MESSINA. “Ci chiediamo come il sindaco ritenga che con un servizio in stile “call center” si possano risolvere le mancanze degli organi preposti, quando le numerosissime istanze, avanzate nell’interesse della comunità che siamo orgogliose di rappresentare, restano inevase sopra chissà quale scrivania”.

L’ennesima protesta contro il servizio whatsapp lanciato dal sindaco Cateno De Luca per segnalare degrado e comportamenti scorretti da parte dei cittadini, arriva da Debora Buda e Lorena Fulco, consigliere della quarta e quinta circoscrizione, che la questione la affrontano dal punto di vista prettamente legale.

Le due consigliere parlano di “attivazione di un sistema di segnalazioni via whatsapp che viola tutte le normative in materia di protezione dei dati personali e del GDPR europeo, dando vita a quella che potrebbe essere definita “caccia alle streghe 3.0”, addirittura con la promessa irrealizzabile di sconti o esenzioni sui tributi locali”.

Chiarite le perplessità sulla legittimità del mezzo (sul quale il dirigente Domenico Signorelli si è sentito in dovere di spiegare che l’utilizzo dei dati sensibili dipende dal gestore e non dal Comune), Buda e Fulco spiegano che “Abbiamo protocollato, nel corso del nostro primo anno di attività, un numero di segnalazioni superiore a trecento, premurandoci di destinarle al Dipartimento comunale competente al fine di agevolarne l’evasione. Entrambe, Consigliere appartenenti al movimento “Vento dello Stretto”, utilizzando i canali istituzionali come è nostro uso e costume, purtroppo abbiamo riscontrato disattenzione e mancanza di programmazione da parte di questa Amministrazione comunale, e ci preme precisare che a tali segnalazioni vanno aggiunti gli incontri con i Dirigenti di tutti i dipartimenti interessati e con gli Assessori al fine di ottenere risposte più rapide. Il Sindaco, anche in questa occasione, dimostra di preferire le false promesse e la tipica “sciacquazza” pur di accrescere la propria popolarità. In definitiva, ci chiediamo come il Sindaco ritenga che con un servizio in stile “call center” si possano risolvere le mancanze degli organi preposti, quando le numerosissime istanze, avanzate nell’interesse della comunità che siamo orgogliose di rappresentare, restano inevase sopra chissà quale scrivania”.

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