Ogni tanto vengo preso da una botta di nostalgia. Verso altri periodi, altre persone, altri contesti. Così mi avviene di ricordare sempre con molta empatia i due anni di attività alla direzione della Biblioteca Regionale Universitaria di Messina, non tanto perché con tale periodo si è conclusa la mia carriera ultratrentennale di dirigente tecnico antropologo presso l’Assessorato dei Beni Culturali della Regione Siciliana, quanto per la serie di iniziative che in quella veste mi è stato possibile porre in essere, tra le quali rimane per me preziosa l’esperienza del Cortile dei Gentili.

L’idea naturalmente non era mia, l’avevo mutuata da analoghe esperienze avviate dapprima a Milano per iniziativa di Mons. Gianfranco Ravasi sotto l’egida benevola del Cardinale Carlo Martini (Dio lo abbia sempre in gloria), e in seguito adottate in altre parti d’Italia, tanto sul versante laico quanto su quello religioso.

Scrivevo allora, all’inizio del 2014 nel presentare il programma che avrebbe visto dipanarsi nei due anni successivi ben venti incontri, uno al mese con l’unica sospensione estiva:

“Nel secondo tempio di Gerusalemme, quello che era stato costruito dopo l’esilio, oltre alle zone riservate ai membri del popolo d’Israele esisteva un’area entro la quale tutti potevano entrare, giudei e non giudei, circoncisi e incirconcisi, membri o no del popolo eletto. Qui si radunavano quanti erano disposti ad ascoltare le domande della gente su Dio, e a rispondere in uno scambio rispettoso delle opinioni altrui. Questo era il cortile dei gentili o pagani, in latino l’atrium gentium, uno spazio che a tutti era lecito attraversare e nel quale tutti potevano dimorare, senza distinzioni di cultura, lingua o religione, un luogo insomma di incontro e di diversità.

Da tale luogo il Pontificio Consiglio della Cultura ha tratto alcuni anni or sono l’ispirazione – su diretto stimolo di quello straordinario pastore che è stato il Cardinal Martini – per avviare un’iniziativa incentrata sull’incontro e sul dialogo, uno spazio di espressione per coloro che non credono e per coloro che si pongono delle domande riguardo alla propria fede, un luogo aperto alla società, alla modernità e alle diverse voci che l’attraversano.

Da tale precedente la Biblioteca Regionale Universitaria di Messina ha tratto spunto per programmare, a far data da gennaio 2014, uno spazio di dialogo messo a disposizione della città per riflettere su nodi cruciali della realtà che ci circonda, non soltanto di tipo religioso ma riguardanti l’etica, la politica, la vita civile in genere, intesa tanto in senso comunitario quanto nel senso delle esistenze dei singoli, quotidianamente messe in crisi e interpellate dalle sfide complesse che la modernità ci pone dinanzi.

Perché la comunità messinese possa provarsi a costruire tale identità, occorre forse riscoprire la pratica, e il gusto, dell’agorà, di un luogo in cui porre sul tappeto i nodi critici irrisolti di un angolo di mondo sempre più, nel corso degli ultimi decenni, divenuto marginale e ininfluente, ad onta di un passato glorioso la cui memoria è venuta progressivamente sbiadendosi…..”

Iniziati, timidamente, con un incontro da far tremare i polsi, una riflessione sul concetto di identità e sulla sua reale utilità in un mondo globalizzato, il Cortile ha affrontato nei suoi due anni di esistenza temi assai cruciali per una migliore comprensione del nostro tempo. Ai vari incontri hanno sempre partecipato personalità di spicco, studiosi, intellettuali, operatori culturali di diversa estrazione e orientamento, cercando tutti in qualche modo di suscitare l’interesse e il coinvolgimento dell’uditorio. Un uditorio che nei due anni è venuto progressivamente crescendo, mutandosi ben presto in una truppa di aficionados che non perdevano un incontro, consapevoli che, al di là del tema trattato, quello che si cercava faticosamente di costruire fosse la possibilità di tornare a risillabare un linguaggio, una grammatica e una sintassi sottratte al conformismo e alla volgarità imperanti. Di tali personalità mi piace qui ricordare – attraverso le varie locandine d’invito –  i nomi e gli incontri che li hanno visti relatori, non solo perché non è più tra noi uno dei suoi più affezionati protagonisti, Girolamo Cotroneo, il caro Mommo mio maestro di studi universitari, ma anche perché nel complesso degli incontri si era cercato di offrire alla città uno spazio reale, fisico, di dialogo, un’agorà appunto, che a me pareva, e pare tuttora, fortemente assente dalla vita culturale e civile di Messina.

Un cortile, dunque, per pensare, in cui sono stati trattati temi che investivano le problematiche nelle quali si dibattono tuttora uomini e donne del nostro tempo, per di più offerti a una città in genere pigra e refrattaria, poco permeabile alla passione civile, poco propensa a interrogarsi sulla realtà, interessata piuttosto a perpetuare lugubri rituali di apparenza e di potere.

Un’agorà virtuale, ecco quello che il Cortile dei Gentili ha cercato di essere per due anni, nel tentativo di surrogare la perdurante assenza delle piazze fisiche, dei luoghi di incontro, di scambio, di negoziazione d’identità, degli incubatori di politica sana che le piazze sono state nella Messina del passato, oggi scomparse a beneficio di spazi anodini, attraversati perennemente da Tir e non più dalle idee, controllati e gestiti da occulti pupari e da pubblici imbonitori.

Consegno questo ricordo a futura memoria. Chissà che per avventura, in una Messina diversa (di là da venire), tale esperienza non possa avere un degno seguito!

 

 

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