Un tempo – quando le cose passate non erano vecchie ma antiche – il pellegrino che si fosse accinto a intraprendere un pericoloso viaggio (poniamo a Santiago de Compostela), si premuniva, prima di partire, di un acconcio e immateriale viatico atto a fargli compiere il percorso nella maniera più salutare per il suo corpo e la sua anima; e il viatico era il seguente: accordare il perdono a chi lo aveva offeso, acquisire l’assenso alla partenza da parte di coloro ai quali la sua vita era legata, impartire disposizione ai familiari di dare in elemosina i propri averi ai bisognosi, non portare con sé altro denaro se non quello destinato ai poveri che avesse trovato lungo il camino. Nessun guardaroba, all’infuori della scarsella, del cappello a falde larghe, della mantellina, del bordone e della conchiglia, e il fermo proposito di condividere con i pellegrini che avesse incontrato tutte le risorse del viaggio, dal cibo alla preghiera alle storie edificanti.
Questo è ciò che può definirsi una strategia di sopravvivenza. Nelle strade impervie e perigliose del Medioevo, con quale altro bagaglio migliore di questo si sarebbe potuto affrontare senza eccessivi rischi un percorso di parecchie centinaia (o di migliaia) di chilometri? La saggezza popolare siciliana non teorizza in fondo che altrettanto: “Nenti avìa e nenti haiu, d’unni vinni mi nni vaiu.”
Anche noi oggi, certamente più che i nostri antenati che coraggiosamente si spingevano oltre Compostela, fino a toccare Finisterre, abbiamo bisogno di premunirci prima di attraversare le strade tortuose della modernità. Si tratta infatti di viaggi il cui rischio non ha niente da invidiare a quello dei pellegrini medievali o (per fornire un altro esempio) degli aborigeni il cui attraversamento delle lande desertiche australiane sarebbe stato impensabile senza la presenza del palo kawa-awa, il cui trasporto a mo’ di totem consentiva loro di essere sempre al centro del proprio universo e tuttavia di conquistare spazi sempre nuovi.
Di cosa possiamo dotarci noi oggi, poveri pellegrini (Heidegger diceva “scagliati nel mondo”) quali siamo?
A me pare che ognuno di noi abbia un suo personale viatico, fatto di certezze (o di mezze certezze), di fedi, di ideologie e anche, assai spesso, di vere e proprie zavorre che però (il diavolo ci mette sempre lo zampino) non vengono quasi mai riconosciute per tali.
Mi piace pensare che qualcosa degli antichi pellegrini in fondo sia rimasto nella maggior parte di noi; sarebbe a esempio utile che uno sguardo limpido e coraggioso verso il mondo e verso il prossimo ci fosse ancora concesso di poter esercitare (occhi asciutti nella notte scura e occhi aperti nella notte triste, come canta Francesco De Gregori).
Ma non di questo intendo parlare; personalmente, a un viatico fatto di tante cose ne preferisco uno scarno ed essenziale (le parabole evangeliche, a esempio), ma è chiaro che mai come in questo caso bisogna rispettare i gusti di tutti …..
Quello che offro in questa sede è piuttosto un mazzetto di aforismi a mio modo di vedere utili ad attraversare, se non indenni almeno accorti (alla maniera che a Napoli si dice: statt’accuort!), il paesaggio – ahimè desolato – che ci circonda. Questo paesaggio nel nostro Belpaese è divenuto quanto mai triste e nella stessa nostra bella Messina, qualcuno ne converrà, esso è ancora più desolato e le rovine metaforiche qui da noi assumono spesso la veste di rovine reali.
Ecco dunque qui di seguito, per la gioia dei novelli pellegrini, poche formulette per sopravvivere a una città senza cuore e senza memoria (o forse, se pure li possiede ancora, non se ne cura più di tanto).
Il mio consiglio è di masticarle molte volte al giorno, proprio come si farebbe con delle compresse. Non garantisco effetti salvifici ma un miglior esercizio dell’intelligenza e del cuore, quello si.
– “La nave è in mano al cuoco di bordo; ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta, ma ciò che mangeremo domani”. (Sören Kierkegaard)
-“Il deserto cresce, guai a chi in sé cela deserti“. (Friedrich Nietzsche)
– “La maggiore soddisfazione per un ladro è quella di morire da maresciallo dei carabinieri“. (Antonio de Curtis)
– “Ognuno ha l’intelligenza che si merita il proprio cuore”. (Anonimo messinese)
– “Voi che fate l’intelligente non capite proprio niente. Se nun fosse pe’ li cafoni. Ve mangiassive li cuglioni” (Contadino della Rabata di Tricarico)
– “Se sei troppo serio, vuol dire che non sei abbastanza serio”. (Anonimo messinese)
–Si domandò ad abba Elia: “Con che cosa saremo salvati in questi tempi ?”. Egli rispose: “Ci salveremo per il fatto di non aver stima di noi stessi”. (Apophtegmata Patrum)
– Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario da voi defraudato ai lavoratori che hanno mietuto le vostre terre grida; e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore degli eserciti“. (Lettera di Giacomo)
-“Ciò che per il bruco è la fine del mondo, per il resto del mondo è una bellissima farfalla”. (Lao Tze)
– “Non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me”. (Giorgio Gaber)
–Grande è la confusione sotto il cielo. E dunque la situazione è eccellente”. (Mao Zedong)
– “Chi prende l’estinzione come estinzione, e presa l’estinzione come estinzione pensa all’estinzione, pensa sull’estinzione, pensa ‘mia è l’estinzione’ e si rallegra dell’estinzione, costui, io dico, non conosce l’estinzione”. (Gotamo Buddho)
– “La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità”. (Antonio Tabucchi)
– “La vita è ciò che facciamo di essa”. (Fernando Pessoa)
– “Nessuno è nato sotto una cattiva stella; ci sono semmai uomini che guardano male il cielo”. (Dalai Lama)
– “Io sono due o più non uno in rischio di essere nessuno in lotta per essere qualcuno”. (Ernesto de Martino)
– “Ogni ghianda può pensare di diventare quercia, ma nella realtà su mille ghiande novecentonovantanove servono da pasto ai maiali”. (Antonio Gramsci)
– “La critica ha spogliato la catena dei fiori immaginari che la coprivano non perché l’uomo porti catene senza fantasia, disperate, ma perché esso respinga la catena e colga i fiori viventi”. (Karl Marx)
– “Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”. (Ludwig Wittgenstein)
– “Cosa conosciamo? Cioè cosa siamo sicuri di conoscere, o sicuri che conosciamo di aver conosciuto, se pure è conoscibile? Possiamo conoscere l’universo? Mio Dio, è già così difficile arrivare dalla Panoramica a Piazza Cairoli ad ogni ora di ogni giorno dell’anno…..”. (Anonimo messinese, con la collaborazione di Woody Allen)