MESSINA. Mentre in vari paesi d’Europa, dalla Germania alla Francia, cominciano a farsi sentire le conseguenze dell’allentamento delle misure di contenimento del virus, con un leggero aumento dei casi di contagio, a Messina e in tutta la Sicilia cresce la protesta di politici, commercianti e imprenditori, che chiedono al Governo di accelerare la ripartenza, con una tabella di marcia differenziata fra nord e sud.

Proprio oggi il Governatore Nello Musumeci, che ha criticato a più riprese l’ultimo Dpcm, si confronterà in videoconferenza con i colleghi governatori di centrodestra “per giungere a una proposta ampia e convergente e invitare il presidente Conte a modificare le preannunciate disposizioni della Fase”.

«Le misure annunciate per il 4 maggio – spiega – lasciano scontenti tutti: settentrionali e meridionali, chi per l’apertura e chi per la chiusura e si muovono poi in evidente contraddizione. In Sicilia non abbiamo grandi fabbriche, ma una diffusa presenza di piccole e medie imprese nel commercio, nel turismo e nei servizi. Metterle in condizioni di lavorare, nel rispetto assoluto delle norme di sicurezza, è un dovere del governo nazionale. Se proprio non vuole farlo, autorizzi le Regioni ad adottare le misure che risultino compatibili con la situazione epidemica locale».

Alla base della richiesta di riapertura, avanzata anche da molti commercianti messinesi, parrucchieri in primis, c’è la differenza del tasso di contagi fra le regioni del Nord e quelle del Meridione, sebbene in Sicilia, dopo due giorni con dati molto incoraggianti, i numeri dei positivi siano tornati in linea con quelli della scorsa settimana. Senza dimenticare, inoltre, la differente disponibilità di posti in terapia intensiva fra le due aree del paese, uno dei motivi che fino a qualche settimana fa avevano spinto la maggior parte del Governatori del centro sud a chiedere misure più restrittive, con la convinzione che un eventuale “boom” di contagi, come quello che ha colpito Milano e Bergamo, avrebbe mandato del tutto al collasso la sanità nelle regioni del meridione. Un rischio che potrebbe ripresentarsi in caso di un allentamento troppo repentino delle misure di contenimento.

“Chi sbaglia si assumerà la responsabilità dell’aggravamento della condizione sanitaria del proprio territorio”, ha commentato ieri il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, rispondendo in via indiretta ai tanti Presidenti di Regione che non hanno digerito una fase 2 con ancora troppe restrizioni. L’obiettivo del Governo, dettato anche dal parere del Comitato scientifico, che ha invitato alla prudenza, è quello di valutare l’andamento della curva del contagio nella “fase intermedia” fra il 4 e il 18 maggio, intervenendo in seguito in base ai dati di ciascuna regione, con provvedimenti diversi in base al tasso dei contagi.

Sull’argomento è intervenuto in queste ore anche il sindaco di Messina Cateno De Luca, che dopo aver chiesto a lungo misure più restrittive per contenere il virus, con tanto di scontri e polemiche con Regione e Stato, adesso spinge per la riapertura delle attività economiche, pur nel pieno rispetto delle norme sul distanziamento sociale. «Meglio la libertà autovigilata con aperture differenziate per regione che morire di fame a causa di disposizioni scriteriate», spiega in una nota, annunciando di aver trasmesso la “sua proposta di Dpcm” al premier Conte, ai presidenti delle Regioni, al Ministro per i rapporti con le Regioni e al Presidente dell’Anci, ai quali chiede di contribuire a elaborare una proposta condivisa. «Ho altresì avvisato – spiega – che in assenza di riscontro emetterò il 4 maggio un’ordinanza sindacale con la quale mi farò carico di consentire nel territorio di Messina, a far data dal 25 maggio, la ripresa delle attività economiche nel pieno rispetto delle norme sul distanziamento sociale».

Obiettivo dell’ordinanza è quello di “disciplinare e regolare la ripresa delle attività produttive, commerciali, artigianali, dei servizi alla persona, degli stabilimenti balneari e/o delle relative attività complementari, palestre, centri sportivi, maneggi, cinema, drive-in, arene, musei, mostre espositive e cimiteri nel rispetto delle norme del distanziamento sociale, introducendo il concetto della Banca Dati ‘Libertà autovigilata’ presso la quale ogni utente sarà tenuto a registrarsi per accedere ai servizi ammessi e disciplinati nello stesso Decreto. Sono disponibile al confronto, fermo restando che non contribuirò a lasciar morire di fame la mia gente”.

 

 

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