di Salvatore La Camera Sergi
MESSINA. Un legame quello tra Messina e la mitologia greca imperituro. Non c’è luogo, contrada, villaggio che non parli “greco”. Non è esente da questo legame la parte nord della città, che si riscopre “figlia di Eolo”.
I granelli di sabbia del promontorio di Capo Rasocolmo, a Piano Torre, sembrano oggi rimembrarci i versi della celeberrima Odissea, con chiari riferimenti all’eolide dio Falacro. Il geografo e astronomo Tolomeo appella, nella sua Geographia, il promontorio suddetto “Phalakron”, letteralmente cima bianca o testa calva, in riferimento alla fine sabbia bianca che costituisce le storiche montagne. Non è da escludere l’etimologia latina derivata da fala, letteralmente torre di legno, che potrebbe riferirsi alla torre di controllo, secondo alcuni, costruita ai tempi della denominazione dei rais etiopi. Erroneamente, quattro secoli addietro, lo storico Cluverio traduce Phalakron con “Falacrio”, riferendoci che questo era l’antico nome del promontorio di Capo Rasocolmo. Quella “i” di troppo, tra la “r” e la “o” cela un mistero, che si scioglie consultando più antichi documenti.
Falacro, e non Falacrio, era il nome del promontorio, che farebbe riferimento ad un omonimo dio-eroe, figlio del dio Eolo e di Telepatra, custode dei buoi sacri a Iperione. Non è un caso che il promontorio di Capo Rasocolmo riporti il nome del figlio dio del vento, in quanto proprio di fronte si possono scorgere le Isole Eolie, che da lui prendono il toponimo. Il vento fu proprio “colui” che depositò i granelli di sabbia sul promontorio, dando degna dimora ad uno dei suoi tanti figli (Falacro, per l’appunto). L’intervento di Falacro è attestato nell’Odissea e potrebbe farci pensare ad un passaggio di Ulisse dai villaggi della riviera nord.
Un doppio significato quello del nome antico del promontorio, che si riferisce, come prima illustrato, al significato letterale del sostantivo Phalakron e alla divinità stessa.
Nella primordiale religione romana si venerava Falacer, dio arcaico legato alla vita dei pastori (forse, etrusco). Secondo alcuni, il suo culto scomparve (anche perché non esisteva una precisa data per la festa del dio), secondo altri, fu mantenuto, ma venerando il dio con un nome diverso. Ma, ai fini della nostra ricerca, sarà più utile considerare la divinità greca, per quanto non possiamo escludere l’influenza della stessa sul mondo romano.
La derivazione greca del toponimo del promontorio, oltre alla suggestiva ipotesi di un passaggio o di una sosta di Ulisse a Capo Rasocolmo, ci suggerirebbe la presenza di insediamenti greci, non solo nel villaggio di Piano Torre (del quale fa parte Capo Rasocolmo), ma anche nei limitrofi villaggi costieri di San Saba, Rodia, Spartà e Acqualadrone, i cui toponimi, in particolare di Rodia e Spartà, sono sicuramente di origine greca.
È attestato il culto del dio anche a Milazzo, altro importante promontorio della nostra Sicilia, affine per cultura e toponomastica ai villaggi di Piano Torre e San Saba, i cui scogli naturali servirono alla costruzione del porto di Messina. Una storia celata per troppo tempo tra gli ammassi di sabbia che merita di essere riscoperta, approfondita e valorizzata, anche con l’istallazione di un cartello recante l’etimologia e la storia del luogo.
Salvatore La Camera Sergi (ME, 21/10/2003), appassionato di storia locale, studia Filosofia presso l’Università degli studi di Messina. Allo studio della filosofia affianca lo studio della musica, in particolare del Sassofono, approfondito presso il Conservatorio “A. Corelli” di Messina, e della composizione per coro e orchestra fiati, partecipando a diverse Masterclass. È da Maggio 2019 alla guida della corale parrocchiale “San Biagio e Santa Maria Addolorata” in Piano Torre, suo villaggio natio, con la quale ha realizzato diversi eventi di carattere storico-religioso. Insieme alla comunità parrocchiale ha allestito nel 2023, in occasione dei festeggiamenti in onore della Vergine del Carmelo, compatrona di Piano Torre, una mostra sulla storia del villaggio, realizzando un opuscolo descrittivo dal titolo “Piano Torre: un paese da vivere”.