MESSINA. Da una parte, lato monte, le ville con piscina che si affacciano sullo Stretto; dall’altra, oltre il lago, il vecchio borgo dei pescatori e il litorale dissestato, abbandonato a sé stesso malgrado un mare bellissimo. È il doppio volto di Ganzirri, cuore marinaresco di Messina che da anni attende un progetto di valorizzazione della costa e un porticciolo naturale per ospitare le feluche di cui ancora non c’è traccia.
Fuori dai giri turistici che pian piano hanno mutato il volto alla vicina Torre Faro, e “al riparo” dai locali della movida, il villaggio ha mantenuto nel tempo la sua vocazione marinara e popolare, con le famiglie del posto che vivono la spiaggia come un’estensione di casa, fra grandi tavolate in spiaggia, tornei di briscola e barche colorate. Una “cartolina” genuina della Sicilia più autentica che per lunghi tratti è abrutita dal degrado, con bidoni di benzina, erbacce, immondizia e pneumatici abbandonati a pochi metri dal mare, fra serbatoi, frigoriferi, carrucole e accessori di rimorchio.
E a far da sfondo, sulla via Marina, nel tratto più a sud rispetto alla torre saracena, le casette colorate dei pescatori che si alternano a catapecchie e ruderi, con le consuete reti arancioni a delimitare rimessaggi, discariche e cantieri. Meglio non va alle strade, con le buche “rattoppate” con cumuli di rifiuti e i marciapiedi dissestati.
A prendere posizione contro “l’anarchia” delle barche in spiaggia, qualche anno fa, in un tripudio di polemiche, era stata l’allora assessora Dafne Musolino, in seguito alla pubblicazione di un avviso comunale che imponeva la rimozione dall’arenile di trattori, cingolati, cavi d’acciaio, carrelli, lenze, ami e barche abbandonate, mentre nel bel mezzo di quest’estate, a metà luglio, un intervento della Capitaneria di Porto e della Polizia Municipale ha sgomberato dall’arenile centinaia e centinaia di ombrelloni “segnaposto”, sedie e sdraio, sequestrati per occupazione abusiva di demanio pubblico. Tempo un paio di giorni e i gazebo e le postazioni fisse sono tornate al loro posto.
E il porticciolo naturale per le feluche annunciato nel 2019 dall’allora sindaco Cateno De Luca e dall’ex assessora Carlotta Previti? Nulla di fatto, ancora, malgrado le richieste di delucidazioni da parte dei consiglieri di Fratelli d’Italia Libero Gioveni e Pasquale Currò, ad agosto del 2024. Il progetto, da realizzare con un finanziamento da tre milioni e trecento mila euro nell’ambito del bando Pesca misura 1.43 PO FEAMP 2014-2020, aveva lo scopo di “garantire un approdo e un riparo pesca per le nostre imbarcazioni”, “con box in legno per garantire anche la pulizia del pescato, celle frigorifere e una tettoia, a garanzia della sicurezza di pescatori e feluche”: imbarcazioni simbolo del borgo e della città intera che probabilmente meriterebbero di essere ancor più valorizzate e tutelate (come previsto tra l’altro da una legge regionale)
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