato in aree di demanio fluviale costituente ostacolo al deflusso delle acque (rifiuti, RSU, cassonetti, mobili, automezzi, attrezzature varie, etc.) e infine se si fosse stati capaci di vigilare per evitare l’accumularsi di rifiuti solidi urbani anche differenziati, ammassati a ridosso degli alvei dei torrenti».

«Le rassicurazioni che mi vennero allora date dall’amministrazione, purtroppo, oggi si scontrano con l’evidente dato di fatto di una città che dimostra invece una certa impreparazione a fronteggiare eventi che (per una volta togliamo di mezzo l’ipocrisia che scarica le responsabilità) sono sempre più normali e non eccezionali – prosegue il consigliere comunale del Pd – Una rete di raccolta delle acque piovane che non è adeguato alle necessità della città, strutturalmente fermo allo sviluppo urbanistico degli anni Settanta, che esclude sostanzialmente da una raccolta di acque sufficiente tutte le realizzazioni edilizie costruite negli ultimi trent’anni in aree collinari o nei pressi di torrenti: da San Licandro, all’Annunziata, alle colline della zona Sud. Ma non solo: il centro, senza un’adeguata e globale pianificazione di interventi su tutta la rete di raccolta acque e di pulizia di tombini e griglie a ogni pioggia, non quelle presuntivamente “intense”, si vede allagato in maniera incomprensibile e inaccettabile».

«Dove sta la pianificazione di interventi strutturali così urgenti per la città? Reti di raccolta acque piovane da rafforzare e ampliare, sistemi già esistenti da ripulire in profondità e in maniera capillare, fuori dalla logica “randomica” secondo le singole necessità di volta in volta segnalate. E infine – sottolinea l’esponente del civico consesso – Pur prevedendo, nel nostro piano di protezione civile comunale, delle azioni di prevenzione in caso di eventi estremi per le aree in cui scorrono torrenti utilizzati come strade di accesso a contrade e abitazioni (e quindi formalmente rispettando le previsioni di legge per questieventi) i fatti documentati sul torrente Zafferia, in contrada Scoppo o sul torrente Orto Liuzzo dimostrano come la dichiarata “inaccessibilità” di accesso ai torrenti da realizzare con presidi immediati di protezione civile non si sia verificata mai e in nessuna circostanza. Tutt’altro»

«Non serve avere le carte in regola nel rispetto delle normative da un punto di vista formale. Serve che, all’accadere degli eventi intensi e pericolosi (peraltro con la tecnica del now casting ampiamente prevedibili nel giro di poche ore), si attivino davvero le misure scritte nei piani: impedire l’accesso ai torrenti, avvertire le popolazioni più direttamente coinvolte perché abitanti nei pressi dei torrenti, vigilare sull’andamento delle piene meteoriche. Allo stesso tempo, c’è da domandarsi se queste misure prudenziali siano messe in atto anche nei casi di torrenti tombati che attraversano il centro città e che costituiscono assi viari centrali del nostro sistema di mobilità: sono vigilati a monte, nei punti di immissione delle acque nei tratti coperti? Sono controllati nei tratti urbani, sotto il livello di strada, per capire se al di sotto gli alvei sono liberi da detriti o rifiuti che possano impedire lo scorrimento dell’acqua? E’ previsto che in casi di particolare intensità della pioggia, la circolazione su queste strade-torrenti sia impedita ad automezzi e persone: si dimostra infatti che l’acqua che non riesce a scorrere al di sotto della strada, per spazi ridotti oppure ostruiti da residui, diventa imponente nel suo decorso sul tratto interessato dalla circolazione stradale – conclude Russo – Su questi tratti urbani dei nostri torrenti, pertanto, occorre che si operi una vigilanza di prevenzione in caso di eventi intensi che preveda anche la chiusura agli accessi di queste strade: anche su questo, occorre mettere in pratica previsioni di prudenza prevenzione che non devono più in alcun modo restare sulla carta, in un rispetto formale di norme e direttive che poi non si tramuti in atti e fatti concreti nel momento in cui gli eventi accadono».

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