MESSINA. Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta del presidente della commissione per le relazioni pubbliche della Consulta provinciale degli studenti di Messina, Placido Fornaro, detto Dino, e firmata dal presidente della Consulta, Cristiano Sarno, rivolta al Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina in cui i maturandi “bocciano il suo operato”.

“Ci sentiamo soli e inascoltati, il ministero deve sapere cosa stiamo affrontando e quali sono le nostre vere esigenze. Il dialogo sta alla base dei valori democratici e comunitari, che da sempre la scuola e la famiglia cercano di impartirci, che questo venga a mancare proprio da una delle massime istituzioni è per certi versi deludente. Ancora una volta noi studenti facciamo un passo avanti verso il dialogo e il confronto costruttivo”, scrive Dino Fornaro.

Di seguito la lettera integrale:

 

On. Ministro Azzolina

Come di certo avrà notato, la situazione nelle scuole non è delle migliori. Ormai da mesi milioni di ragazze e ragazzi stanno affrontando  una didattica a distanza, con modalità dettate da un ministero che ha dimostrato di non volersi interfacciare con le difficoltà e le problematiche che  studenti e professori  hanno riscontrato nel nuovo modo di “fare scuola”.

La mancanza di linee guida precise, ha contribuito alla confusione nell’organizzazione scolastica e ha lasciato spazio all’arbitrarietà di docenti e discenti, che hanno provato ad andare avanti, nonostante il senso di abbandono, dimostrando un grande sentimento di unità e civiltà. Da subito sono sorte le prime difficoltà, i problemi e  le proposte da parte di studenti, dirigenti e professori, alle quali il suo ministero si è dimostrato “sordo” in gran parte dei casi, continuando su una linea d’azione solitaria e talvolta contradditoria, in netta opposizione alle vere esigenze delle componenti scolastiche.

Tra i problemi riscontrati, quello della gestione dell’ESAME di maturità è forse il più sentito e allo stesso tempo il più dibattuto, quello che tutt’ora, a meno di un mese dalla “grande prova” ci costringe a vivere in una condizione di totale confusione e incertezza, che risulta svilente e per niente rispettosa nei confronti di chi, da cinque anni, si impegna e si sacrifica per concludere nel migliore dei modi il proprio percorso scolastico.

Quest’ultimo punto, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ci ha dunque spinto a scriverle, con la speranza che per una volta, anche se ormai troppo tardi, riesca ad accogliere il nostro dissenso, per ascoltare gli ultimi destinatari delle sue scelte, i bersagli di un comportamento che ha portato a decisioni che stridono con la difficile realtà di questo particolare e tragico periodo storico.

Con la presente, la CPS di MESSINA, spinta dalla confusione nella gestione e l’organizzazione degli esami di Stato, INTENDE esprimere il dissenso, rilevato a livello nazionale tra le varie componenti scolastiche, circa:

1 L’assoluta mancanza di dialogo e confronto con le parti interessate

Il dialogo diretto tra gli studenti e il Ministero è sempre venuto a mancare, eppure, in un periodo storico di tale tragicità, la necessità di un confronto si rivela essenziale per un’efficace gestione dell’emergenza. Fin da subito, da parte della comunità studentesca, si è manifestata la volontà di interagire con il governo, riguardo i temi ad essa connessi, senza mai aver ottenuto un riscontro chiaro e trasparente.

Sono state proposte, dalle Consulte di tutta Italia, dai sindacati e da semplici organizzazioni di studenti, delle alternative ben più coerenti e realizzabili che tengono conto di una situazione eccezionale, mai affrontata prima, che ha inciso fortemente sugli animi e sulla psiche di studenti e professori. La regolamentazione della DAD, la possibilità di impiegare la quota, già stanziata per la “18app”, negli ormai essenziali dispositivi elettronici per la didattica (computer, tablet, connessioni, ecc…), sono solo alcuni esempi delle tantissime richieste rimaste inascoltate.

In particolare, sulle modalità dell’esame di Stato sono state avanzate proposte bocciate senza nemmeno un preventivo dialogo. La tanto discussa “tesina”, per esempio sarebbe potuta essere una tra le tante valide alternative, che avrebbe permesso agli studenti di non aggiungere ulteriori preoccupazioni a quelle già esistenti a causa della drammatica situazione, permettendo un’adeguata e più umana preparazione per l’esame.

 

2 Comunicazioni tardive, discordanti e poco chiare

Le informazioni riguardanti l’esame, ad oggi, sono benché minime e tutt’altro che stabili: la discussione del decreto, iniziata il 21 Maggio al Senato, potrebbe protrarsi fino al 7 di Giugno, con la possibile conseguenza che le modalità d’esame cambino per l’ennesima volta.

E’ impensabile e fuori da ogni logica supporre che a tre settimane dall’inizio dell’esame se ne possa nuovamente stravolgere la prassi. In questi tre mesi di generale confusione sono state tante le dichiarazioni e le smentite da parte del suo Ministero, che hanno gettato studenti e professori nella più totale incertezza e precarietà, facendo scemare la fiducia nella figura ministeriale e rendendo impossibile una preparazione all’esame completa ed adeguata.

3 Le modalità impartite per lo svolgimento dell’esame

L’esame di Stato che avrà luogo quest’anno non ha precedenti: le tradizionali prove scritte non ci saranno e tutto verrà concentrato in una sola “maxi prova” orale. L’ articolo 17 dell’ordinanza ministeriale n.10 del 16 Maggio divide la prova in tre momenti. I primi due (1.discussione di un elaborato, vertente su tematiche attinenti alla materia d’indirizzo. 2. Discussione di un testo di lingua e  letteratura italiana estratto a sorte tra quelli studiati), sembrano più che altro dei tentativi falliti di rimpiazzare le prove scritte, e risultano, oltre che poco chiari, ridondanti nell’economia della prova, che già prevede nella terza e ultima parte, la trattazione di testi e argomenti della materia d’indirizzo e di lingua e letteratura italiana. La decisione di istituire questi due nuovi e abbozzati esperimenti per il rimpiazzo delle prove scritte, ha avuto il solo risultato di gettare, ancora una volta, professori e studenti nella confusione e nell’incertezza, costringendo questi ultimi a dover far fronte ad una mole di lavoro ancora maggiore, in un periodo tutt’altro che favorevole, colmo di distrazioni, tragedie familiari e forzata solitudine.

Ci si chiede, dunque perché non ha ritenuto sufficiente il solo svolgimento della terza parte dell’esame, considerato che, come lei stessa afferma nell’ordinanza ministeriale sopra citata, “Il materiale… è finalizzato a favorire la trattazione dei nodi concettuali caratterizzanti le diverse discipline e del loro rapporto interdisciplinare.” Non bastava forse questo per una prova che incide solo al 40% nella decisione del voto finale? Che motivo c’era di continuare a cambiare e lasciar scorrere settimane e mesi preziosi nei quali piuttosto, avrebbe potuto accettare il confronto da noi propostole, dando delle direttive concordate e di chiara comprensibilità?

La finalità di questa lettera, non è affatto quella di compromettere, i già minimi, rapporti tra il Ministero e  le rappresentanze studentesche, ma quella di far luce sui veri problemi che la nostra categoria sta affrontando, rimasti per troppo tempo inascoltati. Ci auguriamo che possa dare il giusto peso a quanto riferitole, nella speranza di tracciare il primo segmento di un ponte tra l’istituzione e gli studenti di tutta Italia.

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