MESSINA. Continua a tenere banco la vicenda del custode dell’ex Gil. A intervenire nuovamente è il sindaco Cateno De Luca, che risponde ai segretari di Cgil e Uil Giovanni Mastroeni e Ivan Tripodi, i quali avevano contestato in una nota i metodi “illegali e inaccettabili” del primo cittadino, accusato “di aver dato in pasto alla rete il custode per costruire gogne mediatiche”.

«Che bello leggere affermazioni dei segretari di CGIL e UIL ormai impegnati nella lotta politica contro il Sindaco De Luca perché non li fa più comandare nelle stanze del palazzo municipale e delle partecipate – replica il sindaco, che li accusa di difendere il dolce far nulla –  Si tratta dei soliti baroni che in questi anni non hanno visto: i bilanci falsi di Atm; i bilanci altrettanto falsi di Amam; le porcherie di Messina Ambiente, Messina Servizi; il ladrocinio nei servizi sociali con gente buttata fuori per fare spazio ad amici e parenti dei poteri forti; i milioni di euro del bilancio comunale suddivisi per progetti obiettivo e per fondini contrattuali illeciti».

Poi entra nel merito della questione: «Nei confronti del custode – continua – non si tratta di nessun abuso d’ufficio, anzi, nel rispetto delle norme ho chiesto per iscritto al Segretario/Direttore Generale di avviarne le procedure di licenziamento, fermo restando il rispetto delle norme che prevedono un iter ben preciso. Il resto è la solita aria fritta che tali sindacalisti vendono al miglior offerente in malafede. I giovani messinesi, qualificati e senza lavoro vi ringraziano anche per questa difesa d’ufficio. Vi ringraziano anche gli abitanti di Fiumedinisi, per la gentile citazione a conferma che non avete la statura morale per lustrare neanche le loro scarpe», prosegue De Luca, che definisce i due sindacalisti dei “farisei della comunicazione, che mi attaccano per propri scopi politici piuttosto che per i reali interessi dei lavoratori. Sono sempre quelli che hanno fatto la guerra per il Salva Messina ed ora continuano in questa solitaria crociata, dopo la figuraccia dello sciopero del 31 ottobre scorso, con appena 500 partecipanti di città e provincia, la maggior parte con permessi sindacali retribuiti».

 

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