LAMPEDUSA. Il totale ammonta a 368 corpi e da dieci anni è stata la più grande strage di persone migranti avvenuta vicino Lampedusa. Era il 3 ottobre del 2013 quando poco dopo le sette del mattino la capitaneria di porto di Lampedusa riceve una serie di chiamate d’allarme, il motivo è sempre lo stesso: un vecchio peschereccio su due piani, partito qualche giorno prima dalla Libia e carico di cinquecento persone, per la maggior parte eritree, stava affondando. A bordo della barca erano rimaste circa cinquanta persone strette in pochi metri quadri. Appena arrivati vicino al porto la persona che guidava l’imbarcazione aveva cercato di attirare l’attenzione degli abitanti dell’isola bruciando una maglietta. Le fiamme però avevano spaventato i migranti e a causa del movimento improvviso del gruppo di persone l’imbarcazione si era ribaltata, affondando in pochi minuti. La maggior parte delle persone a bordo si trovavano nella stiva e furono le prime a perdere la vita annegate. Le altre si buttarono in mare gridando, nel tentativo di attirare l’attenzione di qualcuno. Non è chiaro quanti di loro sapessero nuotare.
Le autorità italiane si resero conto delle dimensioni del naufragio soltanto quando arrivarono sul posto, circa un’ora dopo. L’isola da anni accoglieva barche dalla Libia e dalla Tunisia, anche se i numeri restavano sempre contenuti ( secondo Openpolis in tutto il 2012 erano sbarcate in Italia 13.267 persone). Dopo quello che fu uno dei più tragici naufragi avvenuti nel Mediterraneo, l’allora governo Letta avvio un’operazione militare (che dividerà per sempre la politica italiana sulla questione migranti) che aveva l’obiettivo di salvare i migranti che cercavano di raggiungere l’Italia via mare: Mare Nostrum.