Ma che ne sa la generazione Z, per non parlare dell’Alpha, di come i millennials passavano i loro pomeriggi a Messina? C’ era una sola certezza e si chiamava sala giochi. Non importava l’estrazione sociale, il grado o tipo di scuola, ogni pomeriggio, a maggior ragione il sabato pomeriggio, ci si ritrovava tutti al Fantasy o al Grasshopper. La cultura dei videogiochi, chi è nato tra gli anni ’80 e ’90, espressa o non espressa, ce l’ha inconsapevolmente nel DNA. Lo sa bene Claudio Favorito, classe ’87, nato e cresciuto a Messina, che dopo aver frequentato l’Istituto Tecnico Nautico Gaio Duilio, da sempre appassionato di pop culture e videogiochi, ha deciso di affiancare alla sua carriera di web design la sua più grande passione dando vita a GamersHQ Italia. Un semplice indirizzo web da googolare, ma un grande mondo da esplorare dove Claudio, con grande professionalità ed amore, non solo parla di videogiochi e di tutto ciò che li riguarda, direttamente o indirettamente, ma li recensisce e li prova live, sul suo canale Twitch, tra anteprime, certezze e categorie vintage. Così se un tempo l’universo dei videogiochi poteva essere oggetto di certi stereotipi, della serie tipica roba da nerd, con il tempo è diventato una forma d’ intrattenimento sempre più diffusa e sempre più sorprendentemente elaborata, completa e complessa, rivolta a tutte le fasce d’ età. E lo si capisce già dal fatto che i videogiochi, ormai, non sono più un medium di nicchia ma un qualcosa che ha un forte impatto persino sugli altri media, tra serie tv e film che li citano iconicamente, e che sta diventando una forte fonte di ispirazione per la narrativa.

Com’ è scattata la scintilla tra te ed il mondo dei videogiochi?

“Probabilmente è scattata quando ho iniziato a giocare con la PlayStation 1, prima del suo arrivo poteva capitare che a casa di amici o cugini giocassi con la Nintendo però è con l’arrivo della PlayStation 1 che è nata la mia grande passione.”

Quando e come è nato GamersHQ Italia?

“GamersHQ Italia è nato un po’ dalla mia voglia di esplorare il mondo dei video giochi a 360° e un po’ da una sorta di switch, di interruttore, perché ad un certo punto ho visto che mi piaceva tanto giocare ai videogiochi e mi sono detto chissà se alla gente può interessare il mio parere. Così nel 2008 ho iniziato a scriverne ma soprattutto ad andare in onda sul mio canale streaming per mostrare i giochi a cui giocavo e commentarli live. Sono partito da un servizio che si chiamava Justin TV, oggi noto come Twitch, ed ho iniziato puntando letteralmente una videocamera sul televisore, quindi potete immaginare la qualità. Poi piano piano ho cominciato a comprare attrezzature migliori fino ad avere uno studio vero e proprio.”

Com’ è strutturato GamersHQ Italia?

“Ho cercato di strutturarlo nel modo più semplice possibile e più pulito possibile, pulito proprio nell’aspetto anche perché mi è sempre piaciuta l’idea di parlare anche a chi non è in questa bolla. Nel sito si possono trovare recensioni, si possono trovare anteprime di giochi che ancora devono uscire e quindi in fase ancora di sviluppo ma anche articoli speciali che riguardano, ad esempio, determinate specifiche case di sviluppo o determinati eventi che accadono nel settore del gaming, ma anche articoli che vanno a ripercorrere determinate epoche con i relativi giochi di riferimento tipo anni ’80, ’90, giochi retrò così via. Il sito permette agli utenti di interagire: quando vado in onda la gente vede a cosa sto giocando, vede anche me, mi sente parlare, mi sente commentare e interagisce attraverso la chat in tempo reale, ma possono anche contattarmi quando non sono in onda tramite mail, canale telegram o instagram.”

Come funziona il tuo lavoro?

