MESSINA. Il gip Salvatore Mastroeni ha archiviato la posizione di 21 consiglieri comunali al centro di un troncone dell’inchiesta Gettonopoli sulle presenze lampo alle commissioni di Palazzo Zanca. Accolta la richiesta della Procura che aveva proposto l’archiviazione  sostenendo sia la lieve entità del danno – si tratta di uno o due gettoni al massimo – che la compensazione delle presenze. Inizialmente la procura aveva acceso i riflettori su quasi tutti i consiglieri comunali: una parte è finita sotto processo, per altri ha chiesto l’archiviazione. Disposta quindi l’archiviazione per Elvira Amata, Claudio Cardile, Simona Contestabile, Giuseppe De Leo, Lucia Fenech, Libero Gioveni, Pietro Iannello, Antonino Interdonato, Rita La Paglia, Antonina Lo Presti, Francesco Mondello, Francesco Pagano, Pierluigi Parisi, Ivana Risitano, Mario Rizzo, Antonia Russo, Giuseppe Santalco, Nora Scuderi, Donatella Sindoni, Luigi Sturniolo, e Giuseppe Trischitta.

 Dopo aver ripercorso le tappe più salienti dell’intera vicenda, il gip Salvatore Mastroeni spiega la decisione di archiviare il procedimento così come era stato chiesto dalla Procura:  «La minore entità dei reati residui  – spiega  – spicca proprio a fronte di un fenomeno grave ed esteso e, anche, per coerenza, con una soglia di punibilità adottata nel procedimento che appare altissima. In tali condizioni, legittimo appare lo stralcio delle posizioni del presente procedimento e la richiesta di archiviazione, non trovando giustificazione portare a giudizio le posizioni residuali. Tale effetto lungi da alcuna pretesa ecumenica o salomonica, è solo frutto di asimmetrie e atipicità ravvisabili nei fatti e nella fattispecie giuridiche, tali da imporre al giudice , che pur aderisce alle richieste congiunte di pm e difesa, raccogliendone le argomentazioni utili, di andare anche oltre nella disamina». Fuori dal linguaggio giuridico, vuol dire che l’entità economica del reato era trascurabile, e che i gettoni di presenza, guadagnati dopo pochi secondi di permanenza in commissione, erano comunque compensati da sedute in più in cui i consiglieri erano presenti: esiste infatti un testo massimo di presenze, oltre il quale il gettone non viene più corrisposto. 

 Il gip è andato poi più a fondo per spiegare come è arrivato all’archiviazione: «Si è cercato – prosegue – ma perché lo richiede l’applicazione della legge, un punto di equilibrio. Lo stesso, sia pure con motivazioni differenti, ricercato con evidenza dalla Procura della Repubblica nella stessa persona del procuratore. E ciò senza accogliere pur comprensibili ragionamenti “matematici” di compensazione di illeciti con presenze lecite. Ed omettendo di valutare le tesi sulla significatività di una presenza comunque, in Comune quasi sede allargata delle Commissioni». «Ma i casi in oggetto – chiarisce – sono un residuo, non si può censurare la goccia perché il mare è inquinato, qualche gettone rispetto a stipendi mensili fissi conquistati con le firme al massimo possibili. Lo impone la valutazione giuridica sulla insussistenza della valutazione in errore, lo impone la linea legislativa  sull’obbligo di valutare i casi concreti  di minima entità».  

Alla fine, la bacchettata sulle dita ai consiglieri: «Estraneo al giudizio – conclude il gip – resta l’auspicio al risarcimento della città, o il timore di una occasione persa, pur dolorosa, di una catarsi di un mutamento di linea e di linguaggio. Son riflessioni in effetti che esulano da archiviazione  come da rinvio a giudizio in sé, restando evidenziati valore e limiti dell’accertamento penale».

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