MESSINA – La sentenza di primo grado arrivata lo scorso marzo, le cui motivazioni sono state depositate a giugno,  sulla prima tranche dell’inchiesta sulla Formazione – non quello che ha visto la condanna di Francantonio Genovese, per semplificare, ma, tra gli altri, della moglie Chiara Schirò – è stata adesso appellata dalla procura di Messina.

La sentenza della seconda sezione penale presieduta da Rosa Calabrò non avrebbe secondo la procura, in sostanza, tenuto conto del dibattimento e avrebbe applicata erroneamente la legge penale escludendo il peculato.

Una “erronea valutazione dei fatti, con richiamo ai precedenti del giudizio cautelare ed omessa valutazione degli esiti del dibattimento” ed un’”erronea applicazione della legge penale” sul fondamento del peculato e le sue caratteristiche distintive rispetto alla truffa”.

Un errore del tribunale insomma, secondo il procuratore capo Maurizio De Lucia, l’aggiunto Sebastiano Ardita, i sostituti Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti, che firmano il provvedimento contro la sentenza di primo grado.

Nell’appello, l’accusa fa, per esempio, riferimento all’acquisto “dell’immobile di via Pascoli avvenuto utilizzando il denaro della formazione, e per il quale come si è avuto modo di vedere e constatare – sulla base dell’interrogatorio dell’imputato Sauta – non si è poi provveduto (né si poteva provvedere) a rendicontare con fattura il costo. Ciò per la semplice ragione che non era prevista la possibilità per gli enti di acquistare immobili”.

Il tribunale pertanto, ricostruendo erroneamente l’iter di approvazione del progetto e della successiva legittima applicazione dell’erogazione del denaro pubblico ha proceduto ad un’erronea applicazione della legge penale. I fatti compendiati nelle imputazioni oggetto di gravame devono pertanto reputarsi ascrivibili all’ipotesi del peculato” e non della truffa aggravata con relativo aumento della pena”.

Condannati 11 dei 13 imputati nel processo Corsi d’Oro 1. Sette anni e 6 mesi per Elio Sauta, 3 anni e 6 mesi per Graziella Feliciotto, 2 anni e 2 mesi per Chiara Schirò, 1 anno per Concetta Cannavò, 1 anno e 5 mesi per Natale Lo Presti, 1 anno e 4 mesi per Nicola Bartolone, 6 mesi per Carlo Isaja, 2 anni per Carmelo Capone, 1 anno e 8 mesi per Salvatore Giuffrè, 4 mesi per Daniela D’Urso, 3 mesi per Daniela Pugliares. Stabiliti risarcimenti danni a parti civili. Assolto Natale Capone per associazione a delinquere, prescrizione per la truffa. Anche per Giuseppe Caliri assoluzione per associazione a delinquere e prescrizione per truffa.

Per Elio Sauta anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per tre anni. Cinque anni di interdizione, invece, per la moglie, Graziella Feliciotto. Incapaci di contrattare con la pubblica amministrazione: Chiara Schirò, Natale Lo Presti e Salvatore Giuffrè. Interdetti dai pubblici uffici per la durata delle rispettive pene, Concetta Cannavò, Nicola Bartolone e Carmelo Capone. Interdetti per un anno dai pubblici uffici, invece, Carlo Isaja e Daniela D’Urso.

Pena sospese per le condanne sotto i due anni.

Condannati Sauta, Feliciotto, Schirò, Cannavò, Lo Presti, Bartolone, Isaja, Capone e Guffrè al risarcimento dei danni in favore delle parti civili Regione Sicilia e Assessorato regionale dell’Istruzione e della Formazione professionale e Codacons Onlus da liquidarsi in separata sede.

Risarcimento danni anche in favore dei corsisti Rosa Gallo, Rosaria Catalfamo, Loredana La Tella, Agata Celentano, Gabriella Mustica, Giuseppa Mantarro, Daniela Piccione Cusmà, Letteria Muscolino, Domenico Giannetto.

Sanzioni amministrative per 140 quote da 500 euro nei confronti di Ancol. Per Elfi Immobiliare 700 euro per ciascuna delòe 350 quote. Sono 700 euro per 140 quote di Sicilia Service Srl e sempre 600 per 210 quote nei confronti di Centro Servizi Srl. Infine 300 eur per ciascuna delle 100 quote nei confronti di Associazione Pianeta Verde. Il tribunale ha ordinato la confisca delle somme di denaro e degli altri beni in sequestro  per un valore pari al profitto riguardante i delitti per cui è stata emessa la condanna o affermata la responsabilità dell’ente.

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