PALERMO. Mentre i positivi da Covid-19 diminuiscono ormai da qualche settimana in tutta la Regione, e aumentano i guariti, in Sicilia e nel resto d’Italia si continua a discutere sulla “riapertura delle frontiere” e sul pericolo di una nuova possibile ondata di contagi. Ad alimentare ulteriormente il dibattito, con al centro l’ipotesi ventilata dal governatore Nello Musumeci di una “patente d’immunità” per chi sbarca sull’isola, è il caso di una donna  incinta di sette mesi, giunta in Sicilia tra il 14 e il 15 maggio e risultata positiva al covid-19. Arrivata a Palermo da Londra in aereo, facendo scalo a Roma, adesso si trova ricoverata in condizioni preoccupanti all’ospedale Cervello di Palermo.

La 34enne, originaria del Bangladesh ma residente ormai da tempo nel capoluogo siciliano, aveva seguito tutte le procedure per il rientro in Regione, ottenendo il via libera dopo i controlli di rito ai termoscanner degli aeroporti e dopo essersi registrata correttamente alla banca dati regionale, con relativa quarantena in isolamento domiciliare, ma solo una volta giunta a Palermo ha iniziato ad accusare i sintomi del virus ed è risultata positiva al test.

Un paio di giorno dopo essere arrivata a Palermo, tuttavia, avrebbe incominciato a sentirsi male, accusando febbre e problemi respiratori. Trasportata dal personale del 118 nel reparto di Ostetricia, è stata trasferita successivamente in Rianimazione insieme ai pazienti covid-19.

Nel frattempo, i medici, che stanno monitorando la situazione, stanno valutando l’eventualità di eseguire un parto cesareo per fare nascere il piccolo, mentre i medici dell’Asp sono impegnati per cercare di risalire a tutte le persone che potrebbero essere venute in contatto con la gestante, compresi i passeggeri dei due voli, per fare eseguire i tamponi già effettuati ai familiari e a quanti a Palermo sono stati vicini alla paziente.

“Gli asintomatici sono la futura fonte d’infezione, perché ricordiamoci che la pandemia si trasformerà in endemia. Su questo non ci piove. Gli asintomatici sono quelli che poi possono creare dei focolai. Ecco perché non bisogna mai abbassare la guardia, perché in quel caso appena scoppia il piccolo focolaio si deve subito risalire ai contatti e ad isolarlo”. Così, in merito alla vicenda, è intervenuto l’infettivologo Sandro Bivona sul quotidiano “La Sicilia”.

Nel frattempo, è pronta a partire in tutto il Paese una sperimentazione su larga scala dei test sierologici: un’indagine su duemila comuni (Messina compresa) per cercare di capire quante persone hanno sviluppato gli anticorpi al Coronavirus, anche in assenza di sintomi. Attraverso l’indagine si otterranno informazioni necessarie per stimare le dimensioni e l’estensione dell’infezione nella popolazione e descriverne la frequenza in relazione ad alcuni fattori quali il sesso, l’età, la regione di appartenenza, l’attività economica. (Qui un approfondimento)

 

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