MESSINA. Per la Cgil di Messina le strategie territoriali delle FUA sono l’elemento più innovativo della politica di coesione 21-27 perché affidano a coalizioni territoriali rappresentative del territorio il compito di identificare azioni strategiche che rispondano ai bisogni effettivi della popolazione disegnando percorsi di sviluppo inclusivo e sostenibile. “La Cgil, che come organizzazione sindacale è chiamata dalle disposizioni europee ad un coinvolgimento attivo – dichiarano il segretario generale della Cgil Messina Pietro Patti e la segretaria confederale Stefania Radici – è stata, è, ma soprattutto sarà attenta a far sì che tale strategia non si traduca nell’ennesimo pacchetto di progetti spot, che disperdano risorse senza una visione sistemica di sviluppo, ma sia un complesso ragionato ed integrato di interventi congrui che determinino un cambiamento tangibile e misurabile sulle condizioni di vita e di lavoro degli abitanti del territorio”.
“Non dimentichiamo – osservano Patti e Radici – che il tasso di decremento demografico medio annuo pari a -9,6 per mille (quasi 6 punti in più del corrispettivo regionale), dovuto al basso tasso di natalità, ma anche all’emigrazione giovanile sono determinati dalla mancanza di opportunità lavorative, dalla diffusione di lavoro povero e precario, da un sistema di credito inaccessibile e servizi di assistenza e cura inadeguati, elementi che incidono pesantemente sulla possibilità di costruirsi percorsi di autonomia personale e famigliare, soprattutto per i giovani e le donne. I fondi del FESR che finanziano le strategie territoriali e che vanno utilizzati in sinergia e complementarietà con i fondi del PNRR e del PN Metro plus – sottolineano il segretario generale e la segretaria confederale della Cgil Messina – devono invertire la rotta di declino e desertificazione sociale e produttiva in cui sta precipitando il territorio”. La Cgil Messina evidenzia come questo significa da una parte costruire condizioni e opportunità di inclusione lavorativa, ad esempio, mettendo a disposizione spazi pubblici di ricerca collaborativa e co-working, come makerspaces e fabrication labs, per favorire spin off e start up e mettere a valore sul territorio i titoli e le competenze prodotte dal nostro sistema formativo; significa rafforzare le politiche sociali a partire dall’assistenza all’infanzia e alle persone anziane e non autosufficienti per favorire l’ingresso al lavoro di tante donne, sommerse dal lavoro di cura e significa rivitalizzare il tessuto produttivo lungo tutto il territorio, favorendo investimenti in settori ad alto valore aggiunto. Significa anche – si evidenzia ancora – migliorare le condizioni di vita degli abitanti, che devono potersi spostare con un Trasporto Pubblico Locale potenziato in chiave integrata ed intermodale; che devono poter stare in territori sicuri che non si sfarinino a causa del dissesto idrogeologico; che devono poter sentire gli ambienti urbani come beni comuni, spazi pubblici, sportivi, aperti, vivi; devono poter accedere e fruire dell’immenso patrimonio storico, artistico e culturale, da valorizzare anche in un’ottica di promozione della filiera del turismo. La coalizione territoriale, a partire dall’Unione dei Comuni, con il Comune di Messina capofila, può fare tanto, anche innovando il metodo”.
“Ed è per questo – dicono Patti e Radici – che chiediamo un Protocollo con le parti sociali per far sì che i bandi per la realizzazione delle operazioni a valere sulla Strategia territoriale, da una parte contengano premialità, inerenti all’impatto e alla sostenibilità sociale degli interventi, dall’altra siano tesi a favorire la partecipazione di aziende sane, che non applichino ai lavoratori contratti pirata e lesivi dei loro diritti, e che promuovano forme di inclusione sociale e lavorativa di categorie vulnerabili”.