La mia memoria urbana si accoppia, si sdoppia e si raddoppia. È un duale non grammaticale, una specialissima visione del mondo che rifiuta eroi monocratici e stabilisce complementarietà e si rafforza, qui nella città dello Stretto immaginifico, nel numero Due.

 

Scilla e Cariddi

 

Di mostri marini alleati per fare tempesta e spostare correnti nello Stretto ne avevamo bisogno due. Sì, è vero che una è calabrese e una messinese, che una inghiotte e l’altra sputa, ma hanno presidiato lo Stretto per millenni e sono pietrificate entrambe sotto la statua del Nettuno. Le guardi e ti spaventi per la loro muscolatura da bodybuilders. Poi se vai al Museo lei è ancora una volta là: è la Scilla cinquecentesca. Così, se non ti eri spaventato della copia, ti becchi la furia dell’originale. Per stare nell’attualità le loro facce la dicono lunga su come potranno mai unirsi i porti di Gioia Tauro e Messina.

 

 

Mata e Grifone

 

Procedono a cavallo, lei bianca e lui nerissimo, lei di Camaro e lui migrato e invasore Saraceno, opposti e amanti, accoppiati e scissi, fondatori e dominatori. Giganti più alti di alcune case messinesi ma nascosti tutto l’anno tranne che nella accaldata cavalcata urbana del Ferragosto. Mata e Grifone sono interpretabili a piacimento e portano tante leggende e sfumature ma sono un buon antidoto peloritano al razzismo che si sfodera facilmente a ogni occasione necessaria.

 

 

Dina e Clarenza

 

Due femmine, due rivoltose, due organizzatrici di sassaiole a difesa della città contro gli angioini nel 1282, salirono sul colle della Caperrina per avvistare lo sbarco di quei francesi e a cui promisero di tirare il collo per i successivi Mezz’agosto dei secoli a venire.

Dina tira pietre, frecce e mazzacani, mentre Clarenza fa casino suonando la campana per dare l’allarme. Celebrate con la doratura e un buon penultimo piano sul campanile del duomo, incastonate a bassorilievo sul muro esterno del consiglio comunale dallo scultore Bonfiglio, si chiedono oggi su chi scagliare le pietre. A convenienza fanno molto femminismo ante litteram. 

 

 

Bianco e Nero & Pignolata 

 

Un doppio dolce messinese, più che una coppia è una quaterna. Questi dolci non si mangiano insieme ma separatamente, entrambi portano al loro interno le antitesi delle coppie. Il primo morbido e cremoso è nero di fuori e bianco dentro, il secondo è pieno di palline fritte ma con una corazza speculare metà bianca di glassa al limone e metà nera di glassa al cioccolato. C’è chi preferisce divorare il bianco limone, chi il più amarognolo nero del cioccolato. Come tutte le coppie i sapori vanno integrati, anzi vedendo come va la vita si può dire che è l’apporto di entrambi i gusti nella differenza che genera un qualche temporaneo equilibrio.

 

Mimmo e Stellario 

 

Ecco una coppia di maschi, cartoni animati e fumetto cult, che hanno sdoganato tutta quella koinè che prima scorreva impetuosa ma in semincognito davanti agli Endas o nelle impennate tra motorini. È un doppio intercalare di slang messinese post urbano per farsi cullare nelle mitologie e nelle elegie dello zallume. Slang e rappresentazione che conviene saper maneggiare in tutti gli ambienti, soprattutto in quelli fighetti.  Mimmo e Stellario sono due figure contro la supremazia dell’individuo solo, di tipo nordico; loro sono un doppio coatto solidale del sud, solidali per affrontare l’urbanità disurbana.

 

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