È morto questa mattina, all’età di 78 anni, l’artista giapponese Hidetoshi Nagasawa, noto in provincia di Messina per aver realizzato nel 1989 l’opera “Stanza di barca d’oro” per la Fiumara d’arte di Tusa e nel 1991 la camera d’arte dell’Atelier sul mare “Mistero per la luna”, entrambe su commissione del mecenate Antonio Presti.

Particolare la storia della barca d’oro, sospesa al soffitto e rovesciata (secondo una simbologia giapponese) all’interno di una camera ipogea lucida e nera. Secondo le intenzioni dell’artista, al termine della realizzazione, l’opera sarebbe dovuta essere interrata, e quindi occultata alla vista, pur continuando ad esistere, simboleggiando l’esistenza dello spirito.

Scavata nel fianco di una collina e in prossimità di un torrente, doveva essere “sepolta” il 25 giugno del 1989, ma durante l’inaugurazione venne posta sotto sequestro. Ne seguirono tre processi in tribunale fino all’assoluzione da parte della Corte di Cassazione del 1994. La consegna alla terra della stanza avvenne quindi nel corso di una cerimonia pubblica il 16 giugno 2000.

 

 

BIOGRAFIA. Hidetoshi Nagasawa nasce nel 1940 a Tonei, in Manciuria, dove il padre lavora in qualità di medico militare al seguito delle truppe imperiali. Quando, alla fine del conflitto mondiale, l’Unione Sovietica attacca la Manciuria e tutti i civili giapponesi residenti nella zona sono costretti alla fuga, la famiglia Nagasawa intraprende un viaggio molto pericoloso che segnerà il destino dell’artista e ispirerà buona parte della sua produzione, attraverso il tema della barca e del viaggio. In Giappone, Nagasawa si stabilisce non lontano da Tokyo, a Kawagoe. Frequenta il corso di “Architettura e Design “ della Tama Daigaku di Tokyo, dove si laurea nel 1963. Già negli anni Cinquanta, grazie a un insegnante d’arte, conosce le varie tendenze d’avanguardia, viene in contatto col gruppo Gutaj e visita regolarmente le Esposizioni indipendenti Yamiuri. Intraprende la carriera d’architetto, anche se vorrebbe dedicarsi esclusivamente all’attività artistica.

All’età di ventisei anni realizza il suo sogno: sposato da appena sei mesi, parte dal Giappone con solo cinquecento dollari in tasca. È un viaggio in bicicletta che dura un anno e mezzo, attraverso molti paesi del continente asiatico. Giunto in Turchia, è pronto a tornare indietro, ma la musica di Mozart ascoltata alla radio lo spinge a proseguire. Dalla Grecia si imbarca per Brindisi, poi Napoli, Roma, Firenze, Genova e Milano, dove giunge nell’agosto del 1967. Il furto della bicicletta viene interpretato come un segno del destino e Nagasawa decide di stabilirsi nel capoluogo lombardo. Vive nella Sesto S. Giovanni operaia, dove i fermenti politici che preparano il ’68 si intrecciano con l’attività creativa di giovani artisti come Castellani, Fabio, Nigro e Trotta , con i quali Nagasawa stringe un sodalizio intellettuale e artistico, destinato a restare saldo nel tempo.

Nel 1969 inaugura la sua prima mostra alla Galleria Sincron di Brescia. La produzione di questo periodo è legata al concettualismo: giochi verbali incisi su lastre metalliche, “azioni” nella campagna lombarda e video. Dal 1972 si dedica alla scultura, realizzando opere impegnative con l’uso di materiali quali l’oro, il marmo e il bronzo. Il linguaggio plastico dell’artista acquista una sua precisa fisionomia, un’originalità che trae forza dalla fusione di elementi mitici e religiosi, provenienti dalla sua cultura d’origine, l’Oriente, e da quella d’adozione, l’Occidente.

Negli anni Ottanta avviene un ampliamento di scala, che lo porta a creare ambienti, al confine tra scultura e architettura. L’idea della sospensione diventa il nucleo centrale delle sue ricerche con la concezione di opere “antigravitazionali”. A partire dagli anni Novanta, il giardino, l’elemento naturale, diventa preponderante: i temi del recinto e del passaggio sono al centro della sua poetica per la creazione di “luoghi”. Espone in tutto il mondo in importanti appuntamenti nazionali e internazionali. Ha partecipato a numerose edizioni della Biennale di Venezia (1972, 1976, 1982, 1988, etc.) e nel 1992 alla 9° edizione di Documenta. Le sue opere sono presenti in molte collezioni pubbliche e private, italiane e internazionali. Numerose anche le sue installazioni permanenti all’aperto. (Fonte: Atelier sul Mare)

 

 

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