MESSINA. In città è in atto una fortissima crisi abitativa, tra affitti alle stelle e sfratti sempre più numerosi. Lo spiegano l’Udu (unione degli universitari), il Sunia (sindacato unitario nazionale inquilini e assegnatari), e l’Unione Inquilini, che in occasione della Giornata “Sfratti Zero”,  sono stati in presidio  di fronte all’ex hotel Riviera, convertito adesso in residenze universitarie (che saranno attivo tra qualche mese), per denunciare l’aggravarsi di una crisi abitativa che colpisce migliaia di famiglie, studenti e lavoratori.

“Caro-affitti, precarietà, baraccopoli e studenti senza casa: l’emergenza abitativa a Messina non è più un’emergenza, è una condizione strutturale – spiega una nota – Dati alla mano, la situazione è drammatica: nel 2024 gli sfratti in città sono aumentati del 13,77% rispetto all’anno precedente, con 190 provvedimenti e 73 esecuzioni forzate. Nel 90% dei casi la causa è la morosità, segno di un impoverimento crescente delle famiglie messinesi. Chi vive di redditi bassi o precari oggi spende fino alla metà del proprio stipendio solo per l’affitto. Non è più un problema temporaneo: è una ferita sociale aperta che si allarga ogni giorno di più”.

Poi c’è il problema degli alloggi per gli universitari. “Studenti dimenticati, mercato privato alle stelle La città universitaria non offre una casa ai propri studenti. A fronte di 10.000 studenti fuori sede, i posti letto pubblici sono appena 300. Gli affitti nel mercato privato superano i 350 euro al mese per una stanza singola, un costo insostenibile per la maggioranza. Le risorse stanziate – oltre 17 milioni di euro per nuove residenze e manutenzioni – rischiano di restare lettera morta: strutture chiuse da anni, ritardi cronici e interventi mai completati. Intanto, con i fondi del PNRR, società private come Zanklon Capital e Unicampus costruiscono residenze “universitarie” da 650 euro al mese, spacciate per “calmierate”. Solo il 30% dei posti sarà destinato a studenti a basso reddito, e dopo 12 anni i vincoli cadranno del tutto: risorse pubbliche al servizio del profitto privato. Così, mentre si annunciano studentati di lusso, gli studenti continuano a vivere in affitti gonfiati e in case fatiscenti, spesso senza contratto e senza tutele”.

Infine l’ormai ultradecennale problema delle baracche: “Famiglie intrappolate, quartieri dimenticati A Messina oltre 1.600 famiglie vivono ancora nelle baraccopoli, in condizioni inaccettabili per una città europea nel 2025. Il risanamento procede a rilento, mentre i nuovi progetti rischiano di sostituire il disagio con la speculazione. Le giovani coppie non riescono a trovare una casa a prezzi accessibili e il diritto all’abitare si trasforma sempre più in un privilegio riservato a pochi. A peggiorare il quadro il decreto presentato in Senato da Fratelli d’Italia, che affida a un’agenzia amministrativa il potere di disporre gli sfratti senza passare dal giudice: un provvedimento dai profili incostituzionali e socialmente devastante, che rischia di cancellare ogni garanzia per gli inquilini”

Dal presidio “Sfratti Zero” parte un appello chiaro e urgente alle istituzioni locali e nazionali: “Casa pubblica, non profitto privato: investire in alloggi popolari e studenteschi accessibili, recuperando gli immobili abbandonati e restituendoli alla collettività; Risanamento vero delle baraccopoli: tempi certi, trasparenza e partecipazione dei cittadini; Affitti sostenibili: reintrodurre il fondo per la morosità incolpevole e potenziare i contratti a canone concordato; Stop alla speculazione sui fondi pubblici e controllo reale sugli investimenti PNRR. La casa è un diritto, non un lusso, Messina non può diventare una città in cui solo i ricchi possono permettersi un tetto. Il Comune, la Regione e l’Università hanno il dovere di difendere il diritto all’abitare, non di svenderlo ai privati. Continueremo a esserci, accanto a chi rischia di perdere la casa o di non trovarne una. Perché una città senza diritto all’abitare è una città senza futuro”, concludono.

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