MESSINA. Cateno De Luca, sindaco di Messina, è“salvo” nell’ambito del processo d’appello per il “sacco di Fiumedinisi”: la corte ha confermato la sentenza di primo grado, cioè assoluzione dall’accusa di abuso d’ufficio e la prescrizione per il reato di tentata concussione derubricato in induzione.

La richiesta che il sostituto procuratore Adriana Costabile aveva proposto ieri era di quattro anni e quattro mesi di reclusione, derivante dall’aggravamento della pena per alcuni episodi e la riqualificazione di altri capi d’imputazione.

il processo riguardava vicende risalenti agli anni tra il 2004 e il 2010: nel mirino degli inquirenti i lavori di costruzione di un albergo con centro benessere, ad opera della Dioniso srl, ma anche 16 villette e la realizzazione di un muro di contenimento del torrente Fiumedinisi, tutte opere che secondo l’accusa avevano favorito società dell’allora sindaco del piccolo comune dell’entroterra ionico.

In primo grado, per De Luca era arrivata la sentenza di assoluzione dall’accusa di abuso d’ufficio e la prescrizione per il reato di tentata concussione derubricato in induzione. Contro questa sentenza la procura aveva presentato appello, sostenendo che De Luca non doveva essere assolto dall’accusa di abuso d’ufficio, e la concussione non andava derubricata: questo non avrebbe permesso la prescrizione.

De Luca rimane quindi in sella al comune di Messina: con l’assoluzione non sono scattati gli effetti della legge Severino (che scatta con condanne dai quattro anni in su o per reati come la concussione): sospensione per un massimo di 18 mesi disposta dal Prefetto, poi se la Cassazione conferma la condanna c’è la decadenza automatica, se c’è assoluzione rientra in carica.

 

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