MESSINA. “Dal 3 luglio il servizio del territorio dà il via all’abbattimento di cinghiali e maiali selvatici che invadono i monti del messinese, ma non è questa la soluzione che ha dei contraccolpi negativi”. A dichiararlo è Carlo Callegari, Dirigente nazionale del Partito Animalista Italiano.

“Nel caso dei cinghiali – spiega, infatti, Callegari – l’abbattimento non è sufficiente a limitare il numero degli esemplari, tutt’altro, da diversi studi questo metodo finisce per ripopolare la specie. Un meccanismo biologico fa sì che quando vengono a mancare gli adulti i giovani si riproducono prima di quanto farebbero in condizioni normali e così invece di riprodursi a tre anni, lo fanno ad un anno e mezzo”.

“Le soluzioni esistono: fare il censimento della popolazione dei cinghiali con l’aiuto delle associazioni animaliste, dare da mangiare ai cinghiali in luoghi e orari precisi, fuori dalle aree urbane, questo consentirebbe di allontanarli dalle zone abitate oltre a permettere di nutrirli per esempio con un granone medicato che influisce sulla fecondità delle femmine con conseguente riduzione delle nascite – sostiene – Questo meccanismo permette, inoltre, di catturare e sterilizzare i maschi di cinghiale. Sempre per quanto riguarda la sterilizzazione, si potrebbero costruire dei recinti di cattura che vanno montati per qualche settimana e lasciati aperti in modo che i cinghiali prendano confidenza.

“In ultima analisi, vorrei ricordare che molti cinghiali sono stati introdotti per favorire gli amanti delle scampagnate col fucile, ma le fucilate non servono a contenere la diffusione di questi esemplari, ma solo a soddisfare gli appetiti di chi ama uccidere gratuitamente animali innocenti”, conclude il Dirigente nazionale del Partito Animalista Italiano.

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