MESSINA. Torre Faro e Ganzirri saranno iscritte nel “registro delle identità della pesca mediterranea e dei borghi marinari (Reimar), il primo come borgo dei due mari e il secondo come borgo delle feluche. Lo ha stabilito una delibera di giunta con la quale si dà mandato al nuovo ufficio “bandiera blu” di predisporre gli atti per la candidatura dei due paesi dell’estrema punta nord della città, perchè “l’Amministrazione ritiene di importanza storico-culturale presentare la suddetta istanza”.
Per Torre Faro l’istruttoria spiega che è “un luogo influenzato dalle attività marinare e alle differenti tipologie di pesca che lo hanno da sempre animato. Il mare ha influito moltissimo sulla struttura del borgo. Lo stesso si è caratterizzato per essere composto da file di case disposte a nastro. Direttamente affacciate sulla spiaggia da un lato e sulla strada interna dall’altro. La struttura della casa si allunga da una all’altra facciata e le case si addossano le une alle altre fino alle pochissime interruzioni che collegano mare e via interna. Il borgo di Torre Faro ha nel suo territorio le mura di una darsena romana, una torre antica restaurata ai tempi delle guerre napoleoniche dagli inglesi. Giuseppe La Farina nel testo Messina nell’800, descriveva la torre con queste parole: “la TORRE che fa luce a’ naviganti è di antichissima costruzione, sebbene in tempi moderni restaurata: su di essa risplendono trentasei grandi lampadi, che servono nella oscurità della notte di guida e di avviso agli erranti navigli”. L’area di Torre Faro vive ancora di quella piccola pesca costiera e locale. Come sulla gran parte delle coste siciliane a Torre Faro la marineria locale, composta dalla pesca professionale e dalla pesca sportiva e diportistica, ripone le barche ancora sull’arenile direttamente dirimpetto alle abitazioni del borgo. Tutta la costa è un porto, un approdo di barche. Questi colori e questi suoni legati ai lavori del mare giocano un ruolo da protagonisti in uno dei più belli, ampi e storici paesaggi di Sicilia che hanno ispirato racconti nei secoli ad iniziare dal Cariddi, il mostro mitologico, che Omero descrive nell’Odissea. Il Borgo Marinaro in oggetto ha vissuto da protagonista tutte le fasi della evoluzione storica dell’antichissima pesca al pesce spada con le imbarcazioni storiche denominate “feluche”, imbarcazioni che si trovano solo nello Stretto di Messina. Le famiglie di pescatori, che si sono interessate a questa tipologia di pesca unica al mondo, sono tra coloro che la vivono ancora oggi”.
Per Ganzirri invece la motivazione è più succinta: “La parte antica del villaggio si divide tra la costa del lungo lago e il lungomare affacciato sullo Stretto di Messina. Del lago scriveva così nel 1840 Giuseppe La Farina nel testo “Messina nell’800”: “… i due famosi laghi, volgarmente “pantani”. Nel terzo lago era un tempio, di cui fa parola Esiodo presso Diodoro, ed al quale vogliono i nostri Istorici partenessero le colonne di granito, che oggi sostengono gli archi del nostro Duomo”. Nel Borgo di Ganzirri vive ancora quella piccola pesca costiera e locale. Il suo fiore all’occhiello sono indubbiamente le storiche feluche, quelle imbarcazioni particolari che non hanno mai smesso di solcare il mare per catturare il pesce spada con quella maestria, quell’arte e quella dignità da pari a pari che solo la storia e il mare hanno saputo trasmettere”.
Il “Reimar” è un documento di recente istituzione da parte del Dipartimento della Pesca Mediterranea della Regione Siciliana, e viene redatto per “salvaguardare l’identità del pescato siciliano a partire dal valore artigianale e quindi dall’uomo. Lo scopo è quello di identificare, documentare, classificare i saperi e le conoscenze del patrimonio culturale della filiera ittica di “matrice mediterranea”, scrivono dalla Regione.