“La cosa divertente dell’essere il capo di te stesso, sotto questo punto di vista, è fare esattamente quello che vuoi e criticare il gioco in maniera trasparente. Se un gioco è buono lo valuto in un determinato modo, ma se non va bene lo critico per come deve essere criticato. Per il resto a volte sono direttamente le case di produzione a contattarmi, altre volte le contatto io o se si tratta di un team indipendente chiedo se mi possono dare una chiave di quel specifico gioco.”

Com’ è cambiato dal 2008 ad oggi il tuo sito?

“Il sito è cresciuto veramente tanto, ma è cresciuto parallelamente al web. Perché quando ho iniziato io nel 2008 non c’erano i social così come li conosciamo ora. E quindi man mano l’utenza si è ingrandita, e man mano sono riuscito anche a creare una rete con le varie case di sviluppo e a far sì che siano loro stessi a mandarmi videogiochi da recensire. La stessa cosa vale anche per il servizio streaming dove vado in onda, chiaramente è diventato qualcosa proprio di settoriale, è diventato qualcosa di specifico proprio per il videogioco.”

Come sono cambiati i videogiochi dal 2008 ad oggi? Ci sono delle mode?

“Sono cambiati parecchio, basti pensare già al fatto che ormai si può giocare online con persone che non si conoscono ma cui si possono creare anche dei legami. I videogiochi sono sempre stati una forma d’arte, ma adesso sono una forma di intrattenimento completamente diversa rispetto a quella che abbiamo visto negli anni ‘80-’90. Adesso vanno molto più ad assomigliare a dei film, a delle pellicole cinematografiche, sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista della narrazione, che della musica e quant’altro. Sono diventati una forma di intrattenimento molto più complessa e molto più profonda, toccano anche temi piuttosto importanti dai diritti, alla parità di genere, alle guerre. Esistono dei trend, delle mode, anche in questo campo: gli zombie ad esempio sono sempre tra i più richiesti, c’ è stato un momento di esplorazione spaziale quindi prevalentemente giochi ambientati nello spazio, il problema è quando la politica entra nei videogiochi.”

Spesso sei sente parlare di correlazione tra violenza, emulazione e videogiochi. Cosa ne pensi?

“Questo è sempre stato un argomento piuttosto spinoso. Ci sono chiaramente dei titoli che fanno della violenza gratuita il loro pilastro principale, altri invece che cercano di contenerla solo ai fini della storia. Ma basta accendere banalmente la televisione o navigare online per assistere a tanta violenza ed emulare quello che si vede. Sono dell’idea che non siano i videogiochi a far diventare i ragazzi violenti o a portarli ad emulare, può succedere a chi è personalmente predisposto ma succederebbe a prescindere. Inoltre c’è un sistema chiamato PEGI, che sostanzialmente dovrebbe tutelare i minori nei confronti di videogiochi, che va a regolamentare ogni gioco che esce con dei simboli in copertina che indicano se contiene parole volgari, violenza, droga, sesso e quant’altro. È anche importante, però, ricordare che ci sono ormai parecchi videogiochi che vengono usati addirittura anche nelle scuole per imparare ma anche per sensibilizzare i ragazzi su determinate tematiche o stimolarli su determinati settori.”

Perché almeno una volta nella vita è importante giocare ai videogiochi?

“I videogiochi mi hanno salvato da parecchie situazioni spiacevoli e grazie a loro, personalmente mi sento letteralmente un esploratore di mondi. Ho visitato tantissimi mondi, tutti interessantissimi, coloratissimi, cupi, ho combattuto guerre, ho salvato il pianeta Terra almeno 300 volte ne vado orgogliosissimo, ho combattuto contro gli alieni e certe volte invece me li sono fatti amici. Giocare ai videogiochi, secondo me, è importante perché ci pone su un punto di vista totalmente diverso rispetto a quello a cui siamo abituati. I videogiochi non sono solo un rifugio, sono un ottimo esercizio di problem solving, o semplicemente un modo per viaggiare in epoche e posti fantastici dove sei il protagonista di quello che accade.”

