“Ho deciso di entrare in porto a Lampedusa. So cosa rischio ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo”. Parole di Carola Rackete, comandante della Sea Watch 3, che è entrata in acque italiane poche ore fa, a distanza di 24 ore dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha respinto il ricorso dei 42 migranti a bordo.

In 14 giorni, lamenta la ong, “nessuna soluzione politica e giuridica è stata possibile, l’Europa ci ha abbandonati. La nostra Comandante non ha scelta”.  Poche ore prima Sea Watch aveva commentato la situazione in un tweet: “Questa mattina abbiamo comunicato ai naufraghi la decisone della Corte di rigettare il ricorso. Sono disperati. Si sentono abbandonati. Ci hanno detto che la vivono come una negazione, da parte dell’Europa, dei loro diritti umani”.

Immediata la reazione di Matteo Salvini, affidata a una diretta Facebook, che definisce la comandante “una sbruffoncella che fa politica sulla pelle degli immigrati pagata non si sa da chi”: «Per un giochino politico stanno mettendo a rischio i migranti. Useremo ogni mezzo legalmente lecito e necessario per bloccare questo scempio del diritto. L’Italia non può essere punto di approdo per i complici dei trafficanti di esseri umani. L’autorizzazione non la darò mai. Pretendiamo come Italia dignità e rispetto. Occupiamoci degli italiani. L’Italia non è più disposta ad accogliere i clandestini. Non sbarca nessuno, mi sono rotto le palle che l’Italia sia trattata da alcuni organismi internazionali come un Paese di serie B».

Proprio oggi la ong ha lanciato una campagna di crowdfunding per pagare la multa in caso di sbarco a Lampedusa.

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