MESSINA. Riceviamo e pubblichiamo il contributo di Giovanni Quartarone, studioso residente nel villaggio collinare di Castanea, su una scoperta nella pala d’altare della chiesa SS. Rosario del paese, «un lascito della cerchia del Maurolico», spiega.
Di seguito il contributo integrale:
Qualche anno prima del Disastro Gaetano La Corte Cailler descrivendo la chiesa del SS. Rosario di Castanea scrive: “All’altare maggiore è osservabile un bello altorilievo in marmo bianco esprimente la SS. Trinità, opera del ‘600[1]…”. Nel novembre del 1908 Antonino Ciraolo[2] aggiunge che: “si ammira in fondo un artistico gruppo di marmo bianco fino a forma di un’Edicola con due colonnine scanalate. Alla parte superiore è un bassorilievo della SS. Trinità col motto: ET HI TRES UNUM SUNT. Più sotto come simbolo della triade si ammirano in altorilievo i tre Angeli veduti da Abramo e Sara stando alla porta della propria casa presso la Valle di Mambre”. Infine, Leonardo Principato[3] nella descrizione della nuova chiesa, rasa al suolo nel 1908, ricolloca il recuperato gruppo marmoreo sull’altare maggiore così come lo ammiriamo oggi.
Per quanto riguarda l’attribuzione alla bottega del Calamech di Monica De Marco[4], essa rientra a pieno titolo sia nel periodo delle attestazioni documentarie relative alla presenza di Lorenzo a Messina che all’esistenza della chiesa retta dalla confraternita della “Trinità” la cui attività è documentata[5] nella metà del XV secolo. Tutto il 1500 è per Castanea un secolo di profondi cambiamenti. La secolare controversia fra i Gerosolomitani e l’arcivescovo di Messina, con il popolo in mezzo succube, provocò continue liti tanto che il popolo stesso sdegnato “costruì a proprie spese” la monumentale chiesa di San Giovanni.
Insigni scultori quali Antonello Freri, Francesco e Lorenzo o Lazzaro Calamech, Rinaldo Bonanno hanno lasciato pregevoli opere. Altre sono attribuite a Domenico Vanello, Martino Montanini, Giuseppe Bottone. In questa cornice storica spicca la splendida pala con Abramo e Sara e i tre Angeli e si palesa oggi un nuovo tassello di lettura che conferma certamente l’appartenenza dello scultore alla corrente culturale[6] del grande Maurolico: matematico, astronomo, architetto, storico e scienziato.
Iconograficamente la rappresentazione della SS. Trinità rispetta i canoni adottati da tutta la storia dell’arte: il Padre anziano, il Figlio più giovane e la colomba dello Spirito Santo. Tre figure che compaiono generalmente nelle rappresentazioni del Battesimo di Cristo, della Trasfigurazione, dell’Incoronazione di Maria, in Sant’Agostino ecc.ecc.. Un’altra soluzione iconografica destinata ad avere fortuna nella pietà popolare è quella dei tre uomini, simili nell’aspetto, l’uno accanto all’altro. Più rara ed originale è senza dubbio l’immagine del Dio tricefalo: un solo uomo con tre teste, il Vultus Triformis. Ricorre spesso la scena del “Trono di Gloria” o “Trono di Grazia”, in cui il Padre mostra il Cristo Crocifisso al mondo e tra i due vola la colomba dello Spirito Santo.
L’elemento nuovo e curioso che ho cercato di trovare nelle molteplici rappresentazioni del soggetto in esame è il globo, o sfera celeste, cristallizzato dall’azione congiunta del Padre e del Figlio che “stabiliscono” nel cartiglio con due nitide figure dello Zodiaco, un punto e un tempo, nel tempo e fuori dal tempo: la Costellazione dei Pesci. Il simbolo del “pesce” fin dai primi graffiti incisi nelle catacombe, è stato sempre associato alla figura di Gesù di Nazaret. Ciò si può spiegare, non solo per l’esplicito riferimento alle lettere che compongono il termine greco, traducibile con pesce, “ictùs” (Iesous Xristòs teoù uiòs sotèr- Gesù Cristo figlio di Dio salvatore) ma col richiamo della stessa costellazione allora predominante, quella appunto dei “Pesci”.
Il fenomeno della stella di Betlemme per l’astronomia è la tripla congiunzione planetaria Giove-Saturno Marte in direzione Sud-Ovest, in prossimità della costellazione dei Pesci, visibili a quel tempo dalla Giudea all’incirca dopo il tramonto. Per l’astronomia l’era dei Pesci ha avuto inizio con la nascita di Cristo alla quale succederà l’era dell’Acquario (prossima a noi) come è ben espresso nell’opera scultorea che prese forma in un rinascimento maturo influenzata sia da “La riflessione cosmografica” di Francesco Maurolico che dagli studi che interessarono il mondo scientifico circa l’apparizione della supernova nella Via Lattea nel 1572.
Il capolavoro è diviso in due ordini. Fra le colonne la manifestazione trinitaria, dei tre Angeli del libro della Genesi, sopra, nell’ancona rettangolare negli angoli superiori ci sono due teste di angeli; dentro una semiluna si sprigiona la “Concezione di Cristo”: i Tre, la regale Colomba splendente, con ancora visibili le dorature, tiene fermo con gli artigli il globo mentre nel medesimo istante il Padre e il Figlio “suggellano” quel lasso futuro, diremmo noi la scelta dell’inizio alla redenzione degli uomini: l’Incarnazione del Verbo in quel tempo stabilito dalla Trinità! Infine, la formella in marmo incastonata nel paliotto (forse non coeva allo stesso) ci presenta una dislocazione trinitaria inversa: il Figlio sta alla sinistra del Padre!
[1]Gaetano La Corte Cailler (a cura di G. Molonia), Comune e Provincia di Messina nella storia dell’arte, Messina 2017, pag.51.
[2] Antonino Ciraolo, Cenni storici sulle chiese di Castanea dalla fondazione della Parrocchia di San Giovanni – 1500 ad oggi Novembre 1908, Torino 1917, pag. 16.
[3] Leonardo Principato, Castanea nelle sue vicende storico religiose, Messina 1939, pag.65.
[4] Monica De Marco, Dal primo Rinascimento all’ultima maniera, Esperide, 2010, pag.111
[5] Elisa Vermiglio, L’archivio dell’Arciconfraternita dei Rossi: una fonte di documentazione messinese tra Medioevo ed età moderna, «Medieval Sophia». Studi e ricerche sui saperi medievali.I-Review semestrale dell’Officina di Studi Medievali,4 (luglio-dicembre 2008), pag.116.
[6]Giuseppe Giorgianni, La festa della Madonna Assunta a Messina, pag. 155 in Archivio Storico Messinese, 168, 1995. “Il successore di Montorsoli alla carica di capo scultore dell’opera del duomo di Messina (e della città), Andrea Calamech (1524-1589), può essere messo in rapporto ai circoli spiritualisti”.

Pala altare Castanea Trinità – particolare

Pala altare Castanea Trinità – particolare

Il Cristo a sx nella triade

Il paliotto nel quale è incastonata la fomella in marmo della trinità