Tre giochi intramontabili

“Qui devo fare affidamento al mio senso di nostalgia: senza ombra di dubbio la serie Metal Gear Solid perché è stato un inizio per me, è stato uno dei primi giochi che ho visto ancora prima di ricevere la mia prima Playstation, poi la serie Gran Turismo perché è quella che mi ha in qualche maniera legato di più a mio fratello, e poi in realtà sono indeciso tra due ovvero The Last of Us e Death Stranding. Due giochi dove ci sono delle questioni morali piuttosto importanti.”

Un gioco, di ultima generazione, fortemente consigliato

“Death Stranding 2 mi ha veramente emozionato tanto, dall’ inizio alla fine, a tal punto da farmi commuovere. Non soltanto per la sua storia, ma anche dal punto di vista tecnico perché ci sono dentro attori veri che sono stati ingaggiati dalla casa di sviluppo per prestare i loro volti e le loro fattezze. È una storia toccante. Certo, bisognerebbe giocare al primo per comprendere il secondo, perché ci sono degli eventi che poi portano a questo secondo capitolo. Però, è una, letteralmente, montagna russa, insomma, una montagna russa di emozioni.”

Come si relaziona l’Italia nei confronti del mondo dei videogiochi? A Messina si gioca?

“Diciamo che quando ho iniziato c’era ancora un po’ di pregiudizio nei confronti di chi giocava, venivano definiti giochi per bambini, chi giocava era un nerd, insomma, le solite critiche sterili. Invece, adesso questa forma di intrattenimento è ben vista, è cresciuta in maniera esponenziale e tocca tutte le fasce d’ età. A Messina ci sono tantissimi videogiocatori e videogiocatrici di ogni età e anche parecchi content creator che parlano di videogiochi.”

In quello che fai la città di Messina ti ha più aiutato o ostacolato?

“Occupa una posizione abbastanza neutra: non si parla quasi mai di videogiochi, non ci sono delle manifestazioni o degli eventi dedicati, pochissimi spazi dove chi gioca si può confrontare. Spesso con Lelio Bonaccorso all’ Officina del Sole abbiamo organizzato dei pomeriggi in cui parlo di videogiochi, scelgo un tema specifico e lo sviluppiamo, tipo un appuntamento l’abbiamo dedicato alla serie Resident Evil e la risposta c’ è. Ecco mi rendo conto che la community che mi segue online è popolata prevalentemente da gente del nord e che a Messina pochissimi conoscono il mio sito e quello che faccio. Sarebbe bello che in città si possa arrivare ad organizzare degli eventi ben strutturati sui videogiochi.”

Hai mai fantasticato su un videogioco ambientato a Messina?

“Ho sempre pensato, anche se forse potrebbe scatenare delle faide notevoli, ad una sorta di Trono di Spade ambientato a Messina con i vari quartieri ed i vari stemmi: ogni quartiere magari ha degli obiettivi settimanali che possono essere anche sociali. Forse qualcuno mi sa che nel web è già arrivato ad una cosa del genere, ma non ne sono certo.”

Qual è il tuo P.S. (Post Scriptum)?

“Recentemente ho scritto un articolo su una questione che mi ha fatto molto riflettere e che credo sia molto importante: bisogna ritornare, se è possibile, a ciò che si faceva tanti anni fa, ovvero se si hanno dei figli, se si hanno dei nipoti è importantissimo stare accanto a loro quando si videogioca. Stare seduti esattamente accanto a loro e interagire con loro, magari scambiandosi il pad o ridendo e scherzando durante il gioco evitando di rilegare tutto necessariamente all’online. L’online è bello, perché ci unisce tutti, però piano piano si sta perdendo quella cosa di stare tutti riuniti nel salotto, uno seduto accanto all’altro, e scambiarsi il pad e interagire con un videogioco.  Mi auguro, inoltre, che davvero ci possa arrivare a Messina qualche evento dedicato agli appassionati dei videogiochi o comunque anche uno spazio, oltre a quelli che conosciamo già, dove i videogiocatori si possano confrontare e possano parlare apertamente, senza problemi, dei videogiochi e delle loro esperienze dato che, essendo noi esploratori di mondo, ci prestiamo ad interpretazioni diverse. Possiamo aver giocato lo stesso gioco affrontandolo e gestendolo in maniera totalmente diversa: questa è anche la cosa bella dei videogiochi!”